Toscana

Economia. Irpet: Pil Toscana +1,2%, sotto media per secondo anno

Nettamente positivo si conferma il saldo commerciale, in attivo del 6%: l’import è cresciuto del 3,3%, l’export del 3,2%. Gli investimenti sono saliti del 2,5% contro il +3,7% su scala nazionale. In linea con la media italiana, invece, la dinamica dei consumi della pubblica amministrazione (+0,8%) e delle famiglie (+1%). Pur proseguendo la ripresa emergono due fragilità: la Toscana rispetto agli anni della recessione non riesce a tenere il passo né della media nazionale e neanche del Centro-Nord che ha conosciuto un’espansione del 2%. Inoltre, pur essendo la povertà un problema meno acuto che nel resto d’Italia il colpo subito dalla crisi non è stato totalmente assorbito. «Nonostante 4 anni di crescita continua il livello del Pil pro capite è più basso rispetto a quello dell’inizio della crisi- spiega il direttore di Irpet, Stefano Casini Benvenuti -. Alcuni aspetti sono positivi: questa crescita ha coinvolto anche l’occupazione in modo abbastanza generalizzato sia a livello settoriale che territoriale dalla manifattura al terziario, dalla moda al settore meccanico». Gli unici settori che continuano a non produrre posti di lavoro in più, evidenzia, «sono le banche, perché si ristrutturano, e la pubblica amministrazione perché non si può assumere».

L’espansione del mercato del lavoro si è estesa dal centro della Toscana, col suo nucleo manifatturiero, al Sud mediante il turismo e l’agricoltura. Tuttavia, se dal punto di vista quantitativo il progresso è visibile, diventa più controverso intravederlo sul piano qualitativo. «Si tratta di un’occupazione prevalentemente precaria, a tempo determinato- è l’analisi di Casini Benvenuti-. Ci sono forme di crescita del part-time indesiderato. C’é ancora un elemento di sofferenza che si concentra nei giovani, le difficoltà di ingresso sono grosse. Abbiamo una forza lavoro che invecchia. Questo frena anche la capacità innovativa del sistema».

Sul versante della povertà «la Toscana sta decisamente meglio rispetto al resto del Paese, ma c’è anche qui ed è crescente». Del resto, la forbice sociale si è allargata. «È il vero problema di questo momento- fa sapere il direttore di Irpet-. Un problema di cui si parla poco, perché sembra di introdurre elementi di pessimismo eccessivo, la politica ha qualche difficoltà a diffondere questo tema, ma è certamente rilevante». A tal proposito, in Italia la ripresa ha sanato poco le ferite della povertà. «C’è una quota crescente di persone che si impoveriscono. Anche nel corso della ripresa- avvisa-. Siccome la ripresa è bassa siccome c’é qualcuno che cresce c’é anche qualcuno che perde. Noi abbiamo ancora qualcuno che sta perdendo, per cui si accentuano le difficoltà, la povertà assoluta. E il grado di insoddisfazione è crescente».