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Iraq: un «Piano Marshall» per ricostruire i villaggi cristiani distrutti dall’Isis

«Iraq, ritorno alle radici»: è il titolo della conferenza internazionale, promossa da Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), che si svolgerà il 28 settembre a Roma, presso la Pontificia Università Lateranense, durante la quale sarà illustrato il progetto di ricostruzione di 13 mila case danneggiate o distrutte dall’Isis nei villaggi cristiani della Piana di Ninive. Un vero e proprio «Piano Marshall, il cui costo viene stimato in 250 milioni di dollari.

Sono ancora 12mila le famiglie cristiane censite (circa 95mila persone) – costrette, nell’estate del 2014, dallo Stato Islamico (Isis) alla fuga da Mosul e dalla Piana di Ninive – che continuano a vivere da sfollati interni ad Erbil e nelle aree limitrofe, assistititi grazie alla Chiesa locale e all’impegno di organismi come la Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre. La distruzione operata dai terroristi del sedicente Stato Islamico è considerevole: quasi 13.000 abitazioni in 9 villaggi della Piana di Ninive sono state danneggiate, incendiate o totalmente distrutte. Tutti gli edifici sono stati saccheggiati.

Tuttavia, a poco più di tre anni, con l’attenuarsi del conflitto e la liberazione dei loro villaggi da parte dell’esercito iracheno e i suoi alleati, molti cristiani cercano di ritornare alle loro case e alle loro vite. La stima dei danni e la presenza di problemi legati alla sicurezza nei villaggi, le manovre politiche curdo-irachene, i danni alle infrastrutture (reti elettriche e idriche, strade…) rendono molto complessa la situazione.

Desiderio di tornare. Proprio per dare risposte concrete al desiderio dei cristiani della Piana di Ninive «di tornare alle proprie radici» che nel febbraio di quest’anno le Chiese locali (siro-cattolica, siro-ortodossa e caldea) hanno istituito, con il sostegno di Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), il Comitato per la Ricostruzione di Ninive (Nineveh Reconstruction Committee – Nrc). L’organismo è composto da sei rappresentanti delle tre Chiese e da tre esperti (in comunicazione, gestione finanziaria e coordinamento interno), coadiuvati da architetti e ingegneri. Chiari gli obiettivi:«promuovere e finanziare il ritorno dei cristiani ai rispettivi villaggi; pianificare e monitorare la riedificazione e rendere conto dell’utilizzo dei fondi ricevuti; informare l’opinione pubblica sullo stato di avanzamento del ritorno dei cristiani in Iraq; invitare  governi e comunità internazionale a intraprendere le necessarie azioni politiche che assicurino ai cristiani iracheni il rispetto del loro diritto a far ritorno alle proprie case».

«Piano Marshall» per i cristiani iracheni. Parte da qui il progetto di ricostruzione dei villaggi cristiani della Piana di Ninive, denominato «Iraq, ritorno alle radici» che viene presentato giovedì 28 settembre alla Lateranense di Roma, per iniziativa di Acs che, dal 2014 a giugno 2017, ha finanziato in Iraq programmi per quasi 30 milioni di euro a beneficio dei cristiani.

«Un vero e proprio ‘Piano Marshall’ per i cristiani in Iraq – lo definisce Alessandro Monteduro, direttore di Acs Italia – il cui costo si aggira sui 250 milioni di dollari». Una stima cui si è giunti dopo un lavoro di ricognizione e di sopralluoghi nei villaggi della Piana di Ninive.

Nello studio relativo ai costi, le squadre di ingegneri hanno catalogato il livello di distruzione di circa 13mila abitazioni private e di scuole, ospedali ed edifici religiosi, incendiati, distrutti o parzialmente danneggiati da Isis. I risultati hanno permesso di calcolare i costi relativi alla ricostruzione.

I fondi raccolti verranno distribuiti dal Comitato in proporzione al valore delle strutture danneggiate. Particolarmente lunga la lista delle proprietà, della Chiesa – ben 363 – danneggiate (totalmente, parzialmente o incendiate): 34 chiese, 6 cappelle, 15 conventi (attivi), 3 monasteri (contemplativi), 6 santuari, 10 presbiteri (rettorie), 2 residenze vescovili, 9 uffici parrocchiali, 4 complessi parrocchiali, 1 seminario, 6 centri per la catechesi, 2 centri pastorali, 4 centri culturali, 3 aree ricreative aperte, 4 centri sportivi, 1 centro di sartoria liturgica, 21 sale polifunzionali, 3 aule di lettura, 3 aree Internet, 5 sale di raccoglimento dopo i funerali, 4 sale per ricevimenti matrimoniali, 79 luoghi locati dalla Chiesa (generici), 89 luoghi locati dalla Chiesa (attività), 7 frutteti, 10 cimiteri, 13 asili nido, 2 scuole primarie, 1 nursery, 2 orfanotrofi, 1 clinica (dispensario), 9 biblioteche, 1 centro radio, 3 locali di diverso uso.

Tre ricadute benefiche. «Questo grande piano – spiega Monteduro, direttore di Acs Italia – non ha solo una valenza umanitaria. Le ricadute benefiche di tale azione sono infatti riconducibili a tre punti fondamentali: difesa della libertà religiosa delle minoranze della nazione irachena, contrasto al terrorismo e attenuazione della pressione migratoria». Per ciò che riguarda la lotta al terrorismo, Monteduro afferma che «alle necessarie attività di prevenzione e repressione deve accompagnarsi un’opera tesa a prosciugare il brodo di coltura del radicalismo islamico: il ritorno della pacifica comunità cristiana nella Piana di Ninive rappresenta un importante passo avanti verso la stabilizzazione socio-culturale dell’area».

Ne deriva anche una «attenuazione della pressione migratoria: i cristiani iracheni desiderano continuare a vivere nelle loro terre; aiutare queste famiglie a tornare nelle proprie case significa quindi contribuire a ridurre la tensione sociale che affligge le nazioni che ricevono migranti nel proprio territorio».