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Israele e Hamas: Faltas, “Non possiamo permetterci di rimanere sotto le macerie di questa guerra”
Le parole del vicario della Custodia di Terra Santa nel suo intervento all’incontro “Immaginare la pace” promosso dalla Comunità di Sant’Egidio che si chiude oggi a Parigi
“Ci sentiamo ostaggi anche noi, sebbene possiamo apparire liberi. La guerra e le decisioni dei potenti ci braccano, impedendoci di progettare e di vivere serenamente. Siamo intrappolati in una spirale di vendetta e odio”. Lo ha detto il vicario della Custodia di Terra Santa, padre Ibrahim Faltas, nel suo intervento di ieri all’incontro “Immaginare la pace” promosso dalla Comunità di Sant’Egidio che si chiude oggi (dal 22) a Parigi. Dopo aver ricordato alcuni dei conflitti attualmente in corso in Ucraina, Sudan, Siria e non ultimo, in Libano, il francescano si è soffermato sulla guerra a Gaza, tra Israele e Hamas: “Questa a distrutto ogni principio umano. Oltre alla morte e alla devastazione di un intero paese, esiste una brutta situazione di ostaggi che ha causato immense sofferenze alle famiglie israeliane e ha diviso l’opinione pubblica, sia israeliana che internazionale. Sofferenze condivise. Soffre Israele, soffre Gaza, e soffriamo tutti noi che viviamo qui in Terra Santa, in un lembo di terra lacerato dalla guerra. Le madri israeliane piangono i loro figli scomparsi, mentre la popolazione civile di Gaza è ostaggio di un conflitto che non ha scelto. Queste persone vagano da nord a sud nella Striscia, cercando un riparo sicuro”. Da qui la domanda: “Quanto aiuto dobbiamo chiedere a Dio per ritrovare dignità, giustizia e perdono? Immaginare un futuro di pace non è solo un sogno, ma un atto di volontà e creatività. Dobbiamo agire per non lasciare la pace come un concetto astratto, ma viverlo ogni giorno, specialmente nella nostra comunità e nelle scuole”.
Padre Faltas si è detto fermamente convinto che “uno dei modi più efficaci per realizzare la pace sia attraverso l’educazione. Insegnare alle nuove generazioni la tolleranza, il rispetto e la comprensione delle diversità può creare una cultura della pace. Programmi scolastici che includono la storia delle diverse culture e il dialogo interreligioso possono contribuire a formare una generazione consapevole e impegnata per la giustizia sociale” così come avviene “nelle nostre scuole francescane”, dove, ha precisato, “abbiamo modellato e arricchito il progetto scolastico, tenendo presente che i bambini vivono in un’area di conflitto. Gli studenti sono musulmani e cristiani, con l’inclusione di bambini sordi e ciechi. Anche gli ebrei frequentano la nostra scuola di musica del Magnificat; per questo motivo, abbiamo inserito corsi di lingua ebraica e approfondito la conoscenza delle altre religioni”. Immaginare la pace, a piccoli passi, “a piccole azioni, costanti, giorno dopo giorno” che “aiutano i nostri studenti a costruire pilastri importanti e solidi per una nuova società. Questa società, pur nascendo e crescendo in un tempo di guerra e paura, ha una visione di speranza e possibilità concrete per costruire un futuro di pace e coesistenza tra i popoli”.
“Anche se non si intravede alcuno spiraglio di pace – ha concluso padre Faltas – dobbiamo rialzarci e continuare lungo il cammino del dialogo, l’unico in grado di condurci verso la pace. Siamo figli di questo tempo, ma soprattutto siamo figli di Dio. Per amore della vita che ci è stata donata, uniti dalla preghiera, possiamo fare molto: rimanere al fianco dei fragili, dei più deboli, seminando azioni e segni di pace. Non possiamo permetterci di rimanere sotto le macerie di questa guerra. Anche noi custodiamo il sogno di pace, e solo noi possiamo farlo diventare realtà. Oggi siamo qui da tanti paesi diversi, siamo un solo popolo, facciamo nostro l’appello di Papa Francesco: Si ascolti la voce dei popoli che chiedono la pace”.
A Parigi padre Faltas, nel corso di una cena organizzata nell’ambito dell’incontro internazionale, ha visto anche il presidente francese Emmanuel Macron. Con il presidente, ha riferito lo stesso francescano al Sir, “abbiamo parlato delle preoccupazioni per la guerra, della sofferenza procurata ai popoli coinvolti e dell’importanza di preservare il patrimonio spirituale e culturale del popolo palestinese. Particolare riguardo è stato dato al ruolo della Chiesa, considerata un ponte tra i popoli, per il suo costante invito al dialogo e alla riconciliazione”. “Il presidente Macron – ha rivelato infine padre Faltas – ha espresso il suo desiderio di recarsi a Gerusalemme”.