Toscana

Coronavirus, pediatri: danni tangibili se le scuole restano chiuse

“I possibili effetti avversi delle misure di prevenzione per affrontare il Covid-19 devono essere adeguatamente considerati quando si pianificano le politiche della scuola che riguardano la ‘Fase 2’ della pandemia. Le prove oggi disponibili, anche se non definitive, suggeriscono che i bambini siano meno infettivi degli adulti (tasso di contagiosità del 4% rispetto al 17%). Peraltro è certo che il decorso benigno della malattia in età pediatrica non li esporrebbe con l’apertura delle scuole a un rischio di danno sostanziale. Danno invece tangibile nel caso restasse chiusa per tempi lunghi”. A lanciare l’allarme è una task force di 20 esperti del mondo della pediatria e della cura dell’infanzia, che evidenzia “come non sia chiaro fino a che punto i governi nazionali si basino sulle nuove conoscenze per riprogettare le misure di protezione”.

Nella “Fase 2”, si legge nella lettera di denuncia scritta dagli studiosi, “le politiche sulla riapertura della scuola in Europa appaiono eterogenee e non basate sul numero di casi Covid-19 in ciascun Paese, né su prove scientifiche dell’impatto delle direttive. Tutti però concordano sulle potenziali implicazioni sociali della protratta chiusura”.

“I Paesi scandinavi – fanno notare gli esperti – hanno già riaperto quelle di primo grado. Il Regno Unito, quelle per i figli di lavoratori critici e bambini vulnerabili. Al contrario, in altri Paesi, come l’Italia, vi è riluttanza a considerare la riapertura dei nidi e delle scuole”. Nel frattempo, aggiunge la task force, “si stanno accumulando prove scientifiche sull’impatto drammatico della chiusura prolungata che mettono in dubbio l’efficacia di questi provvedimenti a parità di effetti collaterali, come l’impossibilità da parte dei genitori a lavorare, per prendersi cura dei figli”.

Nella nota gli esperti sottolineano poi come “i bambini che vivono in famiglie povere siano spesso impossibilitati a seguire la scuola da casa”: “In Italia – affermano – gli ultimi dati Istat indicano che il 42% dei minori vive in una condizione di sovraffollamento nelle proprie abitazioni, mentre il 7% è vittima di un grave disagio abitativo (anche di abuso)”.

Le Istituzioni responsabili della Salute pubblica, dichiarano ancora, “devono quindi valutare tutti i fattori nel decidere come e quando riaprire le scuole, attraverso un dialogo con i responsabili educativi, per mettere in grado le scuole di svolgere il loro compito in sicurezza, considerare misure alternative come orario ridotto, doppi turni e lezioni scaglionate, aperture rivolte inizialmente solo all’infanzia anche in luoghi aperti, e alle scuole elementari. Oltre ad un sistema di monitoraggio dei casi a livello scolastico”.

“La cosiddetta ‘Fase 2′ durerà probabilmente fino a quando un vaccino non sarà disponibile e distribuito a un numero sufficiente di persone per costruire una buona immunità. E’ dunque responsabilità della politica sviluppare linee di indirizzo che si basino su prove scientifiche e raccomandazioni internazionali e che attribuiscano il giusto valore ai bambini, agli insegnati e alle famiglie. Come affermato dall’Unicef, e ribadito da molti altri, senza un’azione urgente, questa crisi sanitaria rischia di diventare una crisi dei diritti dei minori”, concludono gli esperti.