Firenze

Piovanelli, anniversario della morte: il ricordo del vescovo Gambelli

Quando il cardinale Piovanelli diceva «Ecco il popolo di Dio»

L’arcivescovo Gherardo Gambelli ha presieduto in cattedrale la Messa per i vescovi fiorentini defunti, nel giorno dell’anniversario della morte del cardinale Silvano Piovanelli (9 luglio 2016). Parlando della forza risanatrice della missione, Gambelli ha citato una testimonianza del cardinale Piovanelli riportata nel libro «Il parroco Cardinale» a cura di Marcello Mancini e Giovanni Pallanti: «Negli anni dell’immediato post-Concilio e della contestazione studentesca e sociale, anch’io, qualche volta mi sono sentito contestato come parroco: “Dov’è la comunità?”. Il nostro è un cristianesimo fatto di tradizioni, i contestatori dicevano che bisognava smantellarlo: “la parrocchia e senza futuro si può ricominciare solo ripartendo da zero”. Quante volte, dopo essermi rigirato nella mente tutti quegli interrogativi e quei giudizi senza riuscire a prendere sonno, la mattina ho ritrovato fiducia, celebrando con la gente: vedendo uomini e donne, giovani e anziani, attenti alla Parola, gioiosi nel cantare la fede, capace di un silenzio assoluto nei momenti richiesti; e riconoscendo uomini rotti dalla fatica del lavoro, ma fedelissimi all’incontro domenicale, con occhi vivi e gioiosi, nei volti rugosi oscuri, donne fedeli alla loro casa e ai figli, capaci di dirti poche parole, ma piene di fede evangelica (come una donna che aveva gridato la sua fede davanti al cadavere del marito suicida). E c’è poi quello che è malato, ma finché ha forza viene a Messa, poi quella che non ha più pace in casa e viene a cercarla in chiesa, chi è lì perché la morte gli ha portato via la persona più cara, chi t’ha chiesto di poter lavorare per gli altri, chi viene a salutare perché sta per partire, chi ti domanda mezz’ora per confidarti il suo problema o l’altro che vuole un po’ di tempo per confessarsi bene. Guardavo questa gente e dicevo: ecco il popolo di Dio!».
Al termine di questa lunga citazione, la preghiera finale dell’arcivescovo Gambelli quindi è stata un’invocazione a Maria, «perché ci aiuti ad avere questo sguardo contemplativo sulle persone che il Signore ci affida, perché dicendo anche noi: “Ecco il popolo di Dio”, possiamo un giorno essere riconosciuti e accolti dal Padre con Gesù: “Questi è il Figlio mio l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento”».