Cultura & Società

La Madonna del Parto, Cacciari: “Maria al centro del cosmo”

Intervista al filosofo veneziano autore de "La passione di Maria", il volume edito da il Mulino che si apre con un capitolo dedicato all'affresco di Piero della Francesca

"La Madonna del Parto" di Piero della Francesca

Due angeli aprono il sipario e disvelano la stupenda Madonna del Parto nell’affresco di Piero della Francesca visibile presso la sala espositiva dei Musei civici a Monterchi (in provincia di Arezzo). Una Madonna che mostra da quale ferita si generi Dio: ella è donna, ed è al centro del mistero dell’incarnazione. Non è un semplice mezzo attraverso cui si incarna lo spirito. Nella potente icona di Piero, Maria sostiene il suo grembo pieno e si slaccia la sua veste per rendere manifesto l’enigma: la sua figura ci appare così naturale e vera, perfetta e divina al tempo stesso. È un cosmo che genera, che si apre e che dona. Il grido che ella pronuncia partorendo si ripeterà in quello sotto la Croce, e poi di nuovo – ma forse di gioia – nel momento dell’Assunzione. Nell’immagine di questa donna vi è attesa, promessa, angoscia, speranza, abbandono, che si uniscono senza confondersi e senza età. E il Figlio è il suo bimbo, suo fratello o il suo sposo.

È un’opera rivoluzionaria, un’icona della cristianità che sempre c’interroga quella della Madonna del Parto, protagonista del primo capitolo del volume, da pochissimi giorni in libreria, che il filosofo Massimo Cacciari dedica a La passione secondo Maria (il Mulino, pagine 136, euro 15).

Cacciari, professore emerito di Filosofia all’Università San Raffaele di Milano, prosegue con questo volume la sua riflessione sulla figura di Maria, iniziata nel 2017 con «Generare Dio» pubblicato nella stessa collana «Icone».

Professor Cacciari, la Madonna del Parto è un dipinto unico nel suo genere. Perché?
«La Madonna del Parto è un’immagine di Maria del tutto originale. È la Madonna che esplicitamente esibisce la sua gravidanza con quel taglio nel vestito perché appunto il grembo le è ormai prossimo al momento del parto. Ma la cosa straordinaria è la combinazione tra l’umanità di questa figura e del suo gesto e la composizione in cui essa emerge. La composizione in cui è inserita è un simbolo potente sottolineato anche dal gesto degli angeli che scoprono un vero e proprio tabernacolo nel quale è collocata la figura di Maria. Gli angeli, uguali nell’aspetto e distinti nel colore dell’abito, l’uno verde di speranza, l’altro affocato di amore, alzano la tenda e finalmente ci lasciano vedere».
Qual è la reale particolarità di quest’opera?
«L’immagine della Madonna del Parto ha una potenza straordinaria perché non si dispone affatto in modo piatto, è un solido dentro al quale appare e si pone la figura di Maria, è un solido platonico – naturalmente noi sappiamo del rapporto tra Piero della Francesca con don Luca Pacioli e la sua grande sapienza geometrico -matematica – ma la cosa straordinaria è la composizione dell’umanità di questo gesto di Maria. Quindi la costruzione inserisce questa figura in un grande solido, un dodecaedro, che per Platone è il simbolo del cosmo, un grande solido a dodici facce e la figura di Maria è il centro del cosmo».
L’immagine della Madonna del Parto riunisce in sé ed esprime varie caratteristiche…
«La Donna del parto è l’immagine suprema della misericordiosa, di giustizia che intende salvare e non punire, indisgiungibile da pietas poi espressa da Piero anche nell’altro suo celebre quadro mariano della Madonna della Misericordia. La Donna del parto matura anche in sé il misericordioso, genera misericordia per tutti, nel senso radicale che il termine assume nel linguaggio evangelico. Indicando il taglio al centro del proprio corpo, che è il centro del cosmo, ed è certo anche ferita, ella è perfetta odigitria, colei che mostra il cammino. E tuttavia, con la stessa misura in cui la sua figura si rivela, la Donna esprime anche il proprio dolore. Dolore naturale del parto e pena per la sofferenza che verrà e di cui lei non può non avere presagio. Maria è il nome della Donna, colei che darà alla luce il figlio che “sta fuori”, che compirà la sua strada quasi ignorandola. È anche la ferita di Maria quel taglio. Il vincolo d’amore, che tutto qui collega secondo perfette misure, non lo nasconde affatto. Verranno tagli ancor più laceranti, quelli da cui attendiamo invano, o attendiamo soltanto, che qualcosa esca o che a qualcosa diano accesso. L’evento, il parto che ella attende, le vicende che seguiranno, stanno nel cosmo che si concentra in lei e che da lei irradia».
In cosa è credibile ancora oggi, anche per un non credente, la figura di Maria di Nazareth?
«Non è credibile in niente perché il nostro mondo l’ha completamente dimenticata. Non è credibile perché non ci crediamo sennò ci comporteremmo diversamente in tutte le espressioni della nostra vita sociale e politica. Quella di Maria è una figura che contraddice ogni invidia e ogni gelosia, una figura di misericordia e di amore perfettamente gratuito: che cosa abbiamo a che spartire con questa figura? La speranza è che riusciamo a guardarla non solo come un’opera estetica, ma consapevoli che quella bellezza nasce anche come pathos spirituale, religioso e filosofico».