Prato
Prato, rapporto povertà: seimila persone aiutate da Caritas
Il vescovo Nerbini: "Incide la precarietà del lavoro, scarso e sottopagato"
A Prato ci sono 2776 famiglie che nel 2023 si sono rivolte alla Caritas diocesana per avere un aiuto, principalmente di tipo economico. Contando una media di 2,3 componenti a famiglia, possiamo dire che oltre seimila persone sono state raggiunte dai tanti servizi messi in campo dalla Chiesa pratese attraverso la Caritas. Tornando ai numeri, rispetto all’anno precedente calano i nuclei stranieri (-8,3%) e aumentano gli italiani (+7,5%), che rappresentano un terzo del totale. Questi dati emergono dal rapporto povertà presentato questo pomeriggio in Palazzo vescovile, alla presenza del vescovo di Prato monsignor Giovanni Nerbini.
Hanno detto. «Questo report testimonia innanzitutto una presenza, una vicinanza e un accompagnamento ininterrotto da parte di Caritas a un numero rilevante di famiglie», afferma monsignor Nerbini. Il Vescovo poi mette in luce alcuni aspetti emersi dalla ricerca: «un dato che mi ha colpito è l’aumento delle solitudini, delle persone sole che hanno sempre più bisogno non di beni materiali, ma di un accompagnamento psicologico. Altro dato è l’incidenza della precarietà del lavoro, scarso, sottopagato, che non consente a tante famiglie di avere una autonomia di vita senza dipendere da un aiuto fornito da un ente assistenziale». Per don Enzo Pacini, direttore della Caritas di Prato, questi numeri fanno emergere «una povertà multifattoriale, alcune povertà diminuiscono, altre crescono, certamente colpisce il fatto che ci sono tanti giovani che vivono in famiglie con occupazione precaria o scarsamente retribuita. Poi evidenziamo l’esistenza di una povertà relazionale, sulla quale occorre concentrare maggiormente gli sforzi, invece di dedicarsi principalmente alle misure di sostegno materiale e economico».
Alla presentazione del rapporto hanno partecipato il sindaco Matteo Biffoni, gli assessori Ilaria Santi e Flora Leoni, il presidente del Consiglio comunale Gabriele Alberti e la direttrice della Società della Salute Lorena Paganelli.
Il problema della cronicità. Dalla fotografia scattata dal Mirod (Messa in rete degli osservatori diocesani), composta dai centri di ascolto presenti in diciassette parrocchie pratesi, dalla San Vincenzo de Paoli, dai Gruppi di volontariato vincenziano, associazione Giorgio La Pira, Insieme per la Famiglia e dal progetto operatori di strada, emerge come l’aumento più significativo sia quello delle famiglie con le quali la Caritas è in contatto da oltre sei anni (+9,3%), un dato che simboleggia la difficoltà a uscire da situazioni di marginalità. «La carenza di lavoro, oppure una retribuzione insufficiente a garantire una dignitosa conduzione familiare, e il problema casa, con costi d’affitto molto alti, sono le due problematiche che portano a rivolgersi a noi», spiega Massimiliano Lotti, estensore del rapporto Caritas.
In generale una famiglia su sette, nonostante vi sia un componente impiegato con un lavoro, non ha reddito sufficiente a rispondere ai bisogni quotidiani. Riguardo alla povertà cronica, addirittura il 13,7%, circa 380 famiglie, da oltre otto anni sono in contatto con un centro della rete Mirod. «Questi ultimi numeri fanno pensare ai figli, in molti casi sono maggiorenni, che vivono in queste famiglie e che sono cresciuti in un contesto di bisogno cronicizzato, quasi fosse la normalità – osserva Lotti –. È un elemento che pone la questione delle possibili carriere di povertà, che rischiano di scaturire dall’esperienza di vita di questi giovani».
Andando a guardare meglio i numeri, c’è la conferma che i nuclei italiani in difficoltà sono caratterizzati da una composizione più bassa e da una età media più alta rispetto a quella degli immigrati. «Il 50% degli utenti provenienti da altri paesi si concentra nella fascia 35-54 anni, il più delle volte hanno un titolo di studio superiore rispetto alle persone italiane, ma qui non riescono a “spenderlo”», dice ancora Lotti. Riguardo al calo delle famiglie immigrate bisognose, la Caritas precisa che ciò si deve a più fattori: alcuni hanno lasciato il territorio nazionale dopo aver conseguito la cittadinanza italiana, altri hanno migliorato la loro condizione lavorativa e poi c’è il caso dei georgiani, calati del 44,6% rispetto al 2022. In generale le nazionalità più rappresentate nei centri d’ascolto Caritas sono quella marocchina (11,4%), nigeriana (7,6%), georgiana (6,6%), albanese (6,5%), cinese (4,5%, che frequentano in particolare il servizio di ambulatorio per stranieri temporaneamente presenti attivo al centro Giovannini), pakistana (3.9%) e peruviana (3,7%).
L’età media degli utenti stranieri è 44,6 anni e degli italiani 56. La presenza delle donne si conferma maggioritaria (53%), anche se nel tempo la forbice si sta assottigliando (erano il 62% dieci anni fa). Crescono le persone sole, «si rileva infatti un raddoppio delle situazioni di vita solitaria per i cittadini italiani, ma si registra anche un significativo balzo in avanti delle cosiddette “famiglie di fatto”», afferma Lotti.
La risposta alle richieste di aiuto. La prima forma di sostegno è quella dell’ascolto, intesa come presa in carico delle situazioni di marginalità e fragilità, in vista della creazione di percorsi personalizzati per cercare di uscire da situazioni di indigenza. «La parola d’ordine è accompagnare, non assistere – sottolinea don Enzo Pacini, direttore della Caritas di Prato – perché è fondamentale che le famiglie seguite dalla Caritas riescano a camminare con le proprie gambe».
Tra gli aiuti forniti c’è l’attivazione della tessera Emporio, nella quale ci sono dei punti spendili nel supermercato solidale di via del Seminario, aperto insieme a Comune, Provincia e Fondazione Cassa di Risparmio di Prato. Poi c’è la compartecipazione alle spese per il pagamento di rate di mutuo o affitti, utenze domestiche, spese mediche e materiale scolastico per i figli. Nel 2023 sono stati erogati contributi per oltre 90mila euro. A questo si aggiunge il prezioso servizio dato dall’Associazione Insieme per la Famiglia, nata in seno alla Caritas pratese per attivare specifici progetti a favore dei nuclei familiari bisognosi. Nel 2024 sono state ascoltate 145 famiglie e attivati 119 interventi per un totale di circa 54mila euro erogati. Nel 2023 le domande accolte sono state 269 e i contributi erogati 180mila euro. Questi soldi sono attinti nel fondo del Buon Samaritano, lanciato dalla Diocesi di Prato durante la pandemia e confermato come strumento di aiuto nel pagamento delle bollette dopo il forte incremento dei prezzi dell’energia avvenuto negli ultimi tempi.
Da sottolineare, infine, che il servizio reso dalla Caritas diocesana sul territorio pratese in gran parte è frutto dei contributi derivanti dai fondi per l’8 per mille alla Chiesa cattolica.