Il film: “La storia della principessa splendente”, l’antica fiaba giapponese rivive nell’ultima pellicola di un maestro
Dopo «Pioggia di ricordi», «Pom Poko» e «I miei vicini Yamada», a concludere la bella rassegna su Isao Takahata torna in sala anche il suo ultimo lavoro «La storia della Principessa Splendente», candidato agli Oscar come Miglior film d'animazione nel 2014
Per quanto in Occidente Studio Ghibli sia sinonimo di Hayao Miyazaki, c’è un altro nome che viene spesso ingiustamente ignorato, quello del co-fondatore Isao Takahata, grande sperimentatore nel mondo dell’animazione – anche più di Miyazaki, che è un narratore più “classico” – scomparso nel 2018.
Per concludere la rassegna di pellicole restaurate e distribuite alcune per la prima volta nelle sale italiane, la Lucky Red recupera «La storia della Principessa Splendente», ultimo capolavoro del maestro Takahata, ispirato alla fiaba popolare «Storia di un tagliatore di bambù».
La vicenda segue un anziano tagliatore di bambù che un giorno, nella foresta, trova all’interno di un germoglio una principessa in miniatura. Incantato, decide di portarla a casa, e nel tempo di arrivare la donnina è diventata una neonata umana. Il vecchio e sua moglie la cresceranno come fosse loro, e faranno di tutto per rendere felice l’esistenza del loro piccolo miracolo.
Se nella storia originale la Principessa è del tutto distaccata da quanto le accade intorno, sempre passiva nei confronti degli avvenimenti ed emotivamente distante, nella revisione di Takahata, che ha impiegato decenni per trovare una scrittura che lo soddisfacesse, è invece una protagonista vitale, passionale, presente, e rivendica il proprio ruolo centrale già a partire dal cambio di titolo.
Takahata scava nella psicologia della protagonista, regala momenti tenerissimi ed emozionanti durante l’infanzia, mentre recupera elementi dalla sua storica serie televisiva «Heidi» nel definirne i turbamenti nel passaggio all’età adulta.
Soprattutto, pur riconoscendola come una donna “aliena”, Takahata rappresenta la Principessa come profondamente innamorata della Terra, della vita semplice e immersa nella natura della campagna e nella sincerità degli affetti. Dove invece la ragazza soffre è nel confrontarsi con una vita da nobildonna in città, dove alle cose e allo status sociale è dato un valore spropositato, e dove lei stessa è trattata alla stregua di un bell’oggetto d’arredamento, un “tesoro” sì, ma al pari di una pietra preziosa o di un bel quadro.
Takahata propone una lettura inedita della lotta di Principessa contro un mondo superficiale, materialista e misogino con uno stile d’animazione semplicemente meraviglioso, quasi minimalista, che da un lato guarda allo stile delle stampe del X secolo (l’era in cui è stato trascritto il racconto), dall’altro rende i personaggi incredibilmente dinamici, espressivi, evanescenti nel loro mutare anche i contorni dei corpi in base allo stato emotivo.
Non si cambia quasi nulla della fiaba in senso strettamente narrativo, ma le si dà un retroscena, si approfondiscono le psicologie, si cerca di mostrare le emozioni e le passioni che muovono i personaggi in modo da creare a secoli di distanza un ponte di empatia tra pubblico e protagonisti, confezionando un’avventura avvincente e appassionante, con qualche momento sinceramente commovente.
«La storia della principessa splendente» è la perfetta chiusura di una carriera lunga mezzo secolo, una vera opera d’arte che racchiude in sé tutti gli spunti, i momenti di crescita e i tratti caratteristici di un autore che ha contribuito come pochi altri alla storia del cinema giapponese, d’animazione e non solo.
E grazie alla rassegna di Lucky Red, anche «La storia della principessa splendente» può essere riscoperto e apprezzato dove merita: al cinema.
LA STORIA DELLA PRINCIPESSA SPLENDENTE di Isao Takahata. Con (voci) Aki Asakura, Takeo Chii, Nobuko Miyamoto, Kengo Kōra. Giappone, 2013. Animazione.