Papa Francesco

Papa: Corpo di Cristo dà speranza

E vince l’arroganza di chi si abbuffa a danno dei poveri

Piazza San Pietro all'Angelus

Di seguito le parole di Papa Francesco che ha commentato la liturgia di oggi prima della recita dell’Angelus

Oggi il Vangelo ci parla di Gesù, che afferma con semplicità: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo» (Gv 6,51). Davanti alla folla, il Figlio di Dio si identifica con l’alimento più comune e quotidiano, il pane: “Io sono il pane”. Tra coloro che ascoltano, alcuni si mettono a discutere (cfr v. 52): come può Gesù darci da mangiare la propria carne? Anche noi oggi ci poniamo questa domanda, però con meraviglia e con gratitudine. Ecco due atteggiamenti sui quali riflettere: meraviglia e gratitudine, davanti al miracolo dell’Eucaristia.

Primo: la meraviglia, perché le parole di Gesù ci sorprendono. Ma Gesù sempre ci sorprende, sempre. Anche oggi, nella vita di ciascuno, Gesù sempre ci sorprende. Il pane dal cielo è un dono che eccede ogni aspettativa. Chi non coglie lo stile di Gesù resta sospettoso: sembra impossibile, addirittura disumano mangiare la carne di un altro (cfr v. 54). Carne e sangue, invece, sono l’umanità del Salvatore, la sua stessa vita offerta come nutrimento per la nostra.

E questo ci porta al secondo atteggiamento: gratitudine – primo, meraviglia, adesso, gratitudine –, perché riconosciamo Gesù lì dove si fa presente per noi e con noi. Si fa pane per noi. “Chi mangia la mia carne rimane in me e io in lui” (cfr v. 56). Il Cristo, vero uomo, sa bene che bisogna mangiare per vivere. Ma sa anche che questo non basta. Dopo aver moltiplicato il pane terreno (cfr Gv 6,1-14), Egli prepara un dono ancora maggiore: Lui stesso si fa vero cibo e vera bevanda (cfr v. 55). Grazie, Signore Gesù! Con il cuore possiamo dire: grazie, grazie.

Il pane celeste, che viene dal Padre, è proprio il Figlio fatto carne per noi. Questo alimento ci è più che necessario, perché sazia la fame di speranza, fame di verità, fame di salvezza che tutti noi sentiamo non nello stomaco, ma nel cuore. L’Eucaristia ci è necessaria, a tutti.

Gesù si prende cura del bisogno più grande: ci salva, nutrendo la nostra vita con la sua, e questo per sempre. E grazie a Lui possiamo vivere in comunione con Dio e tra noi. Il pane vivo e vero non è dunque un qualcosa di magico, no, non è una cosa che risolve di colpo tutti i problemi, ma è lo stesso Corpo di Cristo, che dà speranza ai poveri e vince l’arroganza di chi si abbuffa a loro danno.

Chiediamoci allora, fratelli e sorelle: ho fame e sete di salvezza, non solo per me, ma per tutti i miei fratelli e sorelle? Quando ricevo l’Eucaristia, che è il miracolo della misericordia, so stupirmi davanti al Corpo del Signore, morto e risorto per noi?

Preghiamo insieme la Vergine Maria, perché ci aiuti ad accogliere il dono del cielo nel segno del pane.