Toscana

Morti in cava, Cisl Toscana Nord: «un’enclave dov’è difficile entrare»

«Le cave di marmo, a partire da quelle di Carrara che sono le più numerose, sono una enclave dove è difficile entrare, facendo chiarezza, da parte di tutti;  dove la sicurezza, come la regolarità contabile e finanziaria oggetto di ripetute attivita di indagine della Magistratura, faticano anch’esse ad entrare. Qui guadagnano in pochi, si muore come in nessun altro distretto in Italia e subiamo la beffa di vedere i monti che calano con una velocità strabiliante». E’ la amara constatazione  del segretario Cisl Toscana Nord Andrea Figaia nel giorno dello sciopero e del lutto per i due morti di ieri nella cava di Colonnata.La pm titolare dell’indagine, Alessia Iacopini, appena possibile, interrogherà l’operaio sopravvissuto, Giuseppe Alberti, 48 anni. L’uomo è ancora in stato di choc, ma avrebbe detto alla moglie di aver visto i due compagni scomparire sotto le rocce. L’operaio, che aveva una imbracatura, ha riportato alcune contusioni per aver sbattuto contro il marmo mentre è rimasto sospeso in aria, prima di essere tratto in salvo dall’elicottero del 118. Sono stazionarie le condizioni del direttore dei lavori, Carlo Musetti, 63 anni, anche lui ieri alla cava, colto da infarto e trasferito all’ospedale apuano dove è stato sottoposto ad un intervento di angioplastica. Anche un altro cavatore, colto da malore per aver assistito alla tragedia, è stato medicato al pronto soccorso. Oggi sia a Massa che a Carrara è stato proclamato il lutto cittadino, mentre tutti i lavoratori del settore del marmo scioperano per l’intera giornata.

«Siamo a cinque morti nel marmo negli ultimi otto mesi – dice Figaia -. La Regione Toscana aveva fatto una legge non perfetta ma con almeno due punti importanti: il superamento dei ‘beni estimati’, ovvero il ritorno alla comunità degli agri marmiferi finora ritenuti un bene privato e l’impegno a lavorare in loco il marmo a fronte della concessione estrattiva. Con il ricorso del Governo alla Corte costituzionale tutto si è bloccato e siamo finiti in un limbo in cui le nuove regole non ci sono e le vecchie sono ormai superate ( alcune sono state redate in epoca estense ). I  padroni delle cave si trovano in una situazione particolarmente propizia per scavare quanto vogliono, con il marmo che viene caricato sulle navi a getto continuo e se ne va nel mondo, senza lasciare sul territorio né lavoro né benessere per la comunità, ma solo lutti. Perché in questo contesto da far west la vita degli operai non riesce a competere con il capitale».

«Ai primi di gennaio  -conclude Figaia – è venuto qui anche il Governatore Rossi, ci ha incontrati e ha annunciato l’inizio di un percorso serrato con le parti sociali, peraltro concetto riesposto anche ieri  ‘a caldo in cava’,  per  entrare nel merito di questi problemi. Sono passati tre mesi, nulla si è fatto, ma ci sono altri due morti».