Italia

Dai lavoratori immigrati l’8,8 per cento del Pil italiano

Secondo il rapporto della Fondazione Moressa sono 5,1 milioni gli stranieri residenti nel 2023 in Italia. Hanno inviato 8,2 miliardi di euro a sostegno delle famiglie nei Paesi d’origine

Sono 5,1 milioni gli stranieri residenti nel 2023 in Italia (8,7% della popolazione totale). La presenza straniera è mediamente più giovane (35,7 anni stranieri / 46,9 anni italiani) e offre un contributo positivo nel contrastare l’inverno demografico in corso: tra gli stranieri vi sono 10,4 nati ogni mille abitanti e 1,9 morti; tra gli italiani, 6,3 nati e 13,1 morti per mille abitanti. Significativo anche il numero di stranieri “naturalizzati” italiani: 213mila nel 2023, per un totale di 1,5 milioni negli ultimi 10 anni. È quanto emerge dal Rapporto annuale 2024 sull’economia dell’Immigrazione, curato dalla Fondazione Leone Moressa, che sarà presentato domani al Viminale e alla Camera dei deputati.

Il tasso di occupazione degli stranieri nel 2023, viene sottolineato, torna ai livelli pre-Covid (61,6%). Gli occupati stranieri sono 2,4 milioni (10,1% del totale). Tra il personale qualificato gli stranieri salgono al 29,2%, mentre tra le professioni qualificate e tecniche sono appena il 2,5%, segno di una forte segmentazione del mercato del lavoro. I lavoratori immigrati producono 164,2 miliardi di valore aggiunto, dando un contributo al Pil pari all’8,8%, con picchi superiori al 15% in agricoltura e costruzioni.
Secondo le previsioni Unioncamere-Excelsior, nel quinquennio 2024-2028 le imprese italiane avranno bisogno di 3 milioni di nuovi occupati (esclusa la Pubblica amministrazione), di cui 640mila immigrati (21,3%). Il fabbisogno di manodopera in Italia – si legge in un comunicato – dipenderà per l’80% dal ricambio legato ai pensionamenti e solo per il 20% alla crescita economica. Nelle Regioni del Centro-Nord la percentuale di immigrati sul fabbisogno totale supera il 25%, con punte del 31% in Toscana e Trentino Alto Adige.

Nel 2023 gli immigrati in Italia hanno inviato 8,2 miliardi di euro a sostegno delle famiglie nei Paesi d’origine. Considerando le rimesse “informali” (es. consegne a mano o regali), il volume complessivo potrebbe arrivare a 12 miliardi. Rapportando questo dato alla popolazione straniera residente, mediamente ciascun immigrato ha inviato in patria 133 euro al mese. Valori che aumentano tra i cittadini del Bangladesh (558 euro mensili) e del Pakistan (393 euro mensili).

I dati diffusi mettono in evidenza come continui l’espansione degli imprenditori immigrati. Nel 2023 sono stati 776mila (10,4% del totale): in dieci anni (2013-23), gli immigrati sono cresciuti (+27,3%) mentre gli italiani sono diminuiti (-6,4%). L’incidenza più alta è registrata al Centro-Nord e nei settori di costruzioni, commercio e ristorazione.

Il Rapporto segnala poi che i contribuenti immigrati in Italia sono 4,6 milioni (11,0% del totale) e nel 2023 hanno dichiarato redditi per 72,5 miliardi di euro e versato 10,1 miliardi di Irpef. Rimane alto – si legge in un comunicato – il differenziale di reddito pro-capite tra italiani e immigrati (oltre 8 mila euro annui di differenza), conseguenza diretta della struttura occupazionale. Confrontando le entrate per lo Stato (gettito fiscale e contributivo) con la spesa pubblica per i servizi di welfare, il saldo per la componente immigrata è positivo (+1,2 miliardi di euro): gli immigrati, prevalentemente in età lavorativa, hanno infatti un basso impatto sulle principali voci di spesa pubblica come sanità e pensioni.