Toscana
Maltempo: disastro Carrione, Rossi istituisce commissione regionale di indagine
Una commissione d’inchiesta amministrativa allo scopo di individuare le cause e accertare le responsabilità del cedimento dell’argine in calcestruzzo del Carrione, che ha provocato l’alluvione di Marina di Carrara. La dichiarazione dell’emergenza regionale per gli interventi di ripristino e di messa in sicurezza idraulica, per far partire immediatamente con procedura negoziale 234 interventi per 140 milioni. Una collaborazione con le Università toscane per completare e proseguire lo studio sulla stabilità e la sicurezza degli argini in terra e in calcestruzzo di tutta la regione.
Sono queste, in estrema sintesi, le decisioni annunciate oggi dal presidente Enrico Rossi che, dopo aver visitato ieri le zone disastrate, ha lavorato oggi con i tecnici regionali per mettere a punto la relativa delibera di giunta.
“La situazione – ha detto Rossi alla stampa – è giunta a livelli insostenibili. L’emergenza legata alle alluvioni è a tutti gli effetti diventata vera e propria emergenza democratica, perché la fiducia dei cittadini nelle istituzioni non tiene più, è come un fiume che ha rotto gli argini e dilaga in forme preoccupanti. Il patto che lega stato e cittadini è fondato proprio sulla sicurezza, della vita e delle proprietà, che lo stato deve garantire”.
Riferendosi al problema dell’argine del Carrione il presidente si è detto “indignato e senza parole”, ha parlato di un “argine non imbrigliato e, sembra, non conforme al progetto. Cosa che fa un po’ rabbrividire”. “Voglio reagire – ha proseguito – assumendomi il massimo di responsabilità e facendo cose mai fatte finora”.
La prima decisione riguarda la formazione di una Commissione di inchiesta amministrativa, allo scopo di individuare, nell’arco di 15 giorni, le cause del disastro e accertare le responsabilità della costruzione del muro di contenimento del Carrione. Sarà presieduta dall’avvocato Lucia Bora, responsabile dell’Avvocatura regionale, e composta dalla dottoressa Ivana Malvaso, responsabile dell’ufficio ufficio contratti e appalti, dall’ingegnere Simone Nepi del Genio civile di Toscana Centro e dalla dottoressa Silvia Carignani della Direzione generale della presidenza. “Ci riserviamo di procedere ad una azione di risarcimento civile per danno – ha detto il presidente – perché la Regione ha finanziato la realizzazione dell’argine con 4 milioni. Collaboreremo anche con la Procura per gli aspetti penali”.
“Dopo la verifica che abbiamo svolto negli anni scorsi in seguito alla rottura dell’argine del Serchio sullo stato della consistenza e della solidità di tutti gli argini costruiti in terra in Toscana, attiverò una collaborazione con le Università per una verifica delle altre situazioni, in particolare come in questo caso argini in cemento amato, allo scopo di costruire una graduatoria di interventi e rassicurare i cittadini di altre zone della regione”
“Terzo punto – ha detto Rossi – dichiarerò l’emergenza regionale. Ormai questi eventi non sono puntuali e circoscritti nel tempo, ma si ripetono e interessano tutto il nostro territorio. Insieme ai nostri tecnici abbiamo passato in rassegna tutti gli interventi di ripristino e di messa in sicurezza funzionali alla mitigazione del rischio idraulico già progettati e finanziati: sono 234 opere con importo inferiore a 5 milioni, per un totale di 140 milioni, tre quarti regionali, per un importo medio di 600 mila euro. Con una delibera che li elencherà ne dichiareremo l’estrema urgenza e sulla base di un progetto definitivo o anche di massima si potranno chiamare per ciascuna opera dieci imprese, fare una trattativa negoziata e procedere così all’affidamento dei lavori. Seguendo questa procedura, resa possibile dalla recente modifica della nostra legge della Protezione civile e dallo Sblocca Italia, queste opere potranno essere in grandissima parte appaltate entro tre mesi e i lavori avviati nei primi mesi del 2015. Ogni opera ha un responsabile del procedimento, li chiameremo tutti qui e indicheremo come comportarsi per fare gli appalti nel più breve tempo possibile”.
“Mi assumo così una responsabilità di non poco conto, ma a questo mi sento obbligato. Daremo un vero e proprio colpo alla burocrazia. Non ci sono eguali nel panorama italiano. I disastri dipendono in parte da cambiamenti climatici, ma anche e soprattutto da una “santa alleanza” tra finanza e mattone che dura da trent’anni. Noi l’abbiamo combattuta, stabilendo la non edificabilità nelle zone a rischio idraulico P4, con la Legge 1 che blocca il consumo di suolo e con il Piano paesaggistico che approveremo. Provvedimenti che costituiscono una svolta senza precedenti in Italia nel governo del territorio e che per i prossimi trent’anni pongono le condizioni perché il dissesto e lo stupro del nostro territorio non abbia più a verificarsi”.
Il presidente Rossi ha concluso con le due richieste al governo. La prima è l’attribuzione ai presidenti di Regione dei poteri di commissario governativo: “Queste opere che avviamo – ha infatti osservato – possono essere bloccate sul punto degli espropri. Se governo ci conferisse poteri di commissario di governo neanche privati potrebbero più fermarle con i ricorso al TAR “. La seconda è la collocazione degli interventi di questo tipo fuori del patto stabilità.