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Israele e Palestina, superare l’odio: forum a Toscana Oggi
In redazione i presidenti della comunità ebraica di Firenze Enrico Fink e della comunità islamica Izzedin Elzir
Il dialogo come strada necessaria per superare le ragioni dell’odio. È un punto su cui si trovano d’accordo Enrico Fink, presidente della comunità ebraica di Firenze, e Izzedin Elzir, presidente della comunità islamica di Firenze, che venerdì 20 ottobre si sono incontrati nella redazione del settimanale Toscana Oggi per dare vita a un lungo e approfondito confronto, riportato integralmente nel numero in distribuzione in questi giorni.
Quello che è accaduto il 7 ottobre, secondo Fink, «è un’espressione d’odio. Quando si uccidono i neonati è un’espressione d’odio. Credo che la condanna debba essere inequivocabile da qualunque parte, e qualunque posizione si abbia, perché un atto del genere non è una cosa che può inserirsi in una lotta, anche da parte di chi ritiene giusta quella lotta».
Secondo Elzir, «cercare casa per casa donne e bambini per ucciderli a sangue freddo è una cosa che avevamo visto con l’Isis ed è senz’altro da condannare. È giusto anche, per non essere ipocriti perché il nostro dialogo è un dialogo sincero, dire che quella di Gaza è una tragedia annunciata e se noi vogliamo vedere con tutti e due gli occhi, perché spesso guardiamo con un occhio solo, dobbiamo allargare la nostra visione. In particolare noi, che grazie a Dio viviamo nel lusso del confronto pacifico, dobbiamo ragionare, non dobbiamo farci trascinare da questi atti. Il rischio è che lì non si possa ragionare, per diversi motivi: perché non vivono, né gli israeliani né i palestinesi, in situazioni sane. Noi che grazie a Dio viviamo in situazioni sane dobbiamo ragionare».
Tra i temi affrontati, i bombardamenti israeliani su Gaza, le «fake news», la diversa lettura che ebrei e palestinesi danno di alcuni fatti storici.
Entrambi d’accordo però nel dire che il dialogo è necessario. Per Fink «noi possiamo fare solo questo. L’unica speranza è sul lungo periodo. Tutti vorremmo che lì ci fosse pace, prosperità, serenità, non occupazioni, fili spinati, assedi. Lo vorremmo tutti. Questo passerà per accordi internazionali, speriamo con meno morti possibile. Ma è chiaro che fino a che non passa anche una cultura del riconoscimento dell’altro, è impossibile».
Per Elzir «noi dobbiamo cercare nel nostro piccolo di allontanare i discorsi di odio, di antisemitismo. Dobbiamo giudicare approfondendo, leggendo, studiando, andando nelle scuole, nelle università e invitare i politici a essere più saggi».
Entrambi d’accordo anche nella specificità di Firenze come luogo di pace: per Fink «Firenze è molto avanti nel comprendere che la cittadinanza è complessa, è fatta di diversità. Viviamo in un piccolo paradiso da questo punto di vista e ce ne dobbiamo ricordare». Annuisce Elzir: «Non c’è dubbio. Non è facile fare quello che facciamo qui, e va preservato».