Vita Chiesa

7 ottobre: le parole del card. Pizzaballa

Nella giornata di silenzio, digiuno e preghiera per la pace il Festival Francescano propone la visione della conferenza del patriarca latino di Gerusalemme

conferenza card Pizzaballa foto Annalisa Vandelli

“Dobbiamo essere tra quelli che vogliono continuare a scommettere sul desiderio di bene per tutti”. Queste alcune delle parole pronunciate domenica 29 settembre in piazza Maggiore a Bologna dal card. Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme. Ora, nel primo anniversario del 7 ottobre 2023, giornata che ha segnato l’escalation del conflitto in Medio Oriente, il video della registrazione dell’intervento del card. Pizzaballa sarà pubblicato nel canale YouTube del Festival Francescano.

Una pubblicazione voluta dal Festival Francescano stesso proprio nella giornata di preghiera e di digiuno voluta da Papa Francesco per invocare il dono della pace. Il card. Pizzaballa, uno degli ospiti più attesi della XVI edizione del Festival Francescano da poco conclusasi, era intervenuto sul palco di piazza Maggiore intervistato dal giornalista Nello Scavo, inviato speciale di Avvenire, in occasione dell’evento “Sotto riflettori spenti”. Un appuntamento con il sostegno di Cattolica Business Unit di Generali Italia che ha visto un grande successo di pubblico, accendendo la luce su conflitti dimenticati e guerre ben presenti nei mass media. Perché le situazioni di dolore non si contano, con la ferocia degli uomini che si scatena ancora di più là dove i riflettori sono o vengono spenti. Come avviene nella Striscia di Gaza in questi mesi, dove non possono entrare giornalisti e fotoreporter.

“In Terra Santa, i vecchi modelli istituzionali di coesistenza non funzionano più. C’è bisogno di nuovi modelli e di nuovi volti, perché non è possibile creare nuove prospettive con volti vecchi. Se c’è una cosa che si può comprendere dalla crisi attuale, dalla guerra terribile che stiamo vivendo in questo ultimo anno, è proprio che avremo bisogno di ripensare in modo serio e radicale i modelli di coesistenza per il futuro del Medio Oriente”, ha affermato il card. Pizzaballa. “Noi cristiani siamo pochi, ma questo non significa che non abbiamo niente da fare”, ha aggiunto. “C’è molto da fare, e non dobbiamo pensare che il mondo sia in attesa nostra: siamo noi che dobbiamo muoverci, superando tutti i reciproci pregiudizi e proponendo un linguaggio nuovo. La presenza dei cristiani oggi è molto importante. Alcuni ebrei e musulmani, non solo religiosi, recentemente incontrati, mi hanno detto: ‘Da soli non riusciamo a metterci d’accordo, però se voi ci siete possiamo incontrarci, perché la vostra presenza dà all’incontro una prospettiva completamente diversa’. In questo senso la presenza cristiana è importante, perché porta un linguaggio diverso, che non ha interessi politici immediati: noi cristiani possiamo portare un contributo importante e necessario nella riflessione e rielaborazione di quello che stiamo vivendo”. “Il male è potente, ma di fronte alla vita il male non può fare nulla. Questo cerco di dire alla mia gente in Terra Santa: se guardiamo solo il male, non vedremo altro che questo. Invece dobbiamo cercare di vedere e di dare spazio a tutti quei gesti di amore che ancora esistono dappertutto nel mondo, anche in Terra Santa. Sono questi gesti di amore la resistenza meravigliosa che non concede al male di avere la totalità della padronanza del mondo”.

“La parrocchia cattolica di Gaza è piccola: 600 persone su 2 milioni. Hanno perso tutto: casa, soldi, una trentina anche la vita. Vivono accampati nella vecchia scuola attorno alla parrocchia. Cucinano un paio di volte a settimana e questo deve bastare. Da un anno sono senza scuola e sotto i bombardamenti. Lì ho incontrato una comunità che soffre, ma nella quale in quattro giorni non ho mai sentito una sola parola di odio, di rancore e di vendetta. Un ragazzino che si preparava a ricevere la Cresima mi ha detto: ‘nel diluvio di Al-Aqsa, noi vogliamo essere l’arca di Noè’. Sono molto fiero della mia comunità”. “Non tutto è perduto. Questa guerra ha cancellato molte cose: nel dialogo interreligioso e istituzionale ci sono molte ferite da entrambi i lati. A livello istituzionale siamo paralizzati, ma nel territorio si stanno liberando prospettive che prima non avevamo, e questo è importante. Quando la guerra finirà riprenderemo queste relazioni: non necessariamente quelle che avevamo prima, ma si riprenderanno, noi ci saremo”. È possibile vedere l’intero intervento, dal 7 ottobre, sul canale You Tube del Festival Francescano.