Massa Marittima Piombino
“Abbiamo bisogno di essere consolati”, il messaggio del vescovo Ciattini per l’Assunta
Le parole di mons. Carlo Ciattini: "Abbiamo bisogno di credere e sperare che la vita è vittoriosa, che la morte è sconfitta e con la morte è sconfitto tutto un mondo che continua a vivere, no, anzi, a morire, in quell’ombra che si crea quando voltiamo le spalle al Signore"
Ogni giorno i capi delle nazioni invocano la pace, eppure è un continuo proliferare di popoli in guerra in un crescendo di morte, distruzione, odio e divisione tra le genti.
Scriveva S. FREUD nel 1915 a proposito della Prima Guerra Mondiale: «Essa infrange tutte le barriere e le garanzie poste a tutela della persona e delle comunità in tempo di pace; non opera nessuna distinzione tra popolazione combattente e civile e viola ogni diritto di proprietà, […] abbatte quanto trova nella sua strada, con una rabbia cieca e come se dopo non dovesse più esserci un avvenire di pace tra gli uomini. […] Spezza i rapporti di comunità e divide i popoli, lasciando dietro di sé un tal rancore da rendere impossibile per molti anni una loro ricostituzione».
Una carneficina così non si era mai vista in Europa e nel mondo; purtroppo tale macabra realtà fu presto superata dalla seconda guerra mondiale che, per precise motivazioni di ordine storico, fu il naturale prolungamento della prima. (Considerazioni attuali sulla guerra e la morte, 1915, Torino 1976, pp. 123,126; cit. in G. Sale, A cento anni dall’inizio della Prima Guerra Mondiale Civiltà Cattolica 2014, vol. II).
Oggi, insieme a tanti uomini e donne di buona volontà, operai onesti e generosi al servizio dell’uomo, viviamo purtroppo immersi in questa eredità profetizzata da Freud: «Abbatte […] con una rabbia cieca disperando in un avvenire di pace tra gli uomini. […] Spezza i rapporti […] lasciando dietro di sé un tal rancore da rendere impossibile per molti anni una loro ricostituzione».
E questo ci tenta di pessimismo fino a farci pensare che non possa esserci un avvenire di pace, avvertendo come l’egoismo la fa da padrone nelle case, nelle strade e nei palazzi una volta adibiti a servire la cosa pubblica. Il rancore e la rabbia segnano i rapporti tra gli uomini e li fanno sordi ai bisogni degli ultimi.
Perché vi dico questo? Perché furono queste tragedie che guardarono alla Chiesa come a una madre e reclamarono speranza e così l’umanità fu consolata dall’annuncio antico e sempre nuovo che la morte era sconfitta, che la barbarie e le crudeltà subite erano consolate, dunque un annunzio di risurrezione.
Il venerabile Pio XII confermò quello che il popolo di Dio fin dai primi secoli aveva sempre creduto e celebrato: «L’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo».
Sulle tenebre di quegli anni esplose tanta luce. Un’esplosione che non distrugge, ma ricostruisce le coscienze e rigenera uomini e donne nuove.
Carissimi, oggi abbiamo bisogno di essere consolati, abbiamo bisogno di credere e sperare che la vita è vittoriosa, che la morte è sconfitta e con la morte è sconfitto tutto un mondo che continua a vivere, no, anzi, a morire, in quell’ombra che si crea quando voltiamo le spalle al Signore.
Non sono i nostri giorni come quelli e non preannunziano ore terribili? Scrive il Santo Padre: «Il mondo è attraversato da un crescente numero di conflitti che lentamente trasformano quella che ho più volte definito terza guerra mondiale a pezzi in un vero e proprio conflitto globale».
È necessario allora celebrare l’Assunzione di Maria, attingere a questo evento meraviglioso, come a una sorgente, quella speranza viva in cui immergerci per combattere per la vita, sapendo di un oltre che è presenza formidabile che ci restituisce il gusto di essere uomini, la gioia di essere al mondo e non piuttosto cercare una smemoratezza nello sballo: violenza, sopraffazione, calunnia, distruzione dell’altro e alla fine autodistruzione.
In questa calura estiva quasi ricalchiamo i passi dei nostri fratelli ebrei. Infatti, nella tradizione ebraica si commemora, a metà di agosto, la «festa delle capanne» che per la cultura giudaica è un modo per ricordare i morti e la risurrezione dei corpi proprio come ci indica la festa dell’Assunta a noi cattolici.
Questa visione diviene presenza nella nostra vita della luce e della forza di Dio che ci rende liberi e al tempo stesso responsabili della nostra e della altrui vita. Ci chiama a trafficare e a godere i doni che il Signore ci ha dato e a riporre la nostra speranza in Lui e non in noi stessi, come ha fatto Maria. «Maria è morta per il desiderio di stare con suo figlio». Un gesto che l’ha spinta a «morire d’amore» per stare accanto a Gesù (Giovanni Paolo II, Catechesi).
E questo l’ha condotta a Lui per sempre. Affidiamo alla Vergine i nostri propositi di stare con il Signore in ogni giorno e in ogni luogo del nostro pellegrinaggio per stare con Lui per sempre:
«O purezza delle Vergini, corifea dei beati,
Madre dell’edificio incrollabile della Chiesa,
Genitrice del Verbo immacolato di Dio,
rifugiandoci sotto le ali sconfinate di difesa della tua intercessione,
innalziamo le nostre mani verso di te,
e con indubitata speranza crediamo di essere salvati».
(San Gregorio di Narek, Panegirico alla Vergine)
A tutti il mio augurio di ogni bene e pace.
+ Carlo, vescovo