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Scuola: l’invito ai docenti, “Abbiate il coraggio di educare”
Dal vescovo Campiotti, delegato Cet per la scuola, il messaggio per l'inizio dell'anno scolastico
«Educare oggi è difficile, ma non è impossibile. Il compito e la responsabilità di educare sono il compito e la responsabilità più grandi che una persona possa svolgere poiché il destinatario di questo compito è una persona umana perché sempre più si realizzi come una persona umana». Lo scrive il vescovo di Volterra Roberto Campiotti, delegato della Conferenza episcopale toscana per la scuola, in un messaggio rivolto agli insegnanti, a pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico, attraverso le pagine di Toscana Oggi sul numero in uscita in questi giorni. «È evidente – scrive mons. Campiotti – che nell’universo intero, non esista nulla di più prezioso di una persona umana. Per questo l’educazione è difficile, poiché normalmente le cose più grandi sono le più difficili». Secondo il delegato dei vescovi toscani per la scuola, «La domanda fondamentale che ogni educatore non può non porsi nei confronti dell’educando è la domanda sul suo destino: chi diventerà questo ragazzo che è affidato alle mie cure? Che cosa sarà di lui? Quale sarà il suo avvenire? Non solo nel senso di quale professione eserciterà, ma quale uomo sarà: se sarà capace di riconoscere ciò che è bene e ciò che è male e liberamente scegliere il bene; se sarà capace di dedicarsi liberamente a costruire una comunità giusta e rispettosa con le altre persone».
Educare allora, scrive Campiotti, «significa rendere l’educando una persona capace di pensare, capace di scegliere liberamente, capace di lavorare, capace di convivere con le altre persone; capace di un rapporto con Dio in cui trova la pienezza della vita, capace di vivere una buona vita su questa terra ma aperta e in cammino alla pienezza della vita eterna. Il vero pericolo dell’opera educativa è quello di non mantenere sempre la misura intera della dignità e della grandezza dell’educando». In questo, per il vescovo è utile la dimensione della fede: «La pianta per crescere necessita di una serie di attività e attenzioni perché sia possibile la crescita, ma la forza della crescita risiede nella pianta stessa. La stessa cosa avviene per la persona dei nostri ragazzi: chi li fa crescere? È la grazia di Dio che è Cristo. Ma questa potenza che fa crescere, ha bisogno della nostra collaborazione, perché i nostri ragazzi possano crescere nella loro umanità fino alla pienezza della sua misura». «I nostri ragazzi – conclude mons. Campiotti – sono destinati al bene e alla pienezza della vita, Dio stesso ha inscritto nella loro persona questo destino. Mediante la Chiesa Cristo può potentemente portare a compimento il loro destino se con coraggio pazientemente ci dedichiamo alla loro educazione guardando così con serena fiducia al loro futuro».