Cultura & Società
Il cardinale Ernest Simoni in visita alla Biblioteca Spadolini
Ieri pomeriggio il Porporato albanese ha visitato gli spazi della biblioteca fortemente voluta da Spadolini per chiudere la mostra dedicata all’infanzia e alla formazione del noto statista fiorentino
Ieri pomeriggio il Porporato albanese ha visitato gli spazi della biblioteca fortemente voluta da Spadolini per mettere a disposizione degli studiosi di tutto il mondo il patrimonio librario raccolto nel corso di una vita, e testimoniare la forza della fede come “antidoto a difesa della libertà e della dignità della persona di fronte alla violenza e alla prepotenza del dispotismo”.
“La Fondazione Spadolini – è stato il commento del presidente Cosimo Ceccuti – teneva molto a chiudere la prima delle tre esposizioni con cui celebra la figura di Giovanni Spadolini nel centenario della nascita, con la presenza prestigiosa del Cardinale Ernest Simoni, “Martire vivente”, come più volte lo ha definito Papa Francesco. Dedicata all’infanzia e alla formazione del noto statista fiorentino, l’esposizione era stata inaugurata lo scorso anno dal Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.”
La storia
Il cardinale Simoni ha commosso tutto il mondo per la sua straordinaria vita e per tutto ciò che ha dovuto soffrire lo scorso secolo in 28 anni tra prigionia nelle tremende galere albanesi e lavori forzati in miniera, dove estraeva rame e pirite. Padre Ernest, come ancora ama farsi chiamare benché rivestito da Papa Francesco della Porpora Cardinalizia, è nato a Scutari (Albania) nel 1928, ed è stato ordinato sacerdote nell’Arcidiocesi di Shkodrë-Pult, nel 1956. Durante i tremendi anni nei quali al governo in Albania era il dittatore Enver Hoxha – che per costituzione definì il Paese delle aquile unico Stato al mondo ateo – don Ernest fu accusato di essere “nemico del popolo”, arrestato nella notte di Natale del 1963 e condannato più volte a morte (pena commutata poi a carcere a vita).
Ai suoi compagni di prigionia gli aguzzini ordinarono di registrare la sua “prevedibile rabbia” contro il regime, ma dalla bocca del sacerdote uscirono solo parole di perdono e di preghiera. Durante la l’ingiusta detenzione subì atroci sofferenze ma non perse mai la fede: unico sacerdote che, rischiando la vita, celebrava la Santa Messa clandestinamente con particole che cuoceva su fornelli di fortuna e con succo di uva che ricavava spremendo gli acini che gli procurava la moglie di un intellettuale mussulmano in prigione con lui.
Fu definitivamente liberato nel 1991; appena fuori dal carcere confermò il perdono ai suoi aguzzini, invocando per loro la misericordia di Dio. La sua nomina cardinalizia – ha tenuto a precisare – è un riconoscimento per tutti i martiri e i cattolici perseguitati in odio alla fede.
L’incontro alla Biblioteca Spadolini
Nella Biblioteca Spadolini il Presule, alla veneranda età di 96 anni, dinanzi ai tanti presenti ha ribadito la forza della fede come antidoto a difesa della libertà e della dignità della persona, di fronte alla violenza e alla prepotenza del dispotismo. Sulla collina d’Arcetri il Cardinale ha anche citato Marconi e Galileo ed altri illustri personaggi italiani “faro per tutto il mondo” – come ha affermato Sua eminenza – richiamando l’importanza del sapere, della ragione e della scienza che devono condividere gli obiettivi della fede: la ricerca della pace, il superamento delle diseguaglianze e della povertà, il miglioramento della condizione di vita dell’intero genere umano.
“Lungo il percorso della mostra – ha concluso Ceccuti – l’alto prelato è rimasto visibilmente toccato dalla foto del giovane Spadolini a dieci anni, accanto al libretto religioso con copertina in madreperla del giorno della Prima Comunione, affiancato dalla pagina autografa del suo diario intitolata “Il giorno più bello della mia vita”.