Toscana

Fecondazione eterologa, le incognite da sciogliere

Lo conferma il dottor Giampaolo Cima, direttore di ostetricia e ginecologia al nuovo ospedale Versilia di Camaiore, il cui centro di procreazione assistita funge da struttura di coordinamento regionale: «in questi giorni abbiamo accolto diverse coppie in cerca di un figlio tramite eterologa. Ma nessun candidato donatore ha bussato alla nostra porta. E prima di rischiare di partire con il piede sbagliato, preferiamo attendere il perfezionamento del percorso regionale».

Le incognite da sciogliere sono diverse, come già avevamo anticipato nello scorso numero del settimanale.

La prima: il sistema si basa sui donatori. Donatori  – si specifica nelle direttive allegate alla delibera – volontari, altruisti, interessati «solo al bene della salute riproduttiva di un’altra coppia». Ma sarà così facile trovare trovarli?

Le direttive della regione specificano l’iter cui dovrà sottoporsi il donatore o la donatrice. Esami particolarmente accurati, che pure – si evince dalle direttive – non potranno mai fugare ogni dubbio sulla qualità del dono: «impossibile diagnosticare e valutare tutte le patologie genetiche letali o gravi di cui risultassero affetti il donatore/donatrice». Di questo la coppia ricevente le cellule riproduttive dovrà essere informata.

Ma vediamo gli esami cui dovrà sottoporsi, ad esempio, il donatore maschio: intanto dovrà essere esaminato il suo liquido seminale e la qualità del suo sperma dovrà rientrare nei parametri stabiliti nel 2010 dall’Organizzazione mondiale della sanità. Se ritenuto idoneo, il seme sarà congelato, ma sarà utilizzato solo se almeno il 50% degli spermatozoi, dopo lo scongelamento, avranno conservato motilità rettilinea. Nel frattempo, il candidato sarà sottoposto ad una visita specialistica, ad esami sierologici/batteriologici ed infine a quelli genetici (vedi flow chart). «Tutti questi test – osservava nello scorso numero Cristiana Parri, direttrice del Centro di procreazione medicalmente assistita della Usl 12 di Viareggio – saranno rimborsati al donatore? Questo la delibera ancora non lo stabilisce. Come del resto non stabilisce quanto costerà la prestazione alla ricevente» commentava. La scorsa settimana  medici ed amministrativi si sono riuniti a Firenze. Un tavolo tecnico deve  trovarsi di nuovo questa settimana, mentre andiamo in stampa. Obiettivo: fissare una volta per tutte le tariffe per la fecondazione eterologa. Se non ci saranno sorprese, la Regione Toscana darà indicazione di far pagare ai riceventi lo stesso ticket della fecondazione omologa – ovvero, lo ricordiamo, 500 euro a tentativo, per un massimo di tre tentativi – garantendo in parallelo la gratuità degli esami cui dovranno sottoporsi i donatori.

La novità dei giorni scorsi: anche altre regioni sarebbero pronte, almeno sulla carta, a partire con l’eterologa. E lo farebbero seguendo delle linee guida, approvate all’unanimità dalla conferenza che le riunisce e che, par di capire, ogni regione dovrebbe poi recepire con delibere proprie.

Mettendo a confronto i due testi, emergono alcune differenze. La prima: l’età dei donatori. Il testo approvato dalla conferenza delle regioni parla di donatori ‘under 40, quello della Toscana di ‘under 50. La seconda: il numero delle nascite determinabili da uno stesso donatore. Il testo della Toscana parla di un massimo di sei figli, quello approvato dalla conferenza delle regioni di un massimo di dieci figli. La terza: le direttive della Toscana contemplano che occorre tener traccia delle caratteristiche fenotipiche di donatori e donatrici: etnìa di appartenenza, peso e altezza, colore degli occhi, colore naturale dei capelli, tipo naturale di capelli (se lisci, se ondulati, se ricci), la carnagione (se pallida, se rosea, se olivastra, se scura). Per quale fine, si sono chiesti in diversi? Il testo approvato dalla conferenza delle regioni dice come non sia «possibile per i pazienti scegliere particolari caratteristiche fenotipiche del donatore, al fine di evitare illegittime selezioni eugenetiche».

La scelta dei governatori di stabilire linee guida comuni risolve il caos normativo? Solo in parte. Perché le procedure «approvate» dalla regioni potrebbero cozzare con quanto stabilirà il Ministero della salute e il parlamento in tema di eterologa. E il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha già dichiarato che le regioni, se partiranno senza legge nazionale, lo faranno a loro rischio.