Toscana

Cresce l’occupazione in Toscana nei servizi. Rossi: «Effetto traino del manifatturiero»

Lo sottolinea il presidente della Toscana Enrico Rossi, dati Istat alla mano che si riferiscono al secondo trimestre dell’anno: quelli fino a giugno. “Sono dati da non enfatizzare e strumentalizzare – premette -, perché i numeri sono freddi e la sofferenza di chi un posto di lavoro l’ha perso o non lo trova ancora grandissima”. Niente toni altisonanti, dunque. Nel volgere di un trimestre i numeri potrebbero ancora cambiare. Sono dati anche da analizzare in profondità. Ma la buona notizia c’è.

I numeri

Nel secondo trimestre 2015, rispetto agli stessi tre mesi del 2014, la Toscana registra un saldo positivo di 30 mila nuovi posti di lavoro. Se il confronto è con il primo trimestre dell’anno, si sale addirittura a +45 mila. Diminuisce inoltre la disoccupazione: dall’11 per cento di gennaio passerebbe all’8,5 per cento, sotto solo a Veneto e Trentino. “Condizionale d’obbligo” dice Rossi, perché le rilevazioni Istat sono telefoniche e dunque le risposte soggettive, più utili a volte a misurare un umore anziché offrire una fotografia perfetta della realtà. Tradotto in numeri vorrebbe dire che da 180 mila i disoccupati sarebbero scesi a 145 mila. “Il che – annota Rossi – rimane comunque una percentuale ancora alta: è come se una città come Livorno, bambini compresi, fosse senza lavoro”. Più interessante e ‘pesante’ per il presidente della Toscana è invece un altro nume ro, quello che misura il tasso di occupazione ovvero la percentuale di cittadini con più di quindici anni che lavorano. “In Italia sono il 55 per cento – dice – , in Toscana il 65 per cento: primi assieme all’Emilia Romagna”. Quanto al Pil il Paese cresce ancora nel 2015 solo dello 0,7 per cento e la Toscana dell’1 per cento.

L’effetto traino del manifatturiero

Per capire il perché serve tempo e un’analisi più approfondita. Un’idea il presidente Rossi però ce l’ha e la confessa. “Visto che a crescere sono soprattutto i servizi all’impresa, potrebbe essere che il manifatturiero votato all’export e l’industria toscana che ha tenuto (ed ha tenuto per gli imprenditori che hanno investito ma anche i lavoratori che si sono sacrificati) stia producendo effetti a cascata”. L’ultima parola è sul Job Act. “Le riforme, come ha detto di recente anche un consigliere economico di Palazzo Chigi – sottolinea – , da sole non producono lavoro. Non lo fa una diversa forma giuridica del contratto di lavoro. Lo possono fare e probabilmente lo hanno fatto gli incentivi alle assunzioni e stabilizzazioni, riducendo il numero dei contratti precari che nel 2014, tra i nuovi assunti, erano ancora l’85 per cento”. “Incentivi – aggiunge – che andrebbero stabilizzati per non rischiare effetti boomerang, assieme a forme di detassazione per chi investe e crea nuova occupazione: una cosa su cui il Governo nazionale dovrebbe riflettere”.