Toscana

Mafie. Fondazione Caponnetto: Toscana colonizzata, 15 mld anno

Una decina di anni fa la Fondazione Caponnetto coniò lo slogan «La Toscana non è una terra di mafia ma la mafia c’è». Oggi quello stesso slogan «è diventato quasi soporifero e tranquillizzante, quindi inutile», perché la regione «in parte è ormai colonizzata dalla criminalità organizzata. Per capirci, è terra dove le mafie hanno un giro di affari di 15 miliardi di euro l’anno». Lo spiega Salvatore Calleri, presidente della fondazione Caponnetto illustrando il focus 2018 sulle mafie in Toscana. Secondo Calleri, diversi i segnali «estremamente preoccupanti», come gli «imprenditori che si rivolgono alle ‘ndrine per riscuotere i crediti». Oppure come «il porto di Livorno, dove arrivano tonnellate di cocaina. Così tante che ci domandiamo se la criminalità organizzata non lo controlli almeno in parte». C’è poi Pisa che, con Livorno, «è l’altra base strategica del traffico di sostanze stupefacenti».

In Toscana, in sostanza, «la mafia è spalmata e non c’è una terra messa peggio di un’altra: non esiste più un angolo di tranquillità». Certo, aggiunge, «non è che le Forze dell’ordine non hanno il controllo. Il nostro report si basa proprio sulla conduzione delle loro brillanti operazioni. Tuttavia non dobbiamo abbassare la guardia», visto che «registriamo situazioni anche di auto omertà, la paura cioè di parlare di queste cose».

E la politica? «Sta facendo poco – risponde il presidente della fondazione -. C’è poca attenzione anche a livello nazionale: ci sono molte operazioni antimafia, una grossa al giorno, ma se ne parla pochissimo. Eppure questo è il principale problema del Paese». Sui rapporti tra criminalità organizzata e politica torna anche Renato Scalia, consigliere della fondazione Caponnetto, ex ispettore della Dia e candidato M5s nel collegio empolese alle ultime politiche: «C’è una passaggio nella relazione 2016 scritta dalla Direzione nazionale antimafia che mi pare sfuggito ai più: quella relazione dice che ci sono riscontri investigativi sul fatto che sussiste una connessione tra mafia e politica in Toscana». Non solo, per Scalia «per certi aspetti la situazione in Toscana è peggiore di quella nelle regioni del Sud, della Sicilia, la Calabria o la Campania, perché qui, come a Firenze, ci sono tutte, anche quella pugliese e quelle straniere, penso alla mafia cinese o nigeriana».

E se la questione è numerica, Scalia presenta il conto: «Nel 2013 contai 117 clan citati nelle diverse operazioni di Polizia. Lo scorso anno siamo saliti a 132 di cui nel tempo è stata trovata traccia di passaggio. Questo, ci tengo a precisare, non significa che vi siano 132 clan presenti nel territorio. Diciamo però che in Toscana possiamo contare tra i 30 e i 40 clan molto attivi», tra cui «camorra, cosa nostra e anche la mala pugliese».