Cultura & Società
Premio Pieve, stasera il diario vincitore tra gli otto finalisti
Storie di guerra, di lavoro, di violenza e sopraffazione sulle donne, attraversano tre diari, tre memorie, due autobiografie tra i quali sarà nominato il vincitore, offrendo uno spaccato della società italiana del passato ma sempre attuale
Ultimo giorno di eventi per la quarantesima edizione del Premio Pieve Saverio Tutino di Pieve Santo Stefano (Arezzo). Questa mattina la Commissione di lettura coordinata dalla direttrice del premio Natalia Cangi incontrerà i diaristi della lista d’onore, autori di testi degni di nota ma non entrati in finale:
Maria Anici scelta da Rosanna Innocenti e Giada Poggini, Primo Carducci scelto da Antonio Magiotti e Riccardo Pieracci, Paolo Casalini scelto da Antonella Brandizzi e Natalia Cangi, Mario Ciacci scelto da Ivana Del Siena e Luisa Oelker, Elena De Luca scelta da Patrizia Dindelli, Wanda Montanelli scelta da Giulia Mori, Alberto Noli scelto da Elisabetta Gaburri e Valeria Landucci, Uliano Ragionieri scelto da Stefano Leandro. Interventi musicali Pieve Jazz Big Band.
Nel corso della mattinata saranno inoltre consegnati i Premi speciali:
Premio per il miglior manoscritto originale attribuito alla Famiglia Saint-Cyr per l’epistolario Il Carteggio salvato (1848-1942), migliaia di pagine scritte a mano, lettere scambiate tra loro dai quattro fratelli Carlo, Mario, Marta e Maria Anna e anche col padre. In mezzo la Prima guerra mondiale e il dopoguerra, l’emigrazione e l’amore, foto, poesie e romanzi. Una testimonianza splendida nella forma e nei contenuti, stratificata per decenni e che richiedeva, come per volontà dell’ultima esponente della famiglia, di essere “salvata”;
Premio speciale Giuseppe Bartolomei attribuito a Maria Camerini Scola per Alma sei ricca in amor, diari e memorie dal 1876 al 1924 che vanno a comporre un’opera monumentale, che copre quasi cinquant’anni di vita dell’autrice, una nobildonna di origini venete, primogenita del conte Giovanni e della contessa Luisa Raimondi di Podio. Sin dall’età di 12 anni, Maria avvia una cronaca fittissima della sua quotidianità, trascorsa per lo più tra le mura domestiche e nell’alveo della famiglia che costruisce insieme al barone Bartolomeo Scola di Creazzo, da cui avrà quattro figli. La salute dei propri cari e il tentativo di preservarli dalle malattie sono alcuni dei temi che ricorrono con maggiore frequenza nella testimonianza: tra le prove più difficili, la battaglia contro l’asma che vedrà soccombere il marito a soli sessant’anni, dopo un lungo periodo di sofferenze. I quaderni di Maria sono disseminati di pagine dolorose. A bilanciare le difficoltà e a riempire di significati l’esistenza di questa donna colta e ben istruita, che parla fluentemente diverse lingue, arriva soprattutto la curiosità intellettuale: la passione per la lettura ma soprattutto una naturale inclinazione per ogni forma d’arte, che ammira e pratica. Maria è infatti un’abile scultrice e pittrice, come testimoniano ancora oggi le opere che ha lasciato e che sono conservate in gran parte a Villa Scola Camerini in provincia di Vicenza.
Alle 16 sarà il momento del Premio Città del diario, quest’anno attribuito al regista Giorgio Diritti, per “per lo spessore del suo impegno civile e per l’incessante attenzione che dedica alle storie marginali. Il suo cinema affronta grandi temi dal valore universale, dall’identità culturale al disagio psichico, dalla libertà di espressione alla memoria, all’infanzia. Al contempo, il suo sguardo attento si è sempre posato sulle vicende degli oppressi, sulla natura delle comunità più circoscritte, fin dall’esordio con Il vento fa il suo giro e il successivo L’uomo che verrà, ricostruzione storica dell’eccidio di Marzabotto raccontato attraverso la visione corale di una comunità agricola”.
Infine gli otto racconti autobiografici finalisti chiudono il 40° Premio Pieve nell’ambito delle memorie in piazza, manifestazione condotta da Guido Barbieri, che sarà trasmessa in differita da Rai Radio3 A cura di Mario Perrotta e Paola Roscioli l’interpretazione di brani dai diari, di Andrea Biagiotti la lettura delle sintesi delle opere.
Gli otto finalisti Storie di guerra, di lavoro, di violenza e sopraffazione sulle donne, attraversano tre diari, tre memorie, due autobiografie tra i quali sarà nominato il vincitore, offrendo uno spaccato della società italiana del passato ma sempre attuale.
Albertina Castellazzi ripercorre i trentacinque anni della sua vita dal 1937 al 1972, cioè la strada verso l’emancipazione, la ribellione al ruolo di casalinga al quale il padre l’aveva destinata, con una determinazione che rimanda alla memoria di Maria Rossi, giovane donna negli anni ’65-‘90, che si sottrae alla violenza coniugale, subita nell’indifferenza di tutti, attraverso l’impegno politico e la ricerca di un lavoro indipendente; mentre appare lontana dalle profonde trasformazioni sociali del primo dopoguerra la Sicilia di Cosma Damiano Di Salvo, piccolo allevatore impegnato a cercar moglie.
Scrivono della, o durante, la Seconda guerra, Mario Morandi, consigliere dell’Istruzione nell’Albania conquistata dagli italiani nel 1939 poi funzionario fascista disoccupato nella capitale, che annota la sua crisi politica di idealista fascista che lo porta al rifiuto di aggregarsi alla Repubblica Sociale, fino agli anni drammatici di Roma città aperta; Guerrino Nati, sottufficiale di Marina nella Seconda Guerra, affida al suo diario l’indignazione per la gioia dei commilitoni nel giorno della resa italiana agli eserciti alleati e poi lo sconforto per la reazione tedesca, il desiderio di riabbracciare la figlia e la moglie Fly; l’ex capitano dell’esercito Giuseppe Trinchillo rievoca le vicissitudini del gruppo di sfollati di cui è alla guida dopo lo sbarco delle truppe alleate a Salerno, le violenze subite a opera dei nazisti durante il viaggio verso Roma occupata, dove trova la fame ma anche la solidarietà popolare e l’arte di arrangiarsi per sopravvivere.
Vite diversissime ma avventurose quelle di Giovanni Stefanolo e Rachele Venturin: lui, a cavallo tra fine Ottocento e inizi Novecento, calzolaio, pasticciere, salumiere, barbiere, muratore, cameriere, contabile, ufficiale dell’esercito, imprenditore, in un viavai tra l’Italia e l’estero e il costante impegno nel cercare e perdere i lavori; lei, cresciuta negli anni ’70 in una comunità keniota fondata dai suoi genitori, sogna una vita “normale” ma le sue scelte di adulta la conducono verso sempre nuove esperienze in Africa, Iran, Germania, Pakistan, Italia, fino all’aneurisma cerebrale dal quale si risolleverà grazie all’amore di un nuovo compagno e a una lunghissima riabilitazione.