Politica & società

Giorgio La Pira, cento anni fa la conversione al cristianesimo

Il 20 aprile del 1924 è la data che gli storici considerano come il giorno dell'approdo del "sindaco santo" al cristianesimo

La tradizione considera il 1924 l’anno della conversione di La Pira. C’è anzi una data ben precisa: quella del 20 aprile, giorno di Pasqua. È lo stesso La Pira ad annotare questa data sul suo “Digesto”, il testo base del diritto romano che, da bravo studioso, portava sempre con sé. Sulla prima pagina, come su un diario spirituale, La Pira annotò le date fondamentali del suo cammino di fede: tra queste spicca, più grande delle altre, la scritta “Anno 1924. Con la mente più chiara e l’anima più aperta in attesa di un venire cui la speranza non ha mai cessato di tendere e la fede mai cessato di sollevare. E sempre con umiltà. A 20 anni – epoca di luce e inizio di unione col Maestro – 1ª S. Pasqua”. Fioretta Mazzei, sua amica e confidente, fu tra le poche persone a cui La Pira mostrò questa pagina. Nel suo libro di memorie, Fioretta racconta l’episodio: “mi aprì una volta il suo Digesto e nella prima pagina mi fece vedere le date religiose della sua vita: 1924 – Prima S. Pasqua. Vede – sorrise – poi ci appiccicai sopra questo bollo del Sacro Cuore a conferma, a segno di consacrazione”.

Non ci sono dubbi, dunque, che questa data ricopra un’importanza fondamentale nell’esistenza di La Pira. In questo giorno succede qualcosa che lo segna e che influenza tutta la sua vita. In realtà però il “cambiamento di mentalità” era già avvenuto prima: la sua conversione non è una “folgorazione sulla via di Damasco”, come quella di San Paolo, ma il frutto di un cammino lento e graduale. Lui stesso, nelle rare volte in cui parlava della sua esperienza religiosa, preferiva definirla un “approdo” al cristianesimo.

Cresciuto nella famiglia di uno zio profondamente anticlericale, La Pira aveva sperimentato varie suggestioni filosofiche e letterarie. A guidarlo nella sua ricerca di una più profonda spiritualità fu monsignor Mariano Rampolla Del Tindaro, conosciuto nel 1922, all’Università di Messina che gli insegnerà la preghiera e la contemplazione. Il 3 novembre del 1923 (all’età di 19 anni) La Pira scrive al suo maestro spirituale: “Con una progressione d’amore che non avrei mi preveduto, la presenza del Santissimo mi inchioda con pesantezza in un’adorazione che non ha limiti: tutte le fibre sono tremanti e ogni palpito del cuore è come un richiamo: si sta ginocchioni, col capo calato, come quando l’ora è più oscura e tutto il mistero ci sovrasta. Sono pesante, ed è un peso di Amore che mi fa gravitare verso l’alto: come quei colossi dell’Arte che poggiati per terra la dominano ed il loro sogno e la loro realtà è il Cielo da cui provengono e a cui tendono… Iddio sia benedetto. Poiché questi tormenti d’amore, questa necessità d’azione, questa ricerca di cooperare ai suoi misteri mi richiama alla Missione di santità che rende l’uomo degno di tutte le luci e di tutta la Pace”.