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Giornalisti e credibilità, il corso organizzato da Ucsi Toscana

Mai come adesso la professione giornalistica chiede maggiore rigore e attenzione nell’esercizio delle sue funzioni. La deontologia non può mai abbassare la guardia e deve per forza confrontarsi con le novità espresse dalla contemporaneità come la produzione di notizie con l’intelligenza artificiale

Sara Bessi, presidente Ucsi Toscana, e Giampaolo Marchini, presidente Odg Toscana

Settembre è il mese in cui tradizionalmente l’Ucsi (Unione cattolica stampa italiana) della Toscana si ritrova a Quercianella (Livorno) per il corso di formazione Nuove reti, rinnovate professioni.

Il tema scelto per la dodicesima edizione del corso che si è tenuto venerdì 13 e sabato 14 settembre alla casa per ferie San Giuseppe, approvato dall’Ordine dei giornalisti della Toscana, è stato “L’algoritmo della credibilità per superare disinformazione e disaffezione tra giornalisti e l’opinione pubblica”.

La credibilità da sempre accompagna il lavoro del giornalista: senza credibilità non si offre un’informazione costruttiva e si rompe quel rapporto fiduciario che esiste tra chi esercita la professione ed i fruitori dell’informazione.

“Affrontiamo un tema che pare scontato, ma che scontato non lo è davvero – ha affermato Sara Bessi, presidente di Ucsi Toscana -. Specialmente in una fase di transizione e di innovazione come quello che l’informazione ha iniziato ad attraversare da almeno un decennio e che adesso si trova immersa già nell’epoca dell’intelligenza artificiale”.

L’invito a stare sempre attenti a un uso corretto dei nuovi strumenti da non demonizzare arriva da papa Francesco nel suo messaggio per la giornata mondiale delle comunicazioni sociali di quest’anno.

“Ed è ad una sua frase che ci siamo ispirati per declinare la nostra due giorni sotto l’ombrello dell’algoritmo della credibilità – ha sottolineato la presidente Bessi -. Francesco ci invita a non farsi manovrare e guidare dagli algoritmi. Perché? Perché così intende invitarci a mantenere viva e palpitante l’umanità che come una bussola deve continuare a guidarci nel mare magnum dell’informazione. Perché l’informazione sia accessibile e non discriminatoria, sia plurale e non dominata da un pensiero unico.  Perché l’informazione sia viatico di libertà e non di sopraffazione”.

Mai come adesso la professione giornalistica chiede maggiore rigore e attenzione nell’esercizio delle sue funzioni. La deontologia non può mai abbassare la guardia e deve per forza confrontarsi con le novità espresse dalla contemporaneità come la produzione di notizie con l’intelligenza artificiale.

Seguendo questo fil rouge, il corso è stato diviso in due momenti. Il primo giorno si è riflettuto partendo dall’etica per arrivare alla pratica: un exscursus fatto insieme al

presidente dell’Ordine dei giornalisti della Toscana Giampaolo Marchini, ad Anna Benedetto, segretaria del Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti della Toscana, che ha parlato della “Promozione della fiducia nel Testo unico di deontologia” e a  Marco Surace, giornalista del Post, che ha portato l’esperienza delle cose spiegate bene per creare fiducia tra giornalisti e fruitori dell’informazione.

Adriano Fabris, docente di Filosofia morale all’Università di Pisa, ha riflettuto sulla credibilità della professione giornalistica al tempo dell’intelligenza artificiale e Alessandro Andreini, consulente ecclesiastico di Ucsi Toscana, si è soffermato sul tema della verità da Pilato alla “Fratelli tutti”.

Alla ribalta nel secondo giorno di lavori sono state le “buone pratiche per il giornalismo del futuro”. Si è parlato di giornalismo costruttivo con Vincenzo Varagona, presidente nazionale Ucsi, Assunta Corbo, direttore responsabile di News48 e fondatrice di Constructive Network, e Sergio Barbaro, dell’Università di Sophia.

Insieme a Giuseppe Delle Cave (Ucsi) c’è stata anche la condivisione dell’esperienza messa a punto da alcuni giovani di Ucsi che hanno ideato una nuova bussola per i giornalisti di oggi che va oltre le tradizionali 5w. Per un giornalismo responsabile hanno ideato il giornalismo della 5M (dove M sta per “more”, “più”). Più domande, più fonti (More request, More sources), più tempo (More time), più linguaggi, più punti di vista (More languages, more points of view), più tutele, diritti, libertà (More legal protections, rights, freedom), più umanità (More humanity).

Domenico Mugnaini, direttore del settimanale Toscana Oggi, e Stefano Fabbri, già caporedattore Ansa sede centrale, hanno riflettuto sulle ricadute nel lavoro quotidiano per capire se le agenzie di stampa e la rivoluzione digitale sono ancora alleate per un’informazione corretta.