Toscana

Percorsi di pace: a Rondine un incontro sulla gestione dei conflitti

Il crinale culturale, politico e sprituale che ci torviamo a valicare è segnato da un grande assente: la pace. Questa parola, che in anni e decenni passati è stata la cifra di grandi prospettive ideali, dalle Nazioni Unite alla costruzione di un’Europa unita, ed è stata al cuore di un rinnovamento epocale dell’insegnamento sociale della Chiesa a partire dalla Pacem in terris, è oggi relegato ai margini del discorso pubblico. Viviamo la contraddizione di un mondo che, sebbene veda aumentare in maniera esponenziale la guerra e la violenza, ha ridotto il senso del termine pace alla semplice assenza dell’uso di armi, dimenticando invece come la natura intima e profonda di questo concetto vada ricercata nella costruzione di un determinato quadro sociale, politico, culturale.Questa idea alta di pace, che diveniva vero e proprio programma politico e spirituale, ha avuto proprio in Toscana i suoi profeti e più ancora il luogo di una sua elaborazione profonda. Una trama di riflessioni che hanno pensato la pace a partire da un vissuto che nel Novecento ha più volte spogliato di ogni giustificazione il ricorso alla guerra e alla violenza e fatto della edificazione della città dell’uomo l’aspirazione intima di ogni buona politica e di ogni più autentica esperienza di fede. Giorgio La Pira, Ernesto Balducci, sono fra i nomi più noti che, in qualche modo, simboleggiano una tensione alla pace che non è riducibile ad utopia, ma che si radicava in una lettura sapienziale degli eventi, poggiata su quei segni dei tempi che mostravano come la comunione della famiglia umana sia il punto verso cui la storia tende. Una comunione che muoveva i suoi passi, prima ancora che nei grandi scenari internazionali, nelle vie e nelle piazze delle città, nei luoghi di preghiera dei figli di Abramo e in un’idea di «difesa» della patria che superava il vecchio paradigma nazionalista del servizio militare e si faceva costruzione attiva di civiltà attraverso l’obiezione di coscienza.Tutto questo ha rappresentato per la Toscana un’esperienza profetica, che mantiene intatta la propria forza e novità. Nel quadro storico attuale si fa ancora più urgente il bisogno di tornare a pronunciare parole di pace che guardino a quei luoghi in cui, ancora oggi, si educano i costruttori di pace.Questo il senso del cammino che il MEIC regionale ha deciso di intraprendere in questo triennio associativo, che vuole scoprire la ricchezza intellettuale, morale e politica che in tante realtà toscane vede ancora oggi uno sforzo di costruzione di un domani più umano. Queste prospettive di un futuro possibile richiedono ben più che un generico riufito della guerra: esigono di ridare sostanza e vigore a quello spirito antico che sotto il termine pace vede il coraggio di scelte che umanizzano la società, l’economia, la politica e che, per i credenti, rivelano il volto più intimo della fede che è quello di un Dio di misericordia e di amore. Quello che il MEIC offre allora alle chiese toscane è una sorta di pellegrinaggio, di itinerario che vuole riannodare i fili con quella ricchezza di idee ed esperienze che, proprio sulla pace, la Toscana ha saputo esprimere. Si tratta di tentare di intrecciare fra loro le sensibilità diverse di realtà che hanno maturato, negli anni, una specificità e un carisma in questo servizio alla pace che per essere efficace richiede di guardare alla realtà umana nella sua interezza. Si è scelto di iniziare questo cammino il 25 febbraio prossimo a partire dalla comunità di Rondine, nei pressi di Arezzo, che da anni ha fatto della convivenza fra ragazzi provenienti da paesi e popoli fra loro in guerra lo strumento per superare quella dinamica del «nemico» che oggi riemerge pericolosamente fin dentro le nostre società. Questa maturità nelle relazioni, che passa non per il rifiuto ma piuttosto per l’accettazione del conflitto come elemento che, quando è compreso e gestito, non si trasforma in violenza ma permette ad entrambi di crescere, è il presupposto più intimo di uno spirito di pace che ha bisogno, oggi più che mai, di testimoni credibili.Riccardo Saccenti, delegato regionale MeicLuca Pighini, vicedelegato regionale MeicDon Andrea Lombardi, assistente regionale Meic