Toscana

Turismo. Corte conti recupera 1,2 mln imposta soggiorno

Sostanzialmente inalterate le condanne nei giudizi di conto, che complessivamente hanno fruttato 41.836,23 euro contro gli 80.121,22 del 2017. Anche il gravame delle pendenze è rimasto stabile con una tendenza a una leggera flessione: al 31 dicembre restavano da definire 270 procedimenti contro i 278 di inizio 2018. La procura può vantare uno dei più alti indici di produttività in Italia, grazie a 106 citazioni durante l’anno e l’accoglimento dell’86% delle richieste di condanna in materia di giudizi di responsabilità. E questo malgrado la presenza in servizio soltanto di tre magistrati per buona parte dell’anno. Il caso maggiormente significativo di illecito è stato riscontrato nei confronti dell’ex direttore dell’Agenzia delle entrate di Firenze, censurato per aver ricevuto compensi illeciti per alleggerire il carico di imposte, sanzioni e interessi a carico di un contribuente. A suo carico è stato addebitato fra le altre cose il danno di immagine per la pubblica amministrazione derivante dal suo comportamento illegittimo.

L’anno scorso, tuttavia, la lente di ingrandimento è stata posta in particolar modo sul recupero dell’imposta di soggiorno dovuta ai Comuni: ne sono discese 22 sentenze di condanna nei confronti delle strutture ricettive, fra queste 17 alberghi fiorentini per un controvalore di 1,2 milioni.

La loro colpa principalmente consiste nel non aver riversato al Comune di appartenenza il tributo pagato dai turisti. «Colpisce la vastità del fenomeno», spiega la procuratrice regionale, Acheropita Mondera, nella relazione in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Il mancato pagamento dell’imposta ha riguardato nell’80% dei casi strutture della ricezione fiorentina. Il presidente della sezione Amedeo Federici precisa, a tal proposito, che gli albergatori hanno la qualifica di agenti contabili. Pertanto, non corrispondendo l’imposta incassata non solo causano un danno alle finanze dell’ente locale, ma «si rendono responsabili anche del reato di peculato».