Firenze

Morte Adele Corradi: mons. Gambelli, Barbiana diventò il suo mondo

L’omelia dell’arcivescovo di Firenze per i funerali della professoressa amica di don Lorenzo Milani. Card. Betori, Barbiana fu una scuola ma ancor più una famiglia

Adele Corradi

“La Scuola di Barbiana è stata non solo un luogo in cui i poveri venivano accolti, ma dove si insegnava loro che la Beatitudine dell’insegnamento, della conoscenza, della cultura, li metteva in condizione di capire perché lo erano, e di conseguenza che ciò che sapevano poteva renderli davvero liberi”. Lo ha detto monsignor Gherardo Gambelli, arcivescovo di Firenze nell’omelia durante i funerale di Adele Corradi, la professoressa amica di don Lorenzo Milani, morta sabato scorso a 99 anni. Le esequie sono state celebrate nella chiesa di San Salvatore al Monte a Firenze. Secondo l’arcivescovo la scuola di Barbiana per la professoressa Corradi “diventò il suo mondo”.

Al termine della cerimonia Funebre è stato letto anche un messaggio dell’arcivescovo emerito di Firenze, il cardinale Giuseppe Betori e anche lui ha sottolineato come Barbiana per Adele Corradi diventò una famifglia.

De seguito l’omelia dell’arcivescovo Gambelli e a seguire il messaggio del card. Betori

Forse non c’è in tutta la Scrittura un testo più difficile di quello che abbiamo appena letto. Non tanto per la semplice bellezza delle parole del Signore Gesù, che dichiarano l’amore del Padre per tutti coloro che soffrono, il bisogno come la difficoltà, il dolore come la privazione, l’oscurità come la solitudine. Le parole della consolazione sono limpide e efficaci, perché vengono da un Dio che soffre insieme agli esseri umani, uomo Egli stesso. La difficoltà scaturisce dal vedere un mondo in cui i poveri non solo non vengono consolati, ma li si fa soffrire ancora di più nell’indifferenza, nella rimozione della loro presenza, nelle culture che li dichiarano colpevoli di esserlo. A volte ci sembra non ci sia Parola del Signore così poco vissuta e praticata.

La Scuola di Barbiana è stata non solo un luogo in cui i poveri venivano accolti, ma dove si insegnava loro che la Beatitudine dell’insegnamento, della conoscenza, della cultura, li metteva in condizione di capire perché lo erano, e di conseguenza che ciò che sapevano poteva renderli davvero liberi. Perché è Dio stesso che ci educa nelle condizioni per cui siamo poveri, piegati su noi stessi come ci dice l’etimologia della parola biblica per indicarli, anawim. E non perché Dio voglia lasciarci in questa condizione di limitazione e infelicità: san Paolo lo dice chiaramente, “quando sono debole è allora che sono forte”. La rinuncia alla forza umana per scegliere la vera forza dell’amore è la via per uscire dalle condizioni negative dell’esistenza, l’Esodo verso la terra di benessere che è parte integrante della promessa divina. Don Lorenzo lo aveva capito e con la sua vita ha espresso la beatitudine del riscatto di chi viene ignorato, resta indietro, soffre la marginalità. Per i cristiani la povertà è un contesto teologico, serve a dire Dio in pienezza. Per questo Barbiana non è solo dove si studiava: ma è diventato un evento da studiare, un dono di Grazia, e quindi di intelligenza, per la Chiesa e per il mondo.

Adele Corradi arriva a Barbiana da un altro mondo, quello di un privilegio sociale non diverso da quello del Priore. Ma la farà diventare il suo mondo, a cui è stata legata per tutto il resto della sua vita. Il suo contributo alla Scuola è stato soprattutto la sua umanità, la premura, l’attenzione. In particolare il metodo della scrittura collettiva l’ha vista partecipare alle grandi prospettive degli ultimi anni di Barbiana, quelli della malattia e del percorso verso la morte di don Lorenzo. Gli anni della Lettera ai giudici, il carteggio raccolto ne “L’obbedienza non è più una virtù”, della “Lettera a una professoressa”. Ma ha continuato a vivere la scuola nel resto dei suoi anni. Non solo come insegnante alle scuole statali, ma rimanendo un punto di riferimento a tutte e tutti coloro che hanno studiato questa esperienza meravigliosa, che, come si scrive alla classe del maestro Mario Lodi, “ci difende” di fronte a questa realtà così dura, così ostile. Chi l’ha conosciuta personalmente ha molti motivi di riconoscenza nei suoi confronti. Per le memorie che ha raccolto nel suo libro “Non so se don Lorenzo”, per la sua intelligenza vivace e acuta, che, al pari del Priore la rendevano una persona divertente, nel modo più bello con cui si può intendere l’aggettivo. Così infatti definiva don Milani: “la persona più divertente che abbia mai conosciuto”. Una scuola in cui, per alcuni anni, hanno condiviso l’insegnamento, e che ci dimentichiamo sempre di definire come una scuola in cui si andava volentieri, nonostante le difficoltà per farlo, una scuola condotta da una comunità educante, con persone come Eda Pelagatti, che ha anche lei insegnato con semplicità, ai ragazzi e le ragazze lezioni di vita essenziali, una scuola che educava alla gioia. Perché educava alla Beatitudine.

Don Lorenzo scriverà che gli alunni di Barbiana gli hanno insegnato a vivere, e che ciò era poca cosa rispetto a quello che lui aveva insegnato a loro. Tutte le scuole si spopolano nel corso degli anni: possiamo pensare si ricostituiscano nel Regno dei Cieli, nella Beatitudine eterna.

Un ultimo pensiero: forse non a caso salutiamo Adele nel giorno della giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Perché cessi questo orrore, sappiamo bene che si deve concretamente porre in atto questo grande dono dell’educazione e dell’intelligenza, in specie quella femminile, e non consentire ad alcuno di disprezzarla, sminuirla o spengerla.

Il messaggio del card. Betori:

Con queste parole, che ho chiesto di leggere al termine delle esequie, desidero partecipare al ricordo di Adele Corradi che oggi è stata affidata al Signore dal vescovo Gherardo, circondata dall’affetto di tutti voi che l’avete conosciuta e stimata. Sono parole che vogliono esprimere gratitudine per una donna che ha offerto vicinanza e sostegno a don Lorenzo Milani a Barbiana.

Dato che non si può definire Barbiana solo una scuola, oggi ricordiamo con gratitudine non solo una delle sue insegnanti, ma una presenza che ne ha alimentato l’identità, unica nel tempo e termine di severo confronto per ogni nostro sforzo di testimonianza cristiana e di servizio educativo. Barbiana è stata certamente una scuola, ma più ancora è stata una famiglia, un porto di partenza per tanti lidi, una comunità di fede, di vangelo vissuto.

Per questo, consegnando Adele Corradi alla misericordia divina, la prendiamo come esempio: una donna che ha servito con amore i poveri, che ha indirizzato ai significati dell’esistenza le ragazze e i ragazzi a cui ha insegnato, che ha vissuto la fede nel Signore Risorto servendo la sua Parola di pace, attraverso le parole che servono a capire e a comunicare.

Adele Corradi ha capito, forse come nessuno, l’amore radicale di don Lorenzo Milani per il suo piccolo popolo, reso grande da quanto ha appreso. Ha condiviso con Barbiana gli anni più difficili, quelli della malattia del priore e dell’ostilità verso il suo pensiero. L’ha fatto con grande intelligenza e sensibilità, che sovente diventava arguzia benevola e sempre acutezza di giudizio.

Il Regno di Dio si definisce “in itinere”, attraverso i luoghi in cui è soffiato lo Spirito e la sua voce è stata accolta. Di certo a Barbiana la sua voce è stata chiara e ci ricorda che tutti chiama a esprimere il nostro meglio, ci chiama a vivere nella santità.

Nel mistero dei santi entra oggi Adele, e ad accoglierla, accanto al Signore, troverà don Lorenzo. La loro testimonianza continui a fare scuola a noi dal cielo.