Papa Francesco
Papa: il 6 novembre incontro con 6 mila bambini
Tutti i bambini del mondo convocati all'evento "Incontrando il Papa", promosso dal Dicastero per la cultura e l'educazione. Saranno 6mila i partecipanti, provenienti da 56 nazioni.
Saranno 6mila i bambini, provenienti da 56 nazioni, che il 6 novembre affolleranno l’Aula Paolo VI per l’evento “I bambini incontrano il Papa”, annunciato il 1° ottobre scorso dallo stesso Papa Francesco al termine dell’Angelus, insieme a cinque bambini che si sono affacciati alla finestra con lui in rappresentanza dei cinque continenti. “Tornare ad avere sentimenti puri come i bambini”, l’invito del Papa: “Ci insegnano la limpidezza delle relazioni, l’accoglienza spontanea di chi è forestiero e il rispetto per tutto il creato”. “Sarà in incontro per manifestare il sogno di tutti, riprendendo i concetti espressi dal Santo Padre al Circo Massimo, nella veglia con i giovani dell’ 11 agosto 2018”, ha spiegato il card. José Tolentino de Mendonça, perfetto del Dicastero per la cultura e l’educazione, che promuove l’evento, in collaborazione con la famiglia francescana, la Comunità di Sant’Egidio, la Cooperativa Auxilium e la Federazione italiana gioco calcio (Figc).
“In un mondo tragicamente piagato da drammi la cui portata è devastante, i conflitti e le guerre che sembrano non avere fine richiedono da tutti noi il coraggio di sognare la pace e la forza d’animo per conquistare l’armonia e la fraternità”, ha proseguito il cardinale, durante la conferenza di presentazione in sala stampa vaticana: “Con il dolore e l’angoscia per quello che sta succedendo in tante parti martoriate del nostro mondo, lo spirito è quello contenuto nelle parole di Papa Francesco: ‘Vi aspetto tutti per imparare anch’io da voi”.
“Il collante dell’appuntamento del 6 novembre è la fraternità, il volersi bene”, ha spiegato padre Enzo Fortunato, precisando che saranno due i momenti preparatori all’evento, nella settimana precedente: la presentazione di alcuni testi legati ai bambini e, il 5 sera, l’accoglienza di tutte le delegazioni estere nella basilica dei Santi Apostoli, dove è previsto il saluto del Ministro generale dei francescani. Molto cospicua la partecipazione italiana, con il supporto di Trenitalia, che metterà a disposizione – ha reso noto Maria Luisa Grilletta – 8 treni dedicati, oltre a diverse carrozze su treni normali commerciali, prenotati e messi da parte per i piccoli ospiti speciali, che partiranno al mattino e rientreranno entro mezzanotte. Tutti i treni arriveranno a Roma San Pietro, e uno di essi, con 600 bambini a bordo in rappresentanza di tutti i continenti, entrerà dentro la stazione vaticana.
Il 6 novembre, in mattinata, i bambini saranno accolti nella basilica di San Pietro, dove ci sarà un momento di catechesi con una preghiera tomba S. Pietro. Alle 14.30 ci si sposterà in Aula Paolo VI, dove fino all’arrivo del Papa – previsto alle 15.30 – si alterneranno diversi gruppi di bambini, tra cui alcuni provenienti dal Vietnam, dall’Australia, dal Brasile, dal Benin, e anche da Israele e dalla Palestina. “Saranno loro a dirci delle cose, con la massima libertà”, ha spiegato padre Fortunato, annunciando anche la presenza del Coro dello Zecchino d’oro e dell’Antoniano. Il Papa sarà salutato da 5 bambini, in rappresentanza dei cinque continenti, poi terrà un breve intervento a cui seguiranno le domande dei bambini e le sue risposte. Dopo un invito alla pace e un canto, Francesco consegnerà a 10 bambini, due per ogni continente, un mappamondo. Parteciperà, con una canzone, anche Mr. Rain, “molto amato dai bambini”.
Quella della Comunità di S. Egidio, ha detto il presidente, Marco Impagliazzo, sarà una delegazione internazionale, “con bambini provenienti da ogni parte del mondo, soprattutto bambini nuovi italiani, cioè figli di immigrati giunti nel nostro Paese per lavorare e avere futuro migliore, ma anche bambini profughi fuggiti dalle guerre, arrivati con i corridoi umanitari e già inseriti nelle scuole della pace”. “Abbiamo imparato dai bambini qual è loro più grande aspirazione: vivere in pace”, la testimonianza di Impagliazzo a proposito delle scuole della pace. Sant’Egidio, in vista del 6 novembre, promuove inoltre in Aula Nervi una mostra “Facciamo pace?!”, che “illustra la voce dei bambini sulla guerra, il loro ‘no’ esplicito perché proveniente dai piccoli autori che l’hanno sperimentata. Parlano della guerra di oggi e delle guerre che abbiamo dimenticato”. “Oggi in tutte le nostre suole della pace ogni bambino sta preparando la risposta da una domanda: ‘cosa vorresti chiedere a Papa Francesco?’”, ha annunciato Impagliazzo: “Sono domande diverse, ma con una profondità che va presa sul serio. Per i bambini il Santo Padre è un padre che li ascolta, che accoglie le loro richieste di vita buona e umana, che risponde senza temere di dire loro come dovrebbero vivere e crescere. C’è grande attenzione e attesa per questo incontro: sarà un momento fortemente educativo, il Papa darà l’ esempio a tutti noi adulti di come si ascoltano i bambini e come accogliere loro richiesta mondo migliore, anche attraverso un nuovo patto tra le generazioni”.
“Ci ha travolto l’entusiasmo da tanti parti del mondo”, ha affermato Angelo Chiolazzo, fondatore della Cooperativa Auxilium: “Come ci ripete spesso il Papa, la civiltà di una società si percepisce da come vengono trattati i bambini e gli anziani. Il 6 novembre non sarà solo una festa, ma un momento forte per imparare che i bambini sono il futuro e la ricchezza dell’umanità”. Secondo Flavio Lotti, della Fondazione Perugia-Assisi, l’incontro a cui Bergoglio ha convocato i bambini “si inserisce nel grande percorso che Papa Francesco sta cercando di espandere: la formazione di nuove generazioni costruttori e costruttrici di pace. Concentrare l’attenzione sui più piccoli vuol dire rispondere a tanto dolore, alle tante angosce che ci perseguitano con un gesto concreto: investire sull’ascolto e sula formazione. L’evento del 6 novembre si concluderà con un abbraccio fraterno: da oggi lo vogliamo estendere a tutti i bambini e le bambine che non avranno il privilegio di essere con noi perché magari stanno sotto le bombe o il giogo della fame”.