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Migranti. Sbarchi scendono del 95%, ma tensione politica sale

Nel documento del Consiglio Europeo il dato del drastico calo degli arrivi. Grazie agli accordi con la Turchia e la Libia. Nel Mediterraneo orientale si è passati da 885 mila del 2015 profughi sbarcati in Grecia a circa 40 mila del 2017. E sul fronte italiano, da 153 mila a 118 mila.

Mentre la tensione politica e sociale sui migranti cresce, in Europa gli arrivi sono diminuiti del 95% «rispetto al picco registrato nell’ottobre del 2015». Sono gli stessi Capi di Stato a scriverlo nel documento conclusivo del Consiglio europeo, conclusosi questa notte. Anche i dati, pubblicati da Frontex e dal Consiglio dell’Unione Europea sui flussi migratori irregolari, lo confermano: nel 2017 si sono registrati 184mila ingressi, in calo del 81% rispetto a quelli del 2015, quando se ne contarono oltre un milione.

Tre sono le direttrici sud nord lungo le quali si muovono i migranti: Mediterraneo centrale, orientale e occidentale. Per quanto riguarda i flussi migratori del Mediterraneo centrale (ossia dall’Africa del nord all’Italia), lo scorso anno sono state poco meno di 118mila le persone che si sono dirette in Europa, contro le 153mila del 2015. Un dato, questo, che tende progressivamente a scendere: nei primi cinque mesi del 2018, infatti, si sono contati poco più di 13mila arrivi (da gennaio a maggio dello scorso anno, invece, erano stati quasi 60mila).

Ma la riduzione più evidente si registra nella tratta del Mediterraneo orientale: in tre anni i migranti giunti in Grecia dalla Turchia sono passati da circa 885mila a poco più di 40mila, 95% in meno rispetto al 2015. Le diminuzioni che si sono registrate in questi ultimi anni non sono solo frutto di un numero minore di persone in viaggio verso l’Europa, ma hanno origine anche nei numerosi accordi fra gli Stati membri dell’Ue e quelli da cui principalmente hanno origine i flussi. I principali? Quello, risalente al 2016, fra Unione Europea e Turchia, che da allora si impegna a bloccare i migranti in rotta verso la Grecia, e quello stipulato nel 2017 fra Italia e Libia, a opera del ministro dell’Interno Marco Minniti durante il governo Gentiloni. Accordi che in questi giorni stanno venendo ridiscussi per essere potenziati: nel Consiglio europeo del 28 giugno è emersa, per l’appunto, la necessità, come scritto nel documento conclusivo, di «ulteriori sforzi per attuare pienamente la dichiarazione UE-Turchia, impedire nuovi attraversamenti dalla Turchia». Un intervento, dunque, volto più che altro a fermare i flussi migratori, piuttosto che a prevenire nuove partenze, sulla scia di quelli precedenti, che già ne hanno diminuiti notevolmente.