Toscana
Cisl: la Mukki non si svende, né si vende
«E non ci accontentiamo – dice Udirica Fabbri, della segreteria Fai – di dichiarazioni come “la Mukki non si svende”, perché significa solo che sarà garantita una vendita a prezzi alti. Ma la Centrale non è un buono per fare cassa e non va venduta !». «Com’è possibile – si domanda Fabbri – pensare di dismettere un’azienda che opera in condizioni di eccellenza e di virtuosità, che garantisce il lavoro a 170 dipendenti e ad un indotto di 1000 famiglie in momento in cui tutti dicono di voler creare posti di lavoro?».
Per questo la Fai di Firenze ha chiesto un tavolo di discussione tra tutti gli attori in campo e invita la Regione Toscana «a dichiarare ‘strategica’ la sua partecipazione nella Centrale, evitando l’ingresso di un partner privato, chiunque egli sia, che sarebbe interessato solo al marchio ed alla quota di mercato». La Fai critica anche la pioggia di dichiarazioni di questi giorni, in cui «prevalgono il populismo e la voglia di eliminare tutto ciò che è pubblico» e dimostrano in tanti casi «una profonda ignoranza sulla realtà Mukki».
«E’ ormai pensiero comune infatti – dice Fabbri – che le aziende partecipate siano carrozzoni che divorano denaro pubblico, ma non è il caso della Centrale del latte. La Mukki riesce a stare su un mercato altamente concorrenziale e a competere anche con gruppi, come appunto Granarolo, 10 volte più grandi, visto che in Toscana mantiene il 40% delle quote di mercato».
E contemporaneamente ha creato e tiene in vita «una filiera del latte che dal Mugello arriva fino nel Senese e in Maremma» e raccoglie il latte anche nelle zone più impervie «sostenendo le aziende allevatrici e garantendo con la presenza dell’uomo la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico». «E questo – conclude Fabbri – nessun privato accetterebbe di farlo, acquistando piuttosto latte oltreconfine per abbattere i prezzi».