Siena - Colle Valdelsa - Montalcino

Don Gabbricci, lo sport come veicolo di evangelizzazione

Intervista al sacerdote che è direttore dello storico ricreatorio del Costone a Siena e cappellano della Nazionale italiana di calcio

Don Massimiliano Gabbricci

Nel cuore di Siena, il ricreatorio Pio II del Costone continua a essere un punto di riferimento per la comunità, mantenendo viva una tradizione ultracentenaria e adattandosi alle sfide dei nostri tempi. Alla guida di questa realtà da due anni c’è don Massimiliano Gabbricci, sacerdote energico e appassionato di sport, che considera uno straordinario «veicolo di evangelizzazione». Il suo impegno si divide tra la direzione del ricreatorio e il ruolo di cappellano della Nazionale italiana di calcio, due esperienze con le quali intende creare comunità, educare i giovani e costruire ponti con il territorio.

Don Massimiliano, quali sono le principali attività del ricreatorio Pio II del Costone che dirige da due anni?

«Il mio compito come direttore è tenere in ordine le strutture e programmare le attività dell’oratorio, che si intrecciano con molte realtà: la società di ginnastica Fides Costone 1904, la parrocchia dell’unità pastorale duomo con il catechismo, l’attività teatrale, e il gruppo scout Siena 1, di cui sono assistente. Un elemento distintivo è il Baskin Costone, dove giocano ragazzi con disabilità: un’esperienza unica che ci arricchisce molto. Inoltre, il Costone è la sede legale del Csi di Siena, un’opportunità per immaginare nuove attività sportive. E poi c’è il basket praticato al Palaorlandi dove ospiteremo anche alcuni eventi per il Giubileo».

Qual è il legame tra la dimensione oratoriale e lo sport praticato al Costone?

«L’identità del Costone è profondamente radicata nello spirito oratoriale, una tradizione costruita da sacerdoti e laici nel corso di oltre un secolo. Anche durante il convegno Unasci sui 120 anni della Fides Costone, ho ricordato che fare sport al Costone non è solo un’attività, ma un’esperienza di crescita umana e cristiana. Questo spirito ha lasciato un’impronta nella vita della città: quasi ogni famiglia senese ha un legame con il nostro ricreatorio».

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Come si affronta la sfida di aggregare giovani in un centro storico che ne conta sempre meno?

«La diminuzione di giovani nel centro storico è una realtà che richiede creatività e impegno. Durante i campi estivi e parrocchiali, ci sforziamo ad esempio di creare sinergie con il territorio, coinvolgendo i ragazzi in attività come cacce al tesoro per le vie, visite ai luoghi sacri della città e collaborazioni con le Contrade per campi scuola e tornei. È un percorso impegnativo, ma fondamentale per favorire un’educazione umana e cristiana integrale».

La sinergia con il territorio sembra essere un elemento chiave per il futuro del Costone.

«Assolutamente. Come ci ricorda spesso il cardinale Lojudice, oggi l’autosufficienza non ha più senso. Serve una dimensione creativa per testimoniare il Vangelo, come suggerisce il Papa. Ad esempio, abbiamo organizzato una Via Crucis dei ragazzi coinvolgendo tutte le parrocchie del centro storico. Il nostro obiettivo è essere “sale della terra e luce del mondo” in ogni ambito, e ciò richiede apertura e collaborazione».

Come sta proseguendo la sua esperienza come cappellano della Nazionale italiana di calcio?

«È un incarico molto arricchente. Con il commissario tecnico Luciano Spalletti, anche lui toscano, ho instaurato un’ottima relazione, e lo stesso vale per il suo staff. Ho partecipato agli ultimi ritiri, compreso quello di novembre, prima delle partite di Nations league. Spesso si pensa al calcio professionistico come a un ambiente distante, ma ho trovato un grande spessore umano. I giocatori, prima di tutto, sono ragazzi. Tra loro ho costruito bei rapporti, come quello con Gigio Donnarumma. Questo ruolo mi ha permesso non solo di dare, ma anche di ricevere molto in termini di umanità e spiritualità. Non dimentico mai chi ha segnato il mondo del calcio e il mio cuore, come Davide Astori e Gianluca Vialli, che rimangono esempi indelebili».