Lucca
Natale: vescovo Giulietti, “non ci saranno luci a Betlemme”
Il messaggio di Natale dell'arcivescovo Paolo Giulietti
“Nella Terra Santa drammaticamente segnata dal terrorismo, dalla guerra e dal montare dell’odio si torna a celebrare il Natale; l’atmosfera è triste e gravida di preoccupazioni: non ci saranno luci a Betlemme e nelle altre città della Palestina, dove mancherà la presenza dei pellegrini di ogni parte del mondo”. Lo scrive l’arcivescovo di Lucca Paolo Giulietti nel messaggio pubblicato questa settimana sulle pagine diocesane di Toscana Oggi.
“Vuoti alberghi, ristoranti e santuari – scrive Giulietti – rimarrà solo la preghiera, come un grido verso il cielo: quello disperato e arrabbiato di chi ha perduto familiari, casa, lavoro, speranze…; quello sconsolato di chi vede allontanarsi le prospettive di pace e concordia; quello silenzioso di chi si chiede «perché?», mentre comprende che solo da Dio, e non dagli uomini, possono venire parole e percorsi di riconciliazione e di futuro”.
In questo ennesimo Natale di guerra, ricorda anche Giulietti, “si ricordano gli 800 anni del presepe di Greccio: quello che Francesco desiderò realizzare, come dicono le Fonti Francescane, per «vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui (il Bambino) si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello». Il Poverello di Assisi vuol rivivere con particolare intensità il momento in cui Dio decide di partecipare alle vicende degli uomini entrando dalla «porta di servizio», quella dei poveri, di chi subisce disagi ed emarginazione. La nascita di Gesù nella borgata di Betlemme – vicina, eppure lontanissima, dallo sfarzo della reggia di Erode e dalle grandiose liturgie del Tempio – viene rivissuta dai frati e dal popolo di Greccio come una notte di luce: «uomini e donne arrivano festanti dai casolari della regione, portando ciascuno secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte, nella quale s’accese splendida nel cielo la Stella che illuminò tutti i giorni e i tempi».
“Ciò che è accaduto a Betlemme – conclude l’arcivescovo – è un lume di speranza nelle tenebre del mondo, poiché indica all’umanità una via alternativa a quella della sopraffazione e dell’odio: condividere da fratelli il cammino della vita, senza che alcuno venga scartato, nella ricerca incessante e faticosa della giustizia e della concordia. Nella notte di Betlemme appaiono finalmente utopistici non gli ideali di pace e disarmo, bensì le politiche di potenza, l’erezione dei muri, la massimizzazione dei profitti a scapito di lavoratori e ambiente, la globalizzazione dell’indifferenza… La realpolitik dei sapienti di questo mondo rivela tutta la sua stoltezza, cioè la radicale incapacità di produrre giustizia e pace in questo mondo. La nascita di Dio in povertà e prossimità, invece, rincuora tutti coloro che cercano sinceramente di realizzare un mondo diverso, disposti a pagare sulla propria pelle l’inevitabile prezzo del bene Nelle case, nelle chiese, nei luoghi pubblici… i presepi ripropongono anche quest’anno la semplicità e la letizia della scena di Betlemme: ci aiutino a smascherare gli inganni del cosiddetto «buon senso» e ad accogliere la proposta alternativa e provocatoria della fratellanza universale come unica e realistica via di pace. Auguriamoci che attorno ad ogni presepe grandi e piccini si sentano parte di «una nuova Betlemme», la borgata della pace dove proprio nessuno è escluso”.