Toscana

Sanità: Mugnai (Forza Italia), «la riforma di Rossi non piace a nessuno»

«Per controllare al meglio le spese si preferisce accentrare ed omogeneizzare la realtà sanitaria attraverso una programmazione verticistica e autoritaria»: lo afferma l’intersindacale medica della Toscana in una nota fitta di considerazioni, tutte criticissime, sulla riforma sanitaria made in Rossi. A riflettere sui contenuti di quello scritto è oggi il Vicepresidente della Commissione sanità del Consiglio regionale della Toscana Stefano Mugnai (FI): «Dal Pd – ricorda – qualche settimana fa venimmo additati come coloro che muovevano alla proposta di riforma della sanità rilievi pretestuosi e strumentali. Evidentemente non era così, se oggi non c’è cronaca locale dei quotidiani che non riporti critiche e obiezioni dei Comuni e degli operatori sanitari, mentre dal fronte dei medici l’intersindacale scrive cose come quella sul controllo della spesa. La quale, per inciso, non ci coglie di sorpresa: basta tener conto delle inchieste sui bilanci aperte in questi ultimi cinque anni da parte di varie procure, Massa in testa, per comprendere come esista un bisogno politico di controllare, sottolineo sempre politicamente, la contabilità sanitaria».

In che senso politicamente? «Cinque anni fa – spiega l’esponente di Forza Italia – Rossi passò da assessore alla sanità a governatore sbandierando il mito della contabilità virtuosa che vedeva la Toscana, con le sue certificazioni, in un range di credibilità avanguardistico rispetto al resto d’Italia. Ecco: nemmeno sei mesi dopo le elezioni regionali, con l’emergere della vicenda che portò al crac della Asl 1 di Massa Carrara, si capì che era leggenda. Già nel 2005, a dirla tutta, sui conti della sanità toscana si allungava l’ombra dell’operazione RANPC con cui, nell’introdurre principi contabili uniformi per le aziende sanitarie, secondo alcune interpretazioni si finiva per non contabilizzare gli arretrati dei rinnovi contrattuali del personale dipendente e convenzionato».

«Ora – prosegue Mugnai – la situazione, con le elezioni regionali alle porte, pare riproporsi. Ma i conti della sanità sono tutt’altro che chiari. Tanto per cominciare mancano i bilanci 2013 di tutte le aziende sanitarie della Toscana. Avrebbero dovuto essere approvati nel maggio 2014, e allora la giunta trovò la giustificazione che, siccome a livello nazionale la ripartizione dei conti AIFA tardava ad arrivare, non si potevano approvare. Altre regioni, ad esempio l’Emilia Romagna, avevano però proceduto comunque regolarmente nei tempi di legge, segno che si poteva. Ora, però, a ottobre AIFA ha fornito i dati tanto attesi: ma i bilanci ancora non arrivano. I conti della sanità regionale, in questo senso, sono fuori norma quanto meno nella tempistica. Ora, accorpando le aziende sanitarie, si va inevitabilmente verso bilanci di area vasta che assorbiranno e impasteranno realtà contabili non disponibili come dovrebbe essere. Le quali dunque, in vista della campagna elettorale, sottratte come sono al controllo sia del Consiglio regionale che dei cittadini non costituiscono, politicamente appunto, freccia all’arco di nessuno. Per questo comprendo l’impressione e la preoccupazione espressa dall’intersindacale medica».

Ma i medici mica si fermano lì. E non ci vanno neanche punto di scartina: «Le obiezioni sono le nostre, ovvero quelle di un sistema salute asservito a basse logiche di controllo politico che nulla bada a “la specificità dei territori, i bisogni dei cittadini e le aspettative dei professionisti, ma diventa l’imposizione di una offerta di sanità che viene inevitabilmente rivista al ribasso”. Ora – conclude Mugnai – quando si riceve ragione di solito ci si sente inorgogliti. Ma qui si parla di salute, che è carne e sangue delle persone. Perciò leggere da parte dei medici considerazioni sovrapponibili alle nostre non ci dà soddisfazione anzi: ci preoccupa ancora di più».