Toscana

Rapporto Caritas, in Toscana aumenta la povertà relativa

Aumenta la povertà relativa in Toscana. Nel 2017 secondo un rapporto stilato dalla Regione l’incidenza sulla popolazione ha raggiunto il 5,9%. Un dato lusinghiero rispetto alla media nazionale, che si è attestata al 12,3%, ma pur sempre in crescita. La povertà assoluta, invece, ha riguardato 62 mila famiglie e 143.000 residenti. Ad allarmare, in particolare modo, è la persistenza della condizione di indigenza. Rispetto alla situazione ante-crisi, la povertà sta diventando sempre di più cronica: una sorta di trappola dalla quale è quasi impossibile sortire. Un tratto che viene individuato dal rapporto della Caritas, presentato oggi a palazzo Strozzi Sacrati congiuntamente con quello della Regione, è la pervasività del tema. Chi chiede aiuto a uno dei centri d’ascolto diocesani, in effetti, non è più solo il disoccupato.

L’anno scorso il 70% delle persone incontrate non aveva un’occupazione, ma il 18,5% vantava o un posto di lavoro o una pensione. Se neppure un salario o l’età della quiescenza sono delle ancore sufficienti per resistere alla deprivazione materiale questo ha un’immediata conseguenza: la permanenza a tempo indeterminato nel circuito dell’assistenza. La cronicizzazione è il dato più saliente della relazione stilata da Caritas. In Toscana le persone che si trovano in una situazione di bisogno perenne, vale a dire che domandano aiuto ai centri d’ascolto da più di 6 anni, hanno raggiunto il 33,5%, scavalcando quelle incontrate per la prima volta (28,7%). Una situazione che sconta, fra l’altro, una significativa povertà educativa: il 60% di chi ha domandato un supporto conta un titolo di studio uguale o inferiore alla licenza media. Il fenomeno, inoltre, si conferma plurale. L’anno scorso le Caritas toscane hanno prestato sostegno a 24.836 persone, il 7,7% in più rispetto al 2016.

La componente italiana è aumentata dell’11,5% contro il 5,7% della popolazione migrante. Le ristrettezze finanziarie si portano dietro la frantumazione delle famiglie e pesanti diseguaglianze generazionali. Tornando ai dati forniti dalla Regione affiora che 3.760 minori hanno ricevuto un sostegno socio-educativo domiciliare per rispondere alle negligenze genitoriali che portano a un rischio di deprivazione. Del resto, la fragilità economica si riverbera anche sull’alimentazione: 54.500 famiglie toscane nel 2016 in alcuni periodi dell’anno non hanno avuto il denaro sufficiente letteralmente per mettere insieme il pranzo con la cena.

La Regione nei mesi scorsi ha lanciato un piano contro la povertà da 120 milioni, riunendo le risorse dei vari livelli di governo. Ma non c’è l’intenzione di allentare la concentrazione. «In Toscana stiamo un po’ meglio rispetto alle altre parti del Paese, ma emerge che purtroppo ancora il fenomeno della povertà è in crescita- è la sintesi dell’assessore regionale al Welfare, Stefania Saccardi -. E sta aumentando il fenomeno della cronicità, sempre più persone fanno fatica a uscire dal circuito della povertà. Quindi, anche le politiche che mettiamo in piedi hanno maggiori difficoltà a fare uscire le persone dai percorsi di accoglienza e di assistenza». Il motto dell’assessore è non accontentarsi: «Dobbiamo investire su politiche che siano sempre più inclusive e tendenti all’autonomia, e sempre meno di assistenzialismo puro».

«Regione Toscana ha scelto da anni di sostenere il prezioso lavoro svolto da Caritas – ha sottolineato Stefania Saccardi – perché è convinta che l’osservazione sistematica dei fenomeni sociali, dei processi di impoverimento che coinvolgono le persone e le comunità rappresenti un modo serio e responsabile per conoscere, interpretare, agire».

«La rete delle Caritas diocesane, diffusa su tutto il territorio toscano, ogni giorno cerca di ascoltare, accogliere ed accompagnare tante persone povere di beni e di diritti – ha detto Marcello Suppressa, delegato Caritas Toscana – La presentazione del rapporto regionale, oltre ad essere un’analisi dei dati raccolti, è anche una opportunità per portare al centro dell’attenzione coloro che vivono ai margini, che sono il nostro prossimo che non possiamo non vedere. Le povertà che il Rapporto racconta appaiono fortemente plurali: partono infatti da situazioni di vita anche molto diverse tra di loro per approdare a scenari diversi, pur condividendo alcuni elementi comuni: quello dell’esclusione in primis e della continua precarietà. Ringraziamo la Regione Toscana per la fiducia e la collaborazione, che dura da molti anni, che ha l’obiettivo di andare incontro a coloro che fanno più fatica e rispondere ai loro bisogni» .