Toscana

La Firenze che non ti aspetti, i «luoghi del cuore» nascosti in città o nei dintorni

Un’estate al mare» cantava Giuni Russo nel lontano 1981, «sì, ma qui in Toscana» è il controcoro che si leva dai vacanzieri del 2020. Il coronavirus ha stravolto la nostra vita, compresi i piani per le ferie estive. Un guaio? Non per la costa Toscana, le cui strutture hanno registrato, tra luglio e agosto, un boom di prenotazioni, molte delle quali da parte di fiorentini, tra Versilia, Isola d’Elba e Maremma. E chi, invece, questo agosto lo trascorrerà all’ombra della Cupola di Brunelleschi? Per lui quest’estate sui generis potrebbe offrire l’occasione di scoprire luoghi e itinerari fiorentini inediti, o di visitare quel museo per il quale non aveva mai il tempo. Chissà, magari potrebbe venire fuori che non sapevamo proprio tutto della nostra città e dei suoi dintorni. 

Chi vuole assaporare l’anima green di Firenze, ad esempio può seguire le orme di Rossella Natale. Campana di origine e fiorentina «naturalizzata», insegnante e architetto, è un’amante delle lunghe camminate. Il suo hobby le ha permesso di stringere un rapporto speciale con l’Arno: «Ogni volta che ho bisogno di rilassarmi, faccio una passeggiata lungo il fiume e arrivo fino a Mulino o al Girone. In effetti, sarebbe una “passeggiata” impegnativa – 10 chilometri, tra andata e ritorno – ma il gioco vale la candela: mi piace sedermi sotto le fronde degli alberi, lontana dal caos della città, e ascoltare i rumori della natura, come il suono delle piccole cascate del fiume. Sicuramente è un ottimo posto per “rallentare” e riflettere». La vita fiorentina di Rossella è sempre stata un caldo abbraccio tra collina e fiume: «Ho abitato per circa otto anni in piazza Santa Felicita, proprio accanto al corridoio Vasariano. Non mi sembrava vero, quando ho avuto l’occasione di percorrerlo, che fosse così vicino al luogo dove abitavo! La chiesa di Santa Felicita, poi, è un vero scrigno di tesori, in cui si può ammirare la Deposizione del Pontormo. Dalla piazza, appena avevo voglia di panorami da ammirare, salivo per costa San Giorgio, passando accanto alla casa dove soggiornava Galileo Galilei, fino al giardino di Villa Bardini. Da lì è possibile scendere per via di Belvedere ed entrare in un altro giardino incantato, il Giardino delle Rose. Mi piace definirlo “incantato” soprattutto per le statue di Folon che da qualche anno lo abbelliscono».Roberta Brezza, insegnante fiorentina, invece ha nel cuore Villa Strozzi, famosa per il suo giardino con la limonaia; un luogo «di passaggio», una frontiera che dalla Firenze urbana ti introduce nelle verdeggianti colline diladdarno. «Una volta attraversato il parco e sbucata in via di Soffiano, prendo la salita per Bellosguardo. E qui mi si apre un mondo nuovo: esistono mille stradine che risalgono la collina, ed è possibile osservare scorci di Firenze sempre diversi. Da Bellosguardo la città ti appare da una prospettiva inedita, ribaltata rispetto alla cartolina “mainstream” di Piazzale Michelangelo».Secondo Massimo Fratini, consigliere comunale ed ex assessore a Biblioteche, beni comuni e promozione cultura civica, i tesori «trascurati» dai fiorentini sono molti, alcuni – un vero paradosso – anche in bella vista, magari pure conosciuti, ma solo superficialmente. «Sembra incredibile, ma pochi fiorentini conoscono davvero Palazzo Vecchio; la maggior parte di loro, addirittura, non è mai salita sulla torre di Arnolfo. Mi chiedo in quanti sappiano dell’esistenza della torre della Vacca, invisibile dall’esterno, ma fondamentale per sostenere la torre di Arnolfo. Eppure, secondo la tradizione, il centro del Cortile della Dogana era ritenuto nel Medioevo il centro della vita del popolo fiorentino, dove il povero poteva incrociare il ricco senza essere obbligato a cedergli il passo. Palazzo Vecchio racchiude ed esprime non solo la storia di Firenze, ma soprattutto quella del popolo fiorentino». Tra i vari stemmi sulla facciata, ad esempio, troviamo il Giglio, simbolo della città; accanto compare la Bandiera dell’arme del popolo, la croce rossa in campo bianco. È il simbolo della resurrezione, che rappresenta il popolo fiorentino e la sua grande «familiarità» con Gesù e Maria, a cui è dedicato lo stesso Palazzo Vecchio. Le perle nascoste di Firenze sono tante: «Un gioiello poco conosciuto – continua Fratini – è il Cenacolo di Andrea del Sarto, affresco conservato nel museo vicino alla chiesa di San Salvi. O il museo dell’Istituto Geografico Militare, in cui viene ricostruita la storia delle cartine geografiche dai romani ai giorni nostri, e mostra l’evoluzione della cartografia nel corso dei secoli. L’Istituto ha effettuato le rilevazioni aeree che poi hanno reso possibili le prime carte geografiche ad alta definizione». Un altro museo da riscoprire è l’Osservatorio Ximeniano, davanti la basilica di San Lorenzo: fondato come osservatorio astronomico dal gesuita Leonardo Ximenes nel 1756, e gestito in seguito dai Padri Scolopi, ospita la prima macchina con ago oscillante per rilevare i terremoti. Nel caso vogliate fare una gita fuori porta per sfuggire all’afa estiva tipica della conca fiorentina, volgete lo sguardo verso est, in direzione di Bagno a Ripoli. I sentieri che solcano le campagne dell’Antella potrebbero rivelarsi una meta da riscoprire, se camminare o pedalare non vi fa paura. «Le colline di Balatro e Capannuccia sono luoghi che avranno sempre un posto speciale nel mio cuore – racconta l’assessore allo sport e all’ambiente di Bagno a Ripoli, Enrico Minelli – perché sono legati ai ricordi di infanzia e adolescenza, al tempo delle “zingarate”, quando inforcavo la bicicletta con gli amici e si partiva all’avventura. Su quei sentieri mi sono allenato prima di intraprendere, nel 2009, un tour ciclistico in Spagna, da Bilbao a Granada. Le campagne ripolesi offrono tante altre meraviglie: Villamagna, Rimaggio, San Romolo, dei veri e propri “must” per chi ama lo sport e la vita all’aria aperta».«Bagno a Ripoli è ricca di percorsi che si possono fare sia a piedi che in bici» conferma l’assessore al turismo Francesca Cellini. «Ne sono un esempio le Vie di Francesco, georeferenziate, che nel nostro territorio si estendono per undici chilometri. Nel caso siate più inclini a un pic-nic, il parco di Villa Mondeggi è l’ideale». Non vanno dimenticati i monumenti storici, che incarnano arte, fede e immersione nella natura, come l’Oratorio di Santa Caterina o l’Ospedale del Bigallo. «Mi è particolarmente caro il Convento dell’Incontro – conclude l’assessore Cellini -, un luogo davvero “spirituale” in cui è possibile respirare un senso di pace e serenità».Anche puntando la bussola in direzione opposta, a ovest della città, le scelte non mancano per chi cerca relax a contatto con la natura: si può optare per una passeggiata nel parco, un bagno nel fiume, o un’escursione sui sentieri «partigiani» della Calvana; quest’ultima è più impegnativa, ma merita lo sforzo: «Una volta in cima il premio sarà la vista mozzafiato sulla Piana, su Firenze e Prato» assicura Andrea Bozza, psicologo, che ha la passione per le escursioni. «Quando, invece, voglio rimanere in “pianura”, vado con moglie e figlia (di tre anni) a rilassarmi nel parco di Travalle. E se proprio il caldo ci attanaglia, ci concediamo un tuffo nel ruscello lì vicino». Per Giulia Atanasio, filologa e letterata, il parco del Neto (nel comune di Calenzano) rappresenta una parte importante della sua anima: «Il parco ha una struttura particolare, all’inglese, con i caratteristici laghetti e tanti animali a popolarlo; è famoso per il taxodium (detto anche «cipresso di palude» o «albero della Virginia»), che può superare i 50 metri di altezza e vivere fino a mille anni. Inoltre, è affascinante dal punto di vista storico, in quanto è appartenuto a tanti personaggi illustri, tra cui Lord Byron, venuto a Firenze in quanto amico del conte Alessandro Guiccioli, marito di Teresa Gamba, con la quale il poeta inglese poi allacciò una relazione. Ho scoperto il parco da bambina, e mi ha instillato l’amore per la natura; da grande l’ho apprezzato non solo per il suo valore storico, ma anche perché è diventato un’oasi di serenità in cui potevo abbandonarmi all’altra mia grande passione: la lettura. Il mio lato romantico è germogliato proprio all’ombra dei suoi maestosi alberi».