Toscana
Lucca, Amin e Inva, i due giovani volontari che hanno raccontato a Mattarella la loro storia
Il Presidente della Repubblica ha rivolto un caloroso saluto ai volontari, alla comunità di Lucca e al Centro Nazionale per il Volontariato, incoraggiando i volontari a continuare nel loro impegno. Mattarella ha ringraziato le associazioni e la loro voglia di un futuro migliore da costruire insieme.
Entrambi poco più che ventenni, entrambi con famiglie originarie di altri Paesi: nuovi italiani con la passione di aiutare gli altri. Amin, nato in italia da genitori marocchini, ha iniziato alle superiori a fare volontariato insieme ai ragazzi con disabilità dell’Allegra Brigata di Lucca, aiutandoli a fare sport e attività fisica. Adesso sta svolgendo il suo anno di servizio civile alla Fasm di Lucca. Inva fa parte dei Giovani per la Pace della Comunità di Sant’Egidio con i quali si occupa di sostegno scolastico ai bambini con particolare attenzione ai bambini sinti oltre a partecipare alle numerose iniziative della Comunità di Sant’Egidio a servizio di anziani e senzatetto. Anche Inva sta svolgendo il servizio civile occupandosi di housing sociale alla Fondazione Casa di Lucca.
Ad introdurli il presidente del Cnv Edoardo Patriarca, che ha ricordato il grande valore educativo del volontariato. Patriarca ha ricordato Maria Eletta Martini, storica presidente del Centro Nazionale per il Volontariato, nella giornata che il Presidente della Repubblica ha voluto dedicare alla sua memoria. «Lei Presidente -ha detto Patriarca rivolgendosi a Mattarella-, con il suo costante impegno istituzionale che dall’insediamento non ha mai fatto mancare al Paese, incarna la migliore testimonianza del valore e della fecondità della cultura politica di Maria Eletta Martini». Patriarca ha ricordato l’appuntamento del Festival Italiano del Volontariato in programma a Lucca dal 12 al 14 maggio. «Vogliamo celebrare l’ostinazione della speranza con la parola ‘Ricostruire’: sarà la parola chiave del prossimo Festival Italiano del Volontariato: una ricostruzione non solo fisica, ma estesa ai legami e alle relazioni che formano le comunità operose, i territori che resistono, le pratiche resilienti, le comunità educanti».
Anche il presidente della Fondazione Volontariato e Partecipazione Alessandro Bianchini ha sottolineato il valore dell’impegno dei giovani, citando i numerosi studi condotti dalla Fondazione di ricerca che ha sede a Lucca, fondata anch’essa da Maria Eletta Martini. «La nostre ricerche -ha detto Bianchini- hanno raccontato il volto di un Paese un po’ migliore di quello che le cronache quotidiane riportano. Hanno dimostrato, ad esempio, che l’impegno dei giovani nel volontariato non è diminuito in termini assoluti: ha in molti casi cambiato forme e modalità. Le organizzazioni di volontariato, così come le istituzioni, hanno il dovere di ascoltare i giovani e aprirsi alla loro inventiva e creatività».
Prima delle parole del Presidente della Repubblica, Amin e Inva hanno raccontato la loro storia e il loro impegno ai 600 volontari presenti nel Complesso di San Francesco che ospitava la manifestazione. «Mi auguro -ha detto Amin concludendo la sua testimonianza- che nella società, soprattutto nel mondo del lavoro, venga dato più spazio a questi ragazzi con disabilità. Perché ne hanno bisogno e hanno qualcosa da dare. Gli farebbe veramente bene, perchè invece di rimanere chiusi in casa, darebbero un contributo in più alla società».
Inva ha ricordato l’esperienza dei corridoi umanitari portati avanti dalla Comunità di Sant’Egidio, le Federazione delle Chiese evangeliche, la Tavola Valdese ed il Ministero degli Affari Esteri, raccontando anche l’esperienza lucchese di ospitalità di una famiglia siriana. «Non tutti noi -ha conclusa la giovane albanese-, Signor Presidente, siamo ufficialmente cittadini italiani, ma ci sentiamo italiani, questo è il Paese dove stiamo mettendo le nostre radici, questo è il Paese che ci ha offerto un sogno che vogliamo trasformare in speranza per tanti, questo è il Paese dove vogliamo vivere contribuendo al suo benessere con la cultura della solidarietà. Il contributo di energie spese in questi mesi nell’accoglienza dei profughi siriani, giunti nella nostra città attraverso quella via di salvezza che sono i ‘corridoi umanitari’, ne sono forse l’esempio più visibile».