Il film: “Eterno visionario”, la lotta tra genio artistico e quotidiana sofferenza
Seppur senza suscitare particolari emozioni, la pellicola di Michele Placido sa restituire tutta la passione del regista per l’opera del drammaturgo siciliano
Nella gelida notte dell’8 dicembre 1934, un treno è in partenza dalla stazione di Amburgo alla volta di Stoccolma. A bordo viaggia Luigi Pirandello che tra due giorni riceverà il premio Nobel per la letteratura. È l’incipit di Eterno visionario, il film che Michele Placido ha realizzato sull’ennesima trasposizione sul grande schermo della vita del grande scrittore siciliano, in cui il viaggio alla volta della capitale svedese diventa il filo conduttore di una narrazione che interseca su vari piani temporali gli episodi di una vita. Un’esistenza, quella del drammaturgo di Girgenti (un Fabrizio Bentivoglio piuttosto somigliante, fortunatamente senza eccessi dialettali), che possiamo definire teatrale a tutto tondo e che, di volta in volta, va in scena sul palcoscenico della casa, del teatro, della vita. Accompagnato dal fido agente/assistente Saul Colin, durante l’attraversata di mezza Europa, Pirandello traccia così un bilancio della propria vita, della propria arte, dei suoi successi ma anche dei suoi fallimenti.
Dalla visione di Eterno visionario esce un quadro complesso di un artista che trova nella scrittura teatrale una via di fuga dalla fatica dell’esistenza ma anche una chiave di lettura dei tormenti che gli causa il rapporto con le donne, dall’adorata musa ispiratrice Marta Abba, alla folle e temuta moglie Antonietta. Tratto dal romanzo Il gioco delle parti. Vita straordinaria di Luigi Pirandello di Matteo Collura (che ha collaborato con Placido alla sceneggiatura), Eterno visionario è un film che racchiude la sua ragione d’essere nella messa in scena del rapporto tra arte e vita, tra il volto e la maschera, tra la razionalità e la passione dell’artista. La regia di Michele Placido è lineare, senza sbavature ma, allo stesso tempo, non sempre arriva al cuore dello spettatore, anche per alcune scelte stilistiche che lasciano talvolta perplessi. Come puntare troppo l’indice sul presunto legame tra le intuizioni dell’artista e le controverse visioni familiari. Placido, che nella sua lunghissima attività di regista ha attraversato molti generi, confrontandosi con il film biografico non nasconde il sentirsi accomunato a Pirandello da un azzardato parallelismo tra la propria vecchiaia d’artista e quella dell’artista che omaggiò il cinema con Quaderni di Serafino Gubbio operatore, e sull’essere entrambi debitori del loro successo ad una musa ispiratrice, Marta Abba per lo scrittore siciliano, Federica Luna Vincenti, la sua interprete, per il regista pugliese (e compagna nella vita). Senza dubbio da salvare, invece, l’appassionato amore che attraverso Eterno visionario Placido dimostra di possedere ancora per il palcoscenico in generale e per il cinema in particolare, con il mancato film diretto da Murnau come mortificazione della settima arte alla quale la macchina da presa partecipa con immenso dolore.
Così come Eterno visionario si riscatta come messa in scena del coraggio artistico di un autore che volle sfidare le convenzioni, le epoche, i benpensanti, il successo facile al quale sarebbe andato incontro se avesse seguito le mode dell’epoca. La pellicola è anche un’occasione interessante per rivedere brani tratti da Nostra dea, da Diana e La Tuda, dai già citati Sei personaggi in cerca d’autore. Fino alle riprese del film Fu Mattia Pascal la cui lavorazione, avvenuta nell’autunno del 1936 dal regista francese Pierre Chenal, venne seguita con estremo interesse da un Pirandello ormai gravemente ammalato.
ETERNO VISIONARIO di Michele Placido. Con Fabrizio Bentivoglio, Valeria Bruni Tedeschi, Federica Luna Vincenti, Giancarlo Commare, Aurora Giovinazzo, Michele Placido
Produzione: Goldenart Production, Rai Cinema, GapBuster; Distribuzione: 01 Distribution; Italia, Belgio, 2024
Drammatico, Biografico; Colore
Durata: 1h 52min