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Visita a Gaza: Pizzaballa, “saremo tra i primi ad aiutare a ricostruire”

Il “messaggio chiaro” del patriarca latino di Gerusalemme contenuto in una nota indirizzata ai vescovi dell’Holy Land Coordination, organismo composto da presuli rappresentanti Ue, Usa, Canada e Sud Africa

Foto Latin Parish/Romanelli

“Basta uccidere! La guerra deve finire e devono essere aperte strade per i vari aiuti necessari per evitare un’imminente crisi umanitaria. Spero che questo incubo finisca presto”.

È il “messaggio chiaro” del patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, contenuto in una nota, pervenuta al Sir, e indirizzata ai vescovi dell’Holy Land Coordination (HLC) organismo composto da presuli rappresentanti Ue, Usa, Canada e Sud Africa. Nel testo il patriarca racconta la sua recentissima visita alla comunità cristiana di Gaza, definita una grande benedizione. Sono stato tra la mia gente che attualmente sta sopportando molte sofferenze a causa della guerra e della distruzione che questa ha prodotto”.

Il patriarca ha detto di essere rimasto “molto colpito dalla fede incrollabile dei fedeli, accompagnata da sorrisi commoventi, che ha lasciato un segno in me e nella mia vita. Ho visto speranza e ottimismo nei loro occhi. Mi hanno detto: ‘Restiamo qui. Finché la Chiesa è al nostro fianco, non abbiamo paura’. Sono rimasto davvero colpito dal loro atteggiamento”. “La portata della distruzione a cui ho assistito è incredibile – continua il cardinale – e le pessime condizioni di vita, come la mancanza di acqua ed elettricità e l’assenza di sicurezza, sono terribili. Il rumore dei bombardamenti è frequente e si avverte in ogni momento. Nonostante ciò, ho visto unità tra loro, organizzando la loro vita quotidiana nel monastero e gestendo l’uso di elettricità, acqua e cibo in modo che non mancasse nulla”.

Durante i giorni a Gaza (16-19 maggio) il patriarca ha benedetto un panificio, di proprietà di una famiglia cristiana, riaperto dopo essere stato colpito dalle bombe, e visitato la Chiesa ortodossa: “ho pregato con loro e ho trascorso del tempo al monastero per incontrare tutti i suoi residenti, insieme al loro parroco e al loro vescovo, che sono stati molto accoglienti. La situazione è ugualmente terribile per tutti. Ho parlato con loro della loro vita quotidiana e delle loro aspirazioni una volta che la guerra finirà e la pace sarà stabilita. La perseveranza dei fedeli di Gaza nel celebrare la Messa e adorare Cristo nell’Eucaristia, Pane della vita, senza interruzioni o stanchezze, ha sollevato il loro spirito e infuso in loro forza, speranza e gioia. Ho visitato anche il cimitero, dove ho benedetto le tombe dei fedeli defunti, in particolare le martiri Nahida e Samar, uccise da un cecchino nei pressi del monastero”.

Ultima tappa della visita alla parrocchia latina di Gaza è stata la celebrazione della Festa di Pentecoste, domenica 19 maggio, e l’amministrazione del sacramento della Cresima a due parrocchiani, George e Salama. “Durante la mia omelia – racconta il patriarca – ho sottolineato due cose importanti: la necessità di mantenere l’unità tra di noi, che ho visto e testimoniato. E il ruolo cruciale svolto dai preti e dalle suore nella comunità. Li ho anche esortati a mantenere viva la fiamma della speranza nei loro cuori e nelle loro vite, e ho assicurato che come Chiesa non li abbandoneremo e saremo tra i primi ad aiutare a ricostruire Gaza e assistere il suo popolo nel raggiungimento di una vita dignitosa”.