Toscana
Mps in Consiglio: le opposizioni, «il Pd faccia un passo indietro». Rossi: «calmare il cortocircuito»
Il dibattito del Consiglio regionale convocato in seduta urgente si è conclusa con il voto di due mozioni, entrambe respinte. L’una a firma del consigliere Giovanni Donzelli, del suo gruppo (Fratelli d’Italia) e di Marina Staccioli, la seconda degli altri partiti di opposizione.
Quella di Donzelli ha registrato il voto contrario dei partiti di maggioranza, il voto favorevole di Antonio Gambetta Vianna e del suo gruppo, il voto di astensione del Pdlcon alcune prese di posizione personali. È il caso del portavoce dell’opposizione Stefania Fuscagni che ha votato a favore, e quella di Alessandro Antichi che ha invece votato contro. La mozione di Donzelli chiedeva, in estrema sintesi, di avviare un tavolo con il sindaco di Siena e il presidente della Provincia per modificare lo statuto della Fondazione ed eliminare le 14 nomine politiche. La mozione degli altri partiti di opposizione intendeva, tra l’altro, sollecitare le dimissioni del rappresentante della Regione nella Fondazione Mps. L’atto è stato respinto con il voto contrario di tutta la maggioranza.
Quella relativa alle inchieste in atto sul Monte dei Paschi di Siena è una «vicenda gravissima» ma la banca «ce la farà». Lo ha detto Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana (che nomina un membro nella Deputazione generale della Fondazione Mps) intervenendo nel corso del Consiglio regionale straordinario convocato per affrontare proprio la vicenda che riguarda Rocca Salimbeni. «Il sistema bancario italiano – ha detto Rossi – è, rispetto ad altri Paesi, complessivamente sano» e bisogna fare «attenzione che una vicenda gravissima e delicata non porti un danno complessivo al Paese». La situazione dunque deve essere «chiarita presto e bene» ma si deve calmare il «cortocircuito» per «rispetto del più grande istituto bancario che abbiamo in questa regione, con migliaia di dipendenti, milioni di conti. Guai a noi se ci lasciassimo prendere da ogni forma di strumentalizzazione». Dall’appello del governatore al «senso di responsabilità» perché c’è bisogno che intorno all’istituto senese si crei «un clima positivo di fiducia». Questo, naturalmente, accanto alla «necessità di perseguire fino in fondo chi ha commesso errori». Però, ha concluso Rossi, «il Monte dei Paschi ce la farà. Ha tutte le condizioni per farcela».
Per quanto riguarda i derivati in carico all’amministrazione regionale Rossi ha precisato che la Regione ha firmato, con Mps, nel 2006, un solo contratto di swap, un «plain vanilla», il cui rischio e i cui costi impliciti sono stati ritenuti nel 2011 dalla società di consulenza Martingale Risk Italia «assolutamente accettabili». Quello con Mps è uno dei 22 contratti di derivati stipulati dal 1999 al 2006. Tutti e 22 coprivano un anno e mezzo fa circa un terzo del miliardo o poco più di debito contratto complessivamente dalla Regione. Per alcuni derivati è stata intrapresa una procedura di annullamento in autotutela. Non è il caso dell’Mps – 35 milioni circa il valore del contratto – che è invece servito, spiega il presidente della giunta, per trasformare un vecchio mutuo da tasso variabile a tasso fisso, pagando oggi (fino al 2035) il 4,3 per cento finito.
Secondo il capogruppo del Pdl Alberto Magnolfi, per aprire un nuovo ciclo al Monte dei Paschi di Siena, il più antico istituto bancario del mondo, occorre un «atto di coraggio da parte dei componenti la deputazione della Fondazione Monte dei Paschi, i quali dovrebbero tutti rassegnare le dimissioni, ad iniziare da quello nominato dal Consiglio toscano».
Magnolfi ha avanzato la proposta al termine del suo intervento in Aula consiliare, specificando che quello che serve per risollevare il terzo gruppo bancario d’Italia è un’assunzione di responsabilità politica e non la minimizzazione o l’esasperazione delle responsabilità personali perché non sono quelle, per quanto gravi, che secondo lui hanno determinato il disastro. L’intervento del presidente della Giunta toscana, Enrico Rossi, per Magnolfi è stato fuorviante. Lo scandalo Monte dei Paschi, ha detto, ripropone la questione del controllo politico sulle banche e il sistema Siena, ha aggiunto, rappresenta una sorta di evoluzione e di perfezionamento del sistema Toscana, fondato su un’«eccessiva intrusione della politica nell’economia che ha portato a disastrosi risultati: acquisto di Banca 121, di banca Antoneveneta seppur fortemente sconsigliato, oltre ad una serie di operazioni avventate se non avventuristiche di cui sono colme le cronache».
Con tutto ciò, per Magnolfi, quel che deve maggiormente preoccupare è il futuro. Il rischio che l’attuale situazione impedisca alla banca di allinearsi ai cambiamenti strutturali che stanno interessando i più grandi colossi bancari italiani ed europei, a cominciare da Unicredit, esiste ed è forte. Come dimostra proprio l’Unicredit, che si sta dando una nuova articolazione che valorizza i territori ed i sistemi economici macroregionali, anche il Monte dei Paschi, a suo parere, deve darsi una nuova organizzazione strutturale capace di guardare al mondo sapendo però valorizzare le realtà territoriali. Solo così, ha concluso, il Monte dei Paschi di Siena può avere un futuro.
«Il Pd, facciano un passo indietro dalla gestione della Fondazione e della Banca, anche mediante modifiche statutarie». Questa la dichiarazione di Giuseppe Del Carlo, capogruppo in Consiglio regionale dell’Udc. Secondo Del Carlo «occorre sostenere il nuovo vertice nell’azione di risanamento e dare fiducia ai 6 milioni di clienti e ai 30 mila dipendenti, affinchè la Mps continui a essere punto di riferimento dell’economia regionale e nazionale».