Toscana
Don Milani: il silenzio di Barbiana in un’opera d’arte
Il progetto che ha dedicato a Don Milani si intitola Il linguaggio universale del silenzio a cura di Sandra Gesualdi. Prende spunto proprio dal profondo silenzio che trovò Lorenzo quando giunse su quella montagna e che anche l’artista ha imparato a conoscere e sperimentare in questi oltre venti anni di residenza su Monti Giovi. Un monumentale trittico sapientemente foggiato di pieni e vuoti scultorei, cromato di blu e particolari in doratura con tavole in giallo ocra e verde brillante che ne spezzano l’andamento. Sopra Di Palma vi proietta immagini fotografiche rielaborate graficamente, ma mai ritoccate, che si fondono con l’opera stessa e ne assorbono il colore. È il linguaggio originale del lavoro del Di Palma, che rende vive e tridimensionali le figurazioni, animate dal colore e inglobate nella scultura.
Le fotografie proiettate, tutte originali e d’epoca, in bianco e nero, sono quelle della scuola di Barbiana digitalizzate di recente per motivi conservativi e catalogate dalla Fondazione DLM, dopo un lavoro di ricerca, recupero e archiviazione. L’opera, che sarà allestita sabato 6 dicembre in sala Donatello della Basilica di San Lorenzo a Firenze – in collaborazione con la Regione Toscana, l’Opera Medicea Laurenziana e la Basilica di San Lorenzo – potrà essere visitata fino al 31 gennaio 2015, dal lunedì al sabato dalle 10 alle 17; chiusura i festivi, ad eccezione del 26 dicembre.
L’artista tradizionalmente fonda le sue opere con l’ambiente che lo circonda utilizzando materiale così detto “povero” e organico. Apprezzato dai maggiori critici, soprattutto da Renato Barilli che ha voluto offrire un suo contributo al catalogo ragionato, Di Palma forgia e modella il legno alla maniera dei laboratori rinascimentali con dovizia di cesello e intarsiature, che poi imbeve di schiette e coinvolgenti note cromatiche ricavate dall’uso antico delle terre legate all’uovo. Ne risultano sculture dalla poetica minimalista, rese virtuali dagli interventi dei colori. Una poetica molto vicina per modi e ispirazioni alle modalità scelte da don Lorenzo Milani per la sua opera, secondo cui non occorrono grandi mezzi per intraprendere imprese importanti e che la grandezza di un uomo (e di un artista) non si valuta dal luogo in cui vive e lavora.
“Il linguaggio universale del silenzio”, spiega la curatrice Sandra Gesualdi, “è una sorta di affresco del ventunesimo secolo che prende vita e si anima abbagliato dai toni accesi. I ragazzi di don Milani sembrano così irrorati da una poesia che il linguaggio contemporaneo dell’artista ferma nel tempo e nello spazio, dandogli nuova vita. Antonio Di Palma torna con un’opera che solo a Barbiana e solo la purezza del silenzio avrebbe potuto offrirgli. Un prodotto d’ingegno pensato e costruito in loco, da un artista ‘barbianese’, con i legni scelti dai boschi di lassù; senza compromessi, nato dall’etica e dalla coerenza del maestro e di chi ha creduto in lui quando tutti lo avevano dimenticato”.
Il lavoro del Di Palma sarà introdotto dalla recente mostra fotografica Barbiana e la sua scuola, a cura di Sandra Gesualdi e Pamela Giorgi con una selezione del fondo fotografico della Fondazione DLM che traccia per immagini la biografia di quella scuola di montagna, con scatti famosi e inediti. Emergono la vita e gli sviluppi della scuola di Barbiana attraverso foto d’epoca restaurate e molte mai viste.