Il film: “Povere creature!”, se Frankenstein, Pigmalione e Candide s’incontrano

Forte di un Leone d’oro, due Golden Globe e undici nomination all’Oscar, il film di Lanthimos non è adatto a tutti, ma si rivela un’opera visionaria di sicuro valore che – se affrontata seriamente – offre ottimi spunti di riflessione.

Un tempo si sarebbe detto: Adatto a un pubblico di piena maturità morale; oggi ci si limita a un: Complesso, problematico, adatto a dibattiti. Forse merita ricuperare la vecchia formula del C.C.C. prima di affrontare questo film che può disturbare alcuni spettatori, sia per le scene grandguignolesche sia per quelle di esplicito argomento sessuale; ma nessuna di queste, va detto con chiarezza, è volta a sollecitare fantasie malsane, quanto a creare un racconto coerente, grottesco, bizzarro e anche fastidioso, sorretto da una fantasia figurativa straripante qual è quella del talentuoso Yorgos Lanthimos. Un racconto allegorico che, se letto adeguatamente, suscita serie riflessioni sulla natura umana tra determinismo e libero arbitrio, istinto animalesco e apertura al bene.

Nella Londra vittoriana il dottor Godwin (detto significativamente God) è un chirurgo di fama che non si perita a sollecitare i suoi studenti di anatomia nello scomporre e ricomporre i corpi dei cadaveri come fossero puzzle. Uno degli allievi, Max, meno spocchioso di altri, viene prescelto come assistente per studiare le evoluzioni di un esperimento che God ha compiuto nel suo laboratorio privato: riportare in vita una donna incinta che si è suicidata nel Tamigi, sostituendole il cervello con quello del feto che aveva in grembo. La creatura, chiamata Bella, ha quindi il corpo e le esigenze di una donna, ma la mente di una bambina che scopre la realtà poco per volta, fa le bizze ed è priva di inibizioni.

God è un tipico esemplare dello scientismo ottocentesco, vittima lui stesso degli esperimenti crudeli (e inutili) di un padre chirurgo: in apparenza è un altro dottor Frankenstein teso a studiare i misteri della materia, ma con Bella finisce per dimostrarsi un genitore premuroso e comprensivo come il Pigmalione di G.B. Shaw. Bella, invece, Candide al femminile, osserva con i suoi grandi occhi il mondo, impara un linguaggio forbito, rielabora ciò che le viene insegnato, anche in termini di buone creanze, dando però il primato al rifiuto di ciò che la annoia e alla ricerca di ciò che le dà piacere, prima di tutto sessuale.
Sotto questo profilo la donna non tarda a fare ogni tipo di esperienza con Wedderburn, un avvocato dongiovanni che pensa di usarla come oggetto ma finisce per innamorarsene, e poi, divenuta prostituta, con una serie di clienti che incarnano ogni forma di abbrutimento maschile.

Ma, cercando di restare nella logica della parabola, per Bella non si tratta di degradazione, bensì di un percorso di conoscenza e di consapevolezza delle proprie esigenze legate alla bontà del piacere (non solo sessuale: culinario, musicale, estetico, intellettuale), in cui sviluppa spontaneamente – e questo è il punto chiave – un senso di pietà e di solidarietà che si dimostrano innate. Nei suoi incontri ci sarà anche il cinico Astley che le prospetta il fallimento di ogni utopia sociale (ma lei ne smaschera subito l’immaturità affettiva), oltre alla collega di bordello Toinette che le schiude la strada al socialismo. Tutto questo, comunque, è un di più: ciò che invece Bella matura in sé come sentimento puro, altruistico, è lo sguardo verso le “povere creature” che vede in Egitto, i bambini sfruttati e derelitti, così come verso i pesci morti sulle rive del Tamigi mostrati in un’inquadratura gemella.

Perciò nell’epilogo, dove rispunta Blessington, il primo marito guerrafondaio e capitalista, pronto ad annientare tutto il suo percorso formativo partendo proprio dalla negazione del diritto femminile al piacere sessuale, Bella saprà far tesoro di quanto ha appreso intellettualmente e di quanto ha scoperto in sé di autenticamente buono, verso un lieto fine liberatorio e conciliante.

POVERE CREATURE! (Poor Things)
Regia: Yorgos Lanthimos; soggetto: dal romanzo di Alasdair Gray; sceneggiatura: Tony McNamara; fotografia (colore-b/n): Robbie Ryan; montaggio: Yorgos Mavropsaridis; scenografia: Shona Health, James Price; effetti speciali: Gabor Kiszelly; trucco: Mark Coulier; interpreti: Emma Stone, Mark Ruffalo, Willem Dafoe, Ramy Youssef, Hanna Schygulla; produzione: Searchlight; formato: 1:1,66; origine: Usa-Uk-Irlanda, 2023; durata: 141 min.