Toscana
Route Agesci: è il momento di tornare nelle proprie città
A quest’ora le tende sono quasi tutte smontate. Restano quelle di servizio, che verranno tolte nei prossimi giorni dai capi scout. Gli autobus, ordinatamente, escono dalla tenuta, per dirigersi in decine di località d’Italia.
Cartoni, plastica, vetro, generico, biologico, adeguatamente separati, sono raccolti in luoghi prestabiliti ed attendono di esser portati via. «Mai vista una raccolta differenziata così ben fatta» ci confiderà nei giorni scorsi un addetto.
Al posto medico avanzato organizzato dal gruppo di chirurgia d’urgenza dell’ospedale Santa Chiara i medici si concedono un po’ di relax. Da mercoledì a questa sera 350 giovani hanno chiesto loro assistenza. Forse questa mattina il momento un po’ più critico: qualche colpo di calore, qualche svenimento. «Abbiamo portato diversi ragazzi all’ombra, per evitare guai peggiori». Però tutti i 30mila confluiti intorno al palco centrale per la celebrazione eucaristica finale avevano ricevuto assistenza, potevano idratarsi e sono stati bagnati da idranti.
Resta il ricordo di una giornata ricca di emozioni. Iniziata all’alba con la pulizia dell’area – dove durante la notte si era svolta una veglia – e la preparazione della celebrazione, trasmessa in diretta su Tv2000.
La Messa, presieduta dal cardinale Angelo Bagnasco e concelebrata dagli arcivescovi di Pisa Giovanni Paolo Benotto e di Lucca Italo Castellani, ha riservato una sorpresa finale: una telefonata da Roma di papa Francesco.
Poi i ragazzi hanno presentato la Carta del coraggio, frutto del contributo di tutti: una lettera di impegni e di «desiderata» consegnata al presidente della conferenza dei vescovi italiani (la giovane scolte, visibilmente emozionata, ha storpiato il suo nome chiamandolo a ritirare il documento) e al presidente del consiglio Matteo Renzi, tallonato da decine di giornalisti, fotoreporter, telecameramen.
Entusiasmo alle stelle. Ma dopo questa route, i ragazzi sapranno davvero mantenere questa carica emotiva, mostrare coraggio, diventare cittadini attivi? O delegheranno altri a promuovere un mondo migliore? È la preoccupazione espressa dalla presidente del comitato nazionale, la pugliese Marilina Laforgia. Che però ha subito chiarito: «Noi non abbiamo paura di avere paura».