Toscana

Uffici postali, accordo con Regione: 74 chiudono, 58 a orario ridotto, 66 salvi

Dovevano essere 198 gli uffici interessati, 172 da chiudere. Alla fine le chiusure si sono ridotte a 74, entro la fine dell’anno come confermato da Poste. In altri 58 ci sarà una riduzione nell’orario di apertura e di personale. Ma gli sportelli resteranno aperti e funzionanti. E’ il frutto di un accordo tra la Regione e Poste italiane che ha ridotto i tagli degli uffici postali nei paesi e nelle zone disagiate della Toscana che erano stati annunciati in estate. «Abbiamo evitato la chiusura di cento uffici postali – ha commentato il presidente della Toscana Enrico Rossi -. E’ un buon risultato che abbiamo ottenuto dopo un serio confronto».   

L’annuncio di Poste Italiane di voler procedere a un’operazione di riorganizzazione aveva suscitato immediate proteste da parte della popolazione. In genere si trattava di piccoli paesi e frazioni, spesso in montagna. Il 25 settembre scorso il presidente Enrico Rossi aveva così preso carta e penna e inviato un messaggio a Massimo Sarmi, l’ad di Poste Italiane: «Troviamo insieme una soluzione per gli oltre 170 uffici postali nei piccoli centri della Toscana che rischiano di chiudere. Ma intanto, almeno fino alla data del nostro incontro, sospendiamone la chiusura».

Il 18 ottobre Rossi e Sarmi si erano poi incontrati a Roma, trovando un accordo sulla base di due idee: l’estensione dei servizi pubblici offerti dagli uffici postali (in particolare per la sanità, come la prenotazione delle visite) e la ricerca altrove, laddove non sufficiente, di soluzioni su misura per evitare la chiusura degli sportelli nelle zone montane e disagiate. «Il lavoro che ci attende – aveva dichiarato il presidente Rossi in quella occasione – è impegnativo e innovativo. Vogliamo farlo bene e concluderlo entro l’anno, in modo da mantenere attivi sul territorio gli uffici postali, ampliandone l’attività in accordo con gli enti locali interessati».

Il piano di ristrutturazione di Poste prevedeva un intervento in 198 uffici distribuiti in 123 Comuni sui 287 di tutta la Regione. In questi era prevista la chiusura di 172 uffici su 609 e la riduzione di orario e personale in altri 26. Dopo il confronto tecnico, 66 sportelli non saranno più interessati da alcun intervento di ristrutturazione. Di 172 che dovevano chiudere, lo faranno in 74. In 34 (che diventano 58 con le precedenti riduzioni di orario annunciate) sarà ridotto solo il personale o le ore di apertura.

Per quanto riguarda la distribuzione territoriale il taglio più considerevole in provincia di Lucca con 13 uffici chiusi (invece di 22) e 4 a orario ridotto (invece di 3). Al secondo posto Pistoia con 11 chiusure (invece di 24) e 6 a orario ridotto (invece di 5). Al terzo posto Arezzo con 10 uffici chiusi (invece di 14), a orario ridotto 8 (invece di 4). La provincia che ne salva di più è Grosseto: dovevano chiudere 33 sportelli e invece i tagliati saranno solo 9, altri 9 faranno orario ridotto (invece di 3). Per quanto riguarda gli altri: in provincia di Firenze 8 chiusi (invece di 19), a orario ridotto 3; a Livorno 4 chiusi (10) e 3 a orario ridotto; a Massa Carrara 4 chiusi (12) e 7 a orario ridotto (4); a Pisa 6 chiusi (18) e 14 a orario ridotto (3); a Prato 1 chiuso (4) e 2 a orario ridotto; a Siena 8 chiusi (16) e 2 a orario ridotto (3).

Al posto dei 74 uffici postali tagliati arriverà da marzo 2013 «Ecco Fatto», un servizio sostitutivo gestito, in accordo tra Regione e Comuni, utilizzando i ragazzi del servizio civile, il mondo del volontariato e gli uffici comunali. «Il punto, dotato di computer e collegamenti internet con banda larga, – spiega una nota della Regione – potrebbe nascere nei locali finora occupati dall’ufficio postale oppure presso un’associazione di volontariato, la Pro Loco o un circolo. Con Poste si stanno definendo i servizi che potranno essere offerti, finanziari e postali, dalla spedizione di un pacco alle raccomandate ad esempio. Lo sportello funzionerà un po’ come un anello di congiunzione. Inoltre offrirà anche servizi regionali e comunali, a seconda delle esigenze della singola comunità».