Toscana

Pistoia: in famiglia qualcuno ha perso il lavoro? Ecco il «fondo diocesano»

Sostenere situazioni di disagio economico in conseguenza di una crisi che espelle persone dal mercato del lavoro; fornire aiuti anche in termini di orientamento per cogliere nuove opportunità occupazionali: serve a questo duplice scopo una iniziativa della diocesi di Pistoia, fortemente voluta dal vescovo Mansueto Bianchi (il «Fondo di solidarietà diocesano Famiglia Lavoro») che inizia la sua attività concreta. Alle famiglie in difficoltà possono essere concessi fino a un massimo di duemila euro (500 al mese per un massimo di quattro mesi) attraverso progetti personalizzati.

Promosso da Diocesi di Pistoia, con Caritas e Ufficio per la Pastorale Sociale, insieme ad Acli/Enaip e a Misericordia di Pistoia, il Fondo è operativo in tutti i comuni della diocesi di Pistoia: oltre al capoluogo, Quarrata, Montale, Serravalle, Agliana, Lamporecchio; nei comuni montani (Abetone, Cutigliano, Piteglio, Marliana, Sambuca, San Marcello); in tre Comuni nella provincia di Prato (Montemurlo, Poggio a Caiano, Carmignano); in due nella provincia di Firenze (Vinci e Capraia).

Da quando il Fondo diocesano è stato lanciato, in esso sono confluiti 80 mila euro: 30 mila provengono dai fondi arrivati in diocesi dallo Stato sull’8 per mille; 15 mila da due soggetti privati locali (la BCC di Pistoia e la spa «Elaia», rispettivamente con 10 e 5 mila). Risorse sono arrivate anche da una cooperativa sociale (Baobab) e da alcune parrocchie (quella di Santomato, ad esempio, ha raccolto ben 9 mila euro grazie alle «bomboniere solidali»: lavorate da un gruppo di volontari, in prevalenza donne).

Può presentare domanda chi ha perduto il lavoro dal 1 gennaio 2012. La raccolta delle domande è partita lunedì 4 febbraio e in quindici giorni – sottolinea Marcello Suppressa, direttore di Caritas diocesana – «sono già decine le domande di famiglie presentate per chiedere un aiuto a causa del lavoro perso e della mancanza di ammortizzatori sociali».

Una caratteristica del Fondo è quella di non operare soltanto attraverso contributi assegnati direttamente alle famiglie in difficoltà: esiste infatti una seconda linea operativa, quella che punta ad aiutare percorsi di inserimento lavorativo. Per questo («Non solo contributi in denaro – sintetizza Suppressa – ma soprattutto percorsi di dignità e di speranza anche per evitare il pericolo di una dimensione puramente assistenzialistica») il Fondo si avvale, in particolare, della cooperativa sociale «In cammino».

Chi è interessato deve presentare domanda a un apposito Centro di Ascolto. Un Comitato di valutazione esaminerà le domande in base ad alcuni criteri (data di perdita del lavoro, entità del reddito complessivo familiare, esistenza di mutui prima casa o di affitti onerosi, disponibilità a inserirsi in percorsi formativi, non godimento di altre concomitanti forme di aiuto, assenza di rifiuto per eventuali proposte di reinserimento lavorativo). Il Fondo si rivolge «principalmente alla famiglia» e prende in considerazione anche «casi di separazione coniugale nei quali si verifichino stati di abbandono e situazioni di precarietà economica del residuo nucleo familiare con i conseguenti disagi anche sociali».

I moduli utili per la domanda si possono ritirare presso il Centro di Ascolto Caritas (in via Magi) oppure presso la Misericordia di Pistoia. La modulistica è scaricabile anche dal sito della diocesi (www.diocesipistoia.it) e dai siti di Misericordia e Acli. Le domande vanno presentate alla sede Acli di Pistoia, in Corso Gramsci