Toscana
Morti in cava, Cisl Toscana Nord: «un’enclave dov’è difficile entrare»
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«Siamo a cinque morti nel marmo negli ultimi otto mesi – dice Figaia -. La Regione Toscana aveva fatto una legge non perfetta ma con almeno due punti importanti: il superamento dei ‘beni estimati’, ovvero il ritorno alla comunità degli agri marmiferi finora ritenuti un bene privato e l’impegno a lavorare in loco il marmo a fronte della concessione estrattiva. Con il ricorso del Governo alla Corte costituzionale tutto si è bloccato e siamo finiti in un limbo in cui le nuove regole non ci sono e le vecchie sono ormai superate ( alcune sono state redate in epoca estense ). I padroni delle cave si trovano in una situazione particolarmente propizia per scavare quanto vogliono, con il marmo che viene caricato sulle navi a getto continuo e se ne va nel mondo, senza lasciare sul territorio né lavoro né benessere per la comunità, ma solo lutti. Perché in questo contesto da far west la vita degli operai non riesce a competere con il capitale».
«Ai primi di gennaio -conclude Figaia – è venuto qui anche il Governatore Rossi, ci ha incontrati e ha annunciato l’inizio di un percorso serrato con le parti sociali, peraltro concetto riesposto anche ieri ‘a caldo in cava’, per entrare nel merito di questi problemi. Sono passati tre mesi, nulla si è fatto, ma ci sono altri due morti».