Toscana
Sanità/2: Rossi risponde a Berlusconi: «Il documento nazionale è ricalcato sul modello toscano»
Le liste d’attesa negli ospedali «sono una vergogna nazionale e fonte di dirottamento verso servizi a pagamento». Così si è espresso il ministro della Salute, Girolamo Sirchia, nel corso di un convegno a fine gennaio. Nella stessa occasione il ministro ha annunciato l’avvio di un tavolo con le Regioni per risolvere al più presto alcuni problemi della sanità, come appunto le liste d’attesa. «La situazione in questo settore ha aggiunto Sirchia alimenta la disperazione della gente».
«La Toscana aggiunge Rossi è già sotto ai quindici giorni di attesa per le prestazioni diagnostiche e terapeutiche d’urgenza. I nostri Cup, che si stanno realizzando su tutto il territorio regionale, ci pongono all’avanguardia rispetto alle altre Regioni. Insomma le soluzioni che la Toscana ha già individuato, tanto contestate dalle opposizioni in regione, sono quelle che poi Berlusconi sceglie di adottare». Rossi ricorda infine che rispetto alle patologie gravi, la Toscana ha stabilito percorsi oncologici che garantiscono ai cittadini tempi di attesa ancora inferiori per la diagnosi e la cura dei tumori.
L’assessore regionale mette infine in guardia il ministro sulla «materia dell’esclusività che è di competenza anche delle Regioni. Avevamo stabilito con il ministro spiega Rossi di ritrovarci per discutere assieme un percorso che potesse essere da tutti condiviso, appellandoci al titolo quinto della Costituzione che stabilisce nuove competenze per Stato e Regioni. Se questo impegno verrà meno potremo procedere con proprie iniziative, anche legislative». Un’affermazione sottoscritta anche dal collega dell’Emilia-Romagna, Giovanni Bissoni, in merito al piano, illustrato da Sirchia, che cancella la riforma Bindi, limitando l’intramoenia (prima un dirittto per tutti) ai casi decisi dai direttori generali e concedendo a tutti i medici ospedalieri di lavorare in privato nel proprio studio. Terza novità: un medico su tre sarà assunto per svolgere la sua attività per un numero di ore settimanali concordate con la Asl.