Toscana

Il mistero dell’insabbiamento di delfini sulle coste toscane

Ma il dato più preoccupante è che dall’inizio del 2013 sono stati ben venticinque i recuperi di carcasse lungo tutto il fronte marino della Regione. Ovviamente sulle cause di questa «moria» si stanno avanzando alcune ipotesi, tutte comunque da verificare. Quelle più accreditate, comunque, senza elidersi l’una dall’altra, sono quelle di un’epidemia batterica (morbillo nella fattispecie), di probabili esalazioni di anidride carbonica da parte del vulcano sommerso «Marsili» e, ovviamente, dall’inquinamento delle acque marine dovuto all’intenso traffico navale nel Canale di Sardegna. Niente fa pensare invece ai 112 bidoni di rifiuti tossici, molti dei quali ancora da recuperare (se mai verranno recuperati) che il 17 dicembre 2011 caddero in mare al largo della Gorgona dall’«Eurocargo Venezia» della Compagnia Grimaldi. Ecco così che acquistano un particolare significato i due seminari sulle specie marine protette che si sono svolti presso la Villa Borbone a Viareggio ed a Livorno presso l’Acquarium, con particolare riferimento alle varie specie di mammiferi marini che popolano l’area tirrenica compresa nelle acque territoriali d’Italia, Francia e Principato di Monaco, area di 87 mila Kmq, già definita «Santuario Pelagos».

Organizzati nell’ambito del progetto regionale «Go green Mare» con la determinante collaborazione della Regione Toscana, appunto, dell’Università di Pisa, dell’Osservatorio Toscano Cetacei, del Centro Scienze Naturali di Prato, del Centro Interuniversitario di Biologia Marina di Livorno, del Centro Studi Cetacei di Viareggio e dell’Ente Parco San Rossore-Migliarino-Massaciuccoli, questi seminari sono stati rivolti in particolar modo agli studenti delle Università di Pisa, Reggio Emilia e Modena. Senza ovviamente escludere tutte le forze dell’ordine che sono preposte, direttamente o indirettamente, alla salvaguardia dell’ambiente sia marino che terrestre, gli operatori del mare e quanti sono preposti alla formazione su questo tema specifico. In pratica si è trattato di un’iniziativa tendente a puntualizzare la necessità di una sempre maggiore attenzione verso i modi ed i termini di agire in ambito marino, con particolare riferimento ad alcuni aspetti della biodiversità marina lungo il litorale toscano. In più sono state illustrate sia le tecniche che le procedure di avvistamento, monitoraggio e mappatura dei cetacei che popolano questo «Santuario».

I Seminari, per quanto riguarda la salvaguardia dell’ambiente marino e la sicurezza in mare, sono stati condotti dal Comandante la Capitaneria di Porto-Guardia Costiera di Viareggio, Capitano di Fregata Pasquale Vitiello, dal Capitano di Corvetta Federico Giorgi e dal Tenente di Vascello Alessio Agostini e dal Sottotenente di Vascello Diego Baglivo. Giorgi e il Sottotenente di Vascello Alessio Agostini, che si sono soprattutto soffermati. Sotto il profilo più squisitamente scientifico sono intervenuti il biologo marino dott. Silvio Nuti del Centro Studi Cetacei di Viareggio (Cetus), che in ambo i seminari ha illustrato la rete degli spiaggiamenti dei cetacei lungo le coste toscane. Sono poi intervenuti i ricercatori e docenti dell’Università di Pisa Ferruccio Maltagliati (aspetti di conservazione della biodiversità marina) e Carlo Pretti (strutture sommerse, lotta al «fouling» e problematiche ambientali), il responsabile dell’ Acquario di Genova Guido Gnone che si è intrattenuto sulle attività connesse alla foto-identificazione dei mammiferi che popolano il Mar Tirreno. Infine la dott. ssa Ilaria Rossetti ha illustrato il sistema di conoscenze riguardanti gli impatti dei sistemi e delle tecniche di pesca sull’ambiente marino, ovviamente con particolare riferimento ai mammiferi marini: mentre l’ing. Saverio Tozzi del Cns di Prato si è intrattenuto sugli impianti acustici ed i rischi derivanti per le specie marine dal traffico delle navi e dalle attività umane, soprattutto nella delicatissima zona del «Santuario dei cetacei».

Questi seminari hanno concluso la fase teorica su questa problematica, perché quella pratica verrà effettuata con uscite in mare aperto a bordo dell’imbarcazione «Krill» del Cetus con il preciso intendimento di applicare in concreto sia le metodiche di ricerca che di monitoraggio dei cetacei.