Toscana

Rifugiati, attività di formazione e lavoro volontario anche nei consorzi di bonifica

Se n’è parlato nel corso della riunione che c’è stata stamani a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze, sede della presidenza della Regione, a cui erano stati invitati tutti i soggetti che, su incarico delle prefetture, stanno gestendo l’accoglienza dei migranti. Una riunione a cui ne seguiranno altre per mantenere un filo diretto con chi opera sui territori.

“Ci aiuterà a governare meglio l’accoglienza dei migranti e rifugiati che arrivano – sottolinea il presidente della Toscana Enrico Rossi, presente all’incontro -. Ci aiuterà perché l’immigrazione è un problema ma, se si fanno scelte intelligenti e si facilita l’integrazione, può diventare anche un’occasione”. “Il parlarsi ci aiuterà ad avere linee e regole di condotta comuni – conferma l’assessore alla presidenza, Vittorio Bugli -. Aiuterà a scambiarsi buone pratiche e risolvere così più facilmente i problemi in cui qualcuno si possa imbattere. Servirà anche alla Regione per avere un quadro più preciso e diretto di cosa si sta facendo sul territorio”.

I consorzi di bonifica utilizzeranno i migranti che hanno richiesto asilo in piccole manutenzioni di canali agricoli o nella pulizia delle sponde di fiumi e torrenti, magari anche nel censimento delle opere idrauliche. Attività, si precisa, che saranno tutte manuali e senza uso di macchinari. La convenzione potrà essere sottoscritta tra il singolo consorzio e la singola associazione o cooperativa che ha avuto in carico dalla prefettura la gestione dell’accoglienza del gruppo di rifugiati.

Ad oggi i rifugiati e richiedenti asilo accolti in Toscana da aprile dell’anno scorso hanno raggiunto quota 5.548 e duecentocinquanta, a ieri, sono le disponibilità offerte in maniera disinteressata dalle famiglie, pronte ad accogliere in casa uno o più rifugiati. In trecento hanno chiamato al numero speciale 331.6983061, attivo dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18. Le regole con cui i migranti saranno ospitati dalle famiglie saranno definite dalle prefetture assieme alla Regione e tra le famiglie e gli enti gestori sarà firmato una sorta di patto di solidarietà.