Toscana
Terremoto: geologi, non si può prevedere ma è possibile prevenire i danni
Non si possono prevedere con assoluta certezza, ma i terremoti potrebbero non fare più paura. Se si investisse in prevenzione, se si realizzasse la microzonazione delle città si potrebbero prevedere gli effetti zona per zona, palazzo per palazzo. E pensare di abbattere quegli gli edifici che non è possibile o economico consolidare per ricostruirli antisismici.
La questione della previsione dei terremoti e temi legati alla prevenzione e alla microzonazione sono i temi al centro del seminario che si terrà martedì 18 dicembre all’Istituto Agronomico per l’Oltremare di Firenze (via A. Cocchi 4) a partire dalle 14. Si tratta di un incontro dal titolo «La previsione degli eventi sismici» al quale prenderanno parte l’assessore regionale Anna Rita Bramerini, Maria Teresa Fagioli presidente dei Geologi della Toscana, Vittorio D’Onorio vicepresidente del Consiglio nazionale dei Geologi, Giancarlo Fianchisti, responsabile del coordinamento regionale di prenvenzione sismica, Dario Albarello, docente di Geofisica, Lisa Pierotti del Cnr-Igg di Pisa e Enzo Mantovani docenti di Fisica terrestre.
«Al di là dell’attuale impossibilità di prevedere quando il sisma colpirà, il problema non è solo strettamente tecnico – commenta Maria Teresa Fagioli – ma più propriamente sociologico, politico e mediatico. I tecnici e i geologi in particolare, sono in grado di visualizzare in funzione della densità dei dati messi a loro disposizione (leggasi quindi anche fondi investiti in microzonazione) scenari previsionali di cosa succederà al prossimo terremoto. Come gestire però quest’informazione, inquietante, disturbante e con pesanti ricadute sul mercato immobiliare è un problema dei sociologi e dei politici». Dunque si potrebbe sapere da prima quanto devastante sarà l’effetto di un sisma. «Non si può ignorare che – continua la presidente dei Geologi – stiamo parlando quasi solo di un problema di priorità economiche. Solo pochi giorni fa, in Giappone un terremoto di intensità 7.3 della scala Richter non ha fatto nessuna vittima né prodotto danni. La potenza di quel terremoto è stata almeno 100 volte maggiore di quelli che hanno fatto stragi da noi all’Aquila ed in Emilia».
Non si può però dimenticare che siamo in Italia. «Certo, il patrimonio edilizio storico è più difficile da proteggere e da adeguare per resistere ai sismi. Ma è comunque possibile, la tecnologia è nota e collaudata. Per le nuove costruzioni, speculazioni a parte, costruire antisismico costa solo pochi punti percentuali in più che non farlo, o farlo male. Per l’edilizia spazzatura, con costi di adeguamento di ordini di grandezza maggiore del suo valore immobiliare ci vuole il coraggio di dire chiaramente rottamiamo e ricostruiamo. Oppure continuiamo a giocare alla roulette russa con la vita di chi ci vive, lavora o studia. Proprio così, in Italia per circa il 50% delle scuole non è ancora stata effettuata la verifica di stabilità sismica, stiamo facendo concorrenza alla fama di Erode, San Giuliano di Puglia insegna».
«Gli scienziati stanno lavorando per mettere a punto strumenti di previsione sempre più accurati – commenta Mauro Chessa presidente della Fondazione dei Geologi della Toscana e coordinatore dell’incontro – tuttavia l’attuale livello di conoscenza dei fenomeni sismici è particolarmente problematico. Sono ormai disponibili gli elementi per previsioni di massima, la Protezione civile deve decidere se dare credito a possibilità statistiche, che non esprimono certezze, e porre in atto evacuazioni, o evitare allarmismi che potrebbero risultare ingiustificati e molto dannosi».
I dati si basano su quanto fin qui accaduto. «Negli ultimi 1000 anni in Italia abbiamo avuto terremoti molto distruttivi, magnitudo di 6.3 o più, con frequenza statistica pari a uno ogni 15 anni, l’ultimo di questa serie risale al 1980 (Irpinia). Quindi siamo in grande ritardo. La Toscana è estesamente esposta a fenomeni sismici di intensità paragonabile a quelli emiliani o peggiori. Non sappiamo quando accadrà ma sappiamo cosa ci attende».
Dal momento che non è possibile fare previsioni accurate su quando accadrà un terremoto, il rischio è quello di scatanere polemiche. «Nel 1985 Zamberletti seguì la via della precauzione, evacuò la Lunigiana per la previsione di un terremoto che non si verificò e venne processato per procurato allarme. Pochi giorni fa sono stati condannati i membri della commissione Grandi rischi della Protezione civile per non aver previsto il terremoto dell’Aquila. Qual’è l’equilibrio da raggiungere?».
In materia di previsioni, la Toscana porta avanti un progetto sperimentale. «In Toscana è attiva una rete per il rilevamento dei precursori dell’attività sismica, con la quale si conduce una sperimentazione di grande interesse, che potrà portare nuovi importanti elementi per stabilire le reali possibilità predittive. Abbiamo inoltre una consolidata ricerca scientifica con esponenti di rilievo internazionale, come il professor Dario Albarello».