Massa Marittima Piombino

Detenuti, lavoro in diocesi per andare oltre la pena

Percorso di reinserimento per gli ospiti della Casa circondariale di Massa Marittima: saranno impiegati nelle strutture diocesane

Carcere (foto archivio)

La convenzione stipulata tra la Casa Circondariale di Massa Marittima, nella persona del direttore Maria Cristina Morrone, e il seminario vescovile – Casa per ferie «Mater Ecclesiae», firmata lo scorso 15 maggio, «è frutto di un lavoro di tanti anni, nei quali, insieme al vescovo della diocesi mons. Ciattini, abbiamo incessantemente intessuto relazioni sia con l’amministrazione del carcere che con gli stessi detenuti». È don Filippo Balducci, legale rappresentante del seminario vescovile, a raccontare il percorso che ha portato a formalizzare la collaborazione e la condivisione di comuni intenti in ordine a percorsi di reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti. L’accordo prevede percorsi di volontariato e lavoro in favore dei detenuti, sia presso la casa per ferie di via San Francesco a Massa Marittima, sia nelle altre strutture della Curia vescovile.

«La convenzione è frutto di un processo legato alla relazione con le persone, sia nei momenti più istituzionali ma anche nelle occasioni meno convenzionali: questo ha contribuito a far emergere una serie di idee sulla base dell’idea e dell’obiettivo ultimo, che è sempre quello di servire l’essere umano. In questo caso le persone da servire sono i detenuti che stanno scontando una pena e che sono spesso sfregiati della propria dignità», aggiunge don Balducci.

Un piccolo passo nella direzione tracciata dal Vangelo e dal magistero della Chiesa: «Attraverso l’azione di reinserimento e di riqualificazione della persona, possiamo contribuire, insieme alle altre istituzioni, a ridare loro quella dignità che è andata perduta».

I detenuti avranno infatti la possibilità di reinserirsi socialmente e professionalmente attraverso lo svolgimento di diverse mansioni presso le strutture della diocesi e del seminario.

«Il luogo principale dove si svolgeranno le attività saranno il Seminario vescovile e il centro di accoglienza spirituale della Casa per ferie Mater Ecclesiae. Altri luoghi saranno importanti, come per esempio gli spazi della Caritas parrocchiale al centro pastorale Donegani e della Curia vescovile» racconta Balducci. «Individueremo una serie di piccoli interventi – continua -, alcuni più puntuali altri più diluiti nel tempo, nei quali, attraverso la collaborazione tra personale e ospiti della Casa, gli ospiti potranno realizzare alcuni progetti, dal semplice intervento di manutenzione ordinaria o straordinaria, allo svolgimento di ruoli di custodia e sorveglianza dei beni che abbiamo a livello artistico, nella cattedrale, nella chiesa di Sant’Agostino o nella chiesa di San Francesco al seminario stesso. Allo stesso tempo è desiderio di favorire anche una sorta di formazione artistica che possa permettere loro di entrare in una conoscenza diretta di quella arte che ci circonda e perché no, magari qualcuno potrà in futuro diventare una guida in un percorso di fede, di culturale e di arte. Un’altra idea è quella di realizzare dei percorsi legati alle attività culinarie, sappiamo già che alcuni di loro sono davvero dei bravi cuochi: potremmo coinvolgerli nelle varie iniziative parrocchiali e diocesane per far emergere al meglio i loro talenti».

Un progetto veramente interessante, non solo per i detenuti, ma anche per la collaborazione tra diversi enti e istituzioni che si è creata sul territorio: «Siamo convinti che questo possa essere un progetto pilota per altre realtà simili alla nostra» spiega Balducci.

«Nel processo che ci ha portato alla firma di questa convenzione, è molto importante evidenziare i crismi della sinodalità, questo protocollo è il frutto di un camminare insieme, di un lavoro di sinergia e soprattutto del rispetto di ogni sensibilità: il ministero della Giustizia, la diocesi nella persona del vescovo e del vicario generale, del seminario vescovile, delle parrocchie di Massa Marittima e della Caritas parrocchiale. Abbiamo camminato insieme nel rispetto dei diversi ruoli per la garanzia di un lavoro unitario, come spesso ricorda papa Francesco invitandoci sempre di più a camminare insieme, rispettando il passo e l’autorevolezza di tutti».

Il Papa stesso, infatti, mette al centro della sua azione pastorale l’attenzione verso i detenuti. «Papa Francesco – racconta il sacerdote – disse una volta a un gruppo di detenuti giunto in visita a Santa Marta: “Si sbaglia ma non si deve rimanere sbagliati”. Il desiderio da parte della diocesi e del Seminario è di non creare situazioni che pregiudicano il cambiamento, ma che lo favoriscano. Possiamo affermare che la convenzione ci permette di definire la meta dell’umano e non rimanere nel degrado, effetto dell’errore. Il magistero sottolinea sempre di distinguere l’errore dall’errante: tutti dobbiamo mettere in campo strumenti che ridiano fiducia al cuore dell’uomo che non può mai essere lasciato in una sorta di sconfitta perenne. Il cuore che si sente sbagliato deve riacquistare la misura dell’amore».

Uno degli obiettivi è quindi che il carcere e soprattutto i carcerati vengano visti in maniera diversa da parte della popolazione locale. La stessa Costituzione italiana ricorda, in uno dei suoi articoli più belli – numero 27 comma 3 – la funzione educativa delle carceri.

«È una realtà – evidenzia don Balducci – che viene vista con una particolare attenzione, spesso legata alla paura, ma anche dalla volontà di voler contribuire a lenire le ferite causate dalla vita. A Massa Marittima, grazie anche al lavoro svolto dalla direttrice Morrone, il carcere è inquadrato positivamente nelle dinamiche quotidiane della città. Ma rimane sempre un carcere, c’è sempre un pregiudizio da parte delle persone.

Con questa convenzione vorremmo anche far comprendere alla cittadinanza che dietro le sbarre ci sono persone che hanno sicuramente sbagliato e che per questo stanno scontando la loro pena, ma che un giorno saranno (ri)chiamate a vivere dentro la società e per questo devono essere preparati. Ritengo che questo possa essere un forte strumento di evangelizzazione».