Toscana

Tariffe più salate per l’acqua, ignorato il referendum

Poco meno di due anni fa, il 13 giugno del 2011, il referendum sull’acqua raggiungeva il quorum necessario per la sua validità. Una valanga di «sì» cancella due norme. La prima disegnava un percorso a tappe per far salire la partecipazione dei privati nelle società che gestiscono il servizio. La seconda, più tecnica ma altrettanto importante, riguardava il calcolo nella bolletta della remunerazione del capitale investito.

Un risultato a sorpresa, non succedeva dal 1995 che un referendum fosse valido e dopo una campagna elettorale partita «dal basso», che aveva spiazzato i partiti. Il 96% dei votanti toscani ha votato a favore dell’abrogazione della norma che garantisce nella tariffa idrica la presenza di una quota del 7% per la remunerazione del capitale investito. Questo diceva il risultato del referendum, niente, però è cambiato, anzi. Lo scorso 30 aprile, 50 sindaci in rappresentanza dei 287 Comuni toscani hanno approvato le nuove tariffe per il servizio idrico regionale che per le famiglie si tradurrà in aumenti consistenti: dal 6,5% al 10% rispetto al 2012. In pratica le tariffe aumenteranno di circa 2 euro a metro cubo in tutta la Toscana.

La decisione dei sindaci ha introdotto il riconoscimento del costo della risorsa finanziaria che dovrebbe coprire il costo del denaro investito per gli impianti ed equivale mediamente a un 6,5% della bolletta. Il metodo di calcolo della tariffa proposto dall’Aeeg è estremamente complesso e prevede 19 voci, in parte fisse in parte variabili, che concorrono alla formulazione della nuova bolletta dell’acqua che arriverà ai cittadini.

L’aumento sarà del 7,63% per gli utenti serviti da Asa fra Pisa, Livorno e Siena. Nel Basso Valdarno, dove opera Acqua spa del 6,20%; dell’8,62% nel grossetano; del 7,48% per gli utenti di Firenze, Prato e Pistoia. Aumenti decisamente più contenuti per Massa e Versilia, «solo» 2,98 per cento.

La nuova tariffa idrica è stata proposta dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas e approvata per gli ex Ato 1 (Toscana Nord), 2 (Basso Valdarno), 5 (Toscana Costa) e 6 (Ombrone). Provvedimento contestato dal Forum toscano dei movimenti per l’acqua che lo definisce «tariffa truffa» perché, nonostante l’esito del referendum che cancellava la remunerazione del capitale, introduce il riconoscimento del costo della risorsa finanziaria. Bocciata invece nell’ex Ato 4 (Alto Valdarno), che invierà i dati all’Aeeg che calcolerà direttamente la nuova tariffa, mentre la conferenza dei sindaci dell’ex Ato 3 (Medio Valdarno) deciderà le indicazioni per gli investimenti necessari che serviranno per decidere la nuova tariffa.

Non si poteva fare diversamente afferma l’assessore regionale all’ambiente Anna Rita Bramerini che aggiunge, è «una decisione sofferta, perché il metodo imposto dall’Autorità nazionale, seppur provvisorio, scontenta tutti». L’assessore ha un’idea, rivedere il sistema delle società di gestione: servono 1.500 milioni.

Secondo la Regione, è l’arretratezza del sistema di infrastrutture e impianti che rende necessari e urgenti gli investimenti. In Toscana per l’adeguamento e potenziamento della rete sono necessari investimenti per un importo complessivo di 1,9 miliardi di euro. «Resta fondamentale – afferma Alessandro Mazzei, direttore dell’Ait – garantire il livello degli investimenti previsto dai piani d’ambito, per non abbassare i livelli di servizio per l’utenza e per non incorrere nelle sanzioni dell’Unione Europea, specie in materia di depurazione delle acque reflue».

Tante voci contrarie alle nuove tariffe per l’acqua, modificate nonostante il risultato del referendum – 96% di «sì» – e il parere della Corte costituzionale che ha dato ragione al Forum toscano dei movimenti.  Votanti che hanno il diritto di essere perplessi, ha vinto la stessa tecnica usata per il finanziamento pubblico dei partiti: cancellato con un referendum e poi reintrodotto con un nome diverso, rimborso elettorale. Come finirà? Si corre il rischio tangibile di svuotare di significato il referendum – costo 300/400 milioni di euro a consultazione – allontanando i cittadini dalla politica.