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Nicaragua: il Governo intensifica la repressione ed espelle la Commissione interamericana diritti umani
«Ora siamo davvero soli, chi ci difenderà?». Questo l'interrogativo che serpeggia e rimbalza sui social network all'interno dei movimenti che in Nicaragua continuano a opporsi al regime sempre più repressivo di Daniel Ortega, dopo la decisione presa ieri, nella tarda serata italiana, dal Governo di Managua: espellere i Commissari della Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh), che era presente dallo scorso giugno nel Paese, dopo l'attivazione del Meccanismo speciale di osservazione della situazione in Nicaragua (Meseni).
L’Esecutivo ha convocato ieri alle 15 (ora locale) la rappresentanza della Cidh per comunicare la sospensione temporanea della sua presenza nel Paese, accusando l’organismo di poca obiettività.
La data di ieri era fortemente simbolica: si ricordavano infatti gli otto mesi dall’inizio delle proteste e proprio la Cidh aveva condannato, prima di essere convocata dal Governo, «l’intensificazione» della cosiddetta «quarta tappa della repressione statale», caratterizzata «dall’incremento delle aggressioni e degli attacchi contro i giornalisti, dagli arresti e dai processi sommari dei leader, dei difensori dei diritti umani e degli oppositori, dall’espulsione arbitraria di persone naturalizzate o residenti per la loro partecipazione alle proteste». Secondo la Cidh in questi otto mesi la repressione del Governo ha causato almeno 325 vittime, 2mila feriti, 550 arresti, 300 licenziamenti di medici e 80 espulsioni di studenti dalle università.
La Cidh in un comunicato afferma che il Meseni continuerà i suoi lavori dalla sede centrale di Washington, «in contatto permanente con le organizzazioni della società civile e con i movimenti sociali». Negli ultimi giorni ci sono stati vari segnali che la repressione sta salendo di tono, tra cui le crescenti minacce ai giornalisti indipendenti e in particolare al direttore del giornale «El Confidencial» Carlos Chamorro. La redazione del giornale è stata oggetto di un blitz delle forze governative e alcuni giornalisti della testata sono stati malmenati dalle forze speciali del regime.